Avere un esordio come quello di Igor Pitturi non è da tutti Se si considerasse che musicisti ci si nasce o ci si diventa, in questo caso non sarebbe semplice da dire: abbiamo davanti un attore o forse più un clown o giullare, che dir si voglia. Pitturi parla la lingua della sincerità: senza peli sulla lingua e spesso volgare. Un personaggio cinico e sboccato, ma intrinsecamente dolce e sensibile nella sua spontaneità. Vesto Male, l’EP d’esordio di Igor Pitturi solista, è un intreccio di aneddoti e considerazioni assurde e sconclusionate eccezionalmente raccontati.
Tra Barcellona e Bologna, fino ad Ancona; non si può parlare di questo narratore senza accennare al suo spirito viaggiatore, “rigorosamente in treno” vuole sottolineare lui stesso. Igor Pitturi inoltre è reduce di un precedente progetto, i Mannaggiatte (un nome un programma), con il quale realizza molti lavori e partecipa alle selezioni live del Premio De Andrè; tutto questo a dimostrare l’evoluzione di un percorso che porta alla nascita di un nuovo alter ego dell’artista, Vesto Male appunto. Importante anche il fatto che il cantautore anconetano gode della co-produzione di Matteo Fiorino e Filippo Dr. Panico, riuniti sotto l’etichetta Frivola Records e anch’essi due cantautori emergenti.
Il lavoro, nonostante racconti momenti diversi della stessa persona, appare molto spersonalizzato; ed è questo gioca molto a suo favore. Se non ci fosse scritto che dietro a quest’album c’è un’unica mente, a fatica si potrebbe considerare ogni brano parte di un unico lavoro. Perfino il modo di raccontare cambia anche se, ma con qualche eccezione, caratterizzato da una sorta di narrazione teatrale, che inscena ogni volta un piccolo siparietto fatto di umanità e di assurdo allo stesso tempo, situazioni quotidiane e viaggi della mente. Nessun filo logico, nessuna struttura narrativa e spesso scendendo nel grottesco, come in Eiaculare che ricorda Frank Zappa e i suoi deliri di contestazione; o ancora Gino il Pescatore nella quale, saltando di palo in frasca, si entra in una dimensione nonsense e in una narrazione criptica e bizzarra. Eastwood è invece un piccolo gioiello tecnico e narrativo.
Musicalmente impeccabile e incredibilmente vario, con un sassofono ben inserito che contribuisce enormemente all’atmosfera. C’è una cura eccezionale nei particolari e anche se la musica potrebbe risultare seconda ad una narrazione così istrionica, c’è di fatto una un sound, ragionato ovviamente, che si tiene su una linea molto intimistica e delicata e che rafforza, invece di cozzare, lo spirito dell’album, seguendo le follie del suo narratore dal primo all’ultimo minuto.
Vesto Male è un lavoro complesso ma soprattutto divertente e che mostra a pieni voti il potenziale di Igor Pitturi come musicista e come narratore.
Davide Cuccurugnani