Flop è l’ultimo album di Cecco e Cipo e come dicevano i latini nomen omen. L’evidente autoironia purtroppo non può giustificare le gravi mancanze che compromettono la qualità di un lavoro; se si aggiunge che qui l’autoironia è solo una facciata e non ha alcun discorso alle spalle, allora c’è molto da biasimare.
Il duo di Empoli dopo essere passato per X Factor e il tour di #Vaccaboia in giro per l’Italia, per non parlare delle apparizione televisive e in radio, arriva al terzo album, Flop appunto. Lo stile è leggero, spensierato, squillante e ricorda in alcune canzoni dei Tre Allegri Ragazzi Morti dei primi duemila; in altri pezzi ci sono commistioni di genere come in Nostalgia, oppure cambi di registro come Rock’n’Roll e Jazz Club, che si presentano da sole. Peccato che nel complesso il sound risulti piatto e soprattutto prevedibile. La grinta non manca e neanche si esaurisce nel corso dell’album, ma di fatto si assesta ben presto in maniera anche monotona facendo risultare il complesso monocorde perfino nei brani più intraprendenti.
Ma la nota più dolente arriva con i testi. Esprimersi chiaramente è sempre un merito, ma necessita alle spalle parole forti e incisive; ed è questo a mancare ai due. Se per parlare d’amore si usano formule trite e ritrite, e anche piuttosto ingenue, il risultato non può che perdere credibilità, fino ad Amore a Strisce, dove l’ascolto diviene imbarazzante. Delude allo stesso modo sentire all’interno di una canzone una volgarità troncata infantilmente come in Non Voglio Dire; metafore e doppi sensi avrebbero perfettamente reso l’intento con una qualità maggiore. Sono presenti anche degli attacchi all’industria musicale, ma come si possono prendere seriamente se vengono espressi con un linguaggio simile?
Alla fine della fiera il lavoro risulta orecchiabile e nulla di più; non si può pretendere molto specialmente con dei contenuti così fragili e ingenui.
Davide Cuccurugnani