– di Lucia Tamburello –
Volenti o nolenti, ci rendiamo conto del valore dei movimenti artistici sviluppati in un determinato contesto solo quando vengono sopraffatti da “cause di forza maggiore” o solo quando è troppo tardi per combatterle. Oggi è il caso di apprezzare in tempo un ambiente probabilmente messo in secondo piano, a livello nazionale, dalle luci della ribalta milanese e da tutte le dinamiche commerciali che stanno pian piano condannando all’estinzione gli ultimi esemplari di subculture o anche solo il semplice concetto di “alternatività”: Bologna. Alcuni angoli (non poi così tanto nascosti o remoti) della città, grazie a gruppi di persone che si adoperano per la salvaguardia di una certa autenticità musicale e alla presenza di spazi che offrono loro la possibilità di esprimersi al meglio, appaiono ancora un luogo sicuro e accogliente per le band e gli amanti della musica dal vivo che vogliono distanziarsi dalle logiche che appiattiscono qualsiasi offerta. La scelta del Circolo D.E.V., uno dei posti più rappresentativi di questa realtà, di «estinguersi piuttosto che rinegoziare la propria identità» rende ancora più urgente la necessità di mettere in luce le caratteristiche e i valori condivisi dagli attori che ne fanno parte. Quali sono? Si può parlare di una scena contemporanea bolognese?
Anziché far emergere esclusivamente il punto di vista personale ed estraneo di un redattore su questo fenomeno, abbiamo deciso di mettere a confronto due “team” che negli ultimi tempi hanno fatto da vero e proprio “motore culturale” al capoluogo emiliano-romagnolo organizzando eventi e iniziative di vario genere. I “vez” di doppionodo e NON MI PIACE* hanno risposto alle stesse domande per permettere ai lettori di confrontare le risposte e avanzare le proprie considerazioni sul tema, ma soprattutto per far emergere eventuali idee comuni.
Iniziamo con una raccolta di interrogativi banali e scontati, ma necessari: quando, come, dove nasce e di che cosa di occupa doppionodo/NON MI PIACE*?
doppionodo doppionodo nasce a Bologna un sabato sera di giugno 2020, quando quattro di noi, inebriati dai fumi del primo “liberi tutti” a seguito del lockdown, hanno avuto l’idea di creare un contenitore dentro il quale si potessero “legare” (da qui il nome) i diversi ambiti artistici dai quali proveniamo, ovvero la musica e le arti visive.
Il nostro entusiasmo si è però presto dovuto scontrare con l’impossibilità di organizzare eventi a causa del colpo di coda del COVID-19. Il progetto doppionodo si è quindi tradotto, in un primo momento, in una pagina Instagram nella quale pubblicare recensioni di album, film e serie TV, il tutto accompagnato da artwork di artistз orbitanti, principalmente, attorno all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Finita la pandemia, abbiamo finalmente iniziato a organizzare eventi con due format diversi: i “knot”, serate ospitate da vari locali di Bologna nelle quali si esibiscono un paio di artistз, e i “knotfest”, veri e propri (mini) festival nei quali, oltre ai concerti, trovano spazio esibizioni, proiezioni e installazioni di vario tipo.
NON MI PIACE* “NON MI PIACE QUESTA MUSICA” è il nome di un festival che organizzavamo tramite Cento Radici, un’associazione culturale all’interno della nostra ex scuola elementare di San Felice sul Panaro (MO). Il concetto era molto semplice: due palchi, una dozzina di band e otto ore di musica non-stop, con l’obiettivo di provocare una reazione alla noia provinciale da cui siamo cresciuti. La prima edizione risale al 2015; successivamente, il festival è diventato nomade, fino a trasformarsi in NON MI PIACE*, un contenitore multiforme che si occupa di promuovere la musica in Italia a 360 gradi. Come per molte altre cose, il via è stato dato dalla pandemia e dalla proibizione degli eventi live.
Vi definireste un collettivo? Dal vostro punto di vista, è sufficiente un insieme di persone con un fine comune a formarne uno o sono necessari altri elementi per far sì che un singolo individuo provi un certo senso di appartenenza ad un gruppo?
doppionodo Sinceramente non ci siamo mai soffermatз troppo a pensare se la parola “collettivo” rappresentasse al meglio la nostra realtà. Quando abbiamo fondato doppionodo, però, avevamo chiara in mente un’idea: creare eventi economicamente accessibili e, soprattutto, nei quali tuttз potessero sentirsi a proprio agio (fasci a parte). Questi fattori continuano a essere per tuttз noi capisaldi imprescindibili sui quali continuare a basare l’esperienza di doppionodo.
NON MI PIACE* Non ci possiamo definire un collettivo nel senso stretto del termine, poiché chiunque abbia avuto a che fare con noi inevitabilmente è diventato parte della nostra storia. Se proprio dovessimo definirci: siamo più un modo di vedere le cose. Dal nostro punto di vista è molto importante che chiunque faccia parte del tessuto musicale di questo paese sia consapevole delle scelte che compie. Anche solo decidere di partecipare a un evento può diventare un atto di appartenenza a qualcosa. Non dimentichiamo mai l’importanza del pubblico e di chi ogni giorno sceglie una proposta piuttosto che un’altra.
Correggetemi se sbaglio: le redini di progetti vicini o simili a doppionodo/NON MI PIACE* sembrano essere prevalentemente nelle mani di musicisti. Questo elemento per l’artista-organizzatore è un privilegio o una condanna? Il fatto di avere pieno controllo sulla promozione dei propri lavori donerà inevitabilmente un’ampia libertà espressiva ma, allo stesso tempo, immagino tolga molto tempo ed energie sfruttabili per la scrittura/composizione/produzione di pezzi…
doppionodo Fermo restando che non siamo proprio tuttз musictз, abbiamo sempre cercato di tenere abbastanza separati i nostri progetti artistici dall’esperienza di doppionodo – tant’è che, in un primo momento, avevamo posto un vero e proprio veto sull’ospitare i nostri progetti alle serate – al fine di non trasformare il collettivo in una sottospecie di vetrina per i nostri progetti personali. Senz’altro il fatto di aver avuto in prima persona esperienza del palco ci ha fornito qualche linea guida per capire come trattare decentemente lз artistз (o perlomeno come non trattarlз). Una cosa della quale siamo molto fieri è che più di una volta, alla fine delle serate, lз artistз sono venutз a ringraziarci dicendoci che si erano trovatз benissimo. Per noi questa è già una grande vittoria.
Riguardo al discorso delle energie, senza dubbio organizzare gli eventi è parecchio impegnativo, ma spesso sono più i nostri lavori “veri”, e non doppionodo, a prosciugare le forze e il tempo che ci servirebbero (e che vorremmo) per occuparci al meglio dei nostri progetti.
NON MI PIACE* Non siamo tutti musicisti, ma sicuramente abbiamo avuto a che fare con la musica suonata in qualche modo e ne conosciamo bene gli aspetti. Lo percepiamo come un vantaggio, perché siamo realmente consapevoli delle problematiche che possono sorgere nel flusso artista-promoter-locale-evento e cerchiamo di renderlo il più sano possibile. Per rispondere alla tua domanda, avere il pieno controllo sulla promozione dei propri lavori, così come la direzione artistica, è qualcosa su cui lavoriamo volentieri giorno e notte, perché ci stimola e sappiamo farlo.
Da parte vostra, avviene una discriminazione di certi generi musicali o di alcune “identità”? Sono privilegiate attitudini artistiche rispetto ad altre?
doppionodo Assolutamente no. Nei nostri tre anni di attività abbiamo cercato di variare il più possibile l’offerta dei nostri eventi, spaziando dal punk (nelle sue varie forme e declinazioni) all’elettroacustica sperimentale. È innegabile che, sia per un discorso di tipo economico e di accessibilità a determinatз artistз, sia per i nostri background, tendiamo a prediligere determinati generi. Di base, però, siamo apertissimз a tutto.
NON MI PIACE* Non abbiamo mai fatto discriminazione nei confronti di generi musicali nei nostri eventi, e questo è sempre stato uno dei punti cardine di NON MI PIACE*. Ad oggi abbiamo coinvolto 122 artistз (senza contare i doppioni) e abbiamo spaziato veramente su ogni genere. Noi cerchiamo l’urgenza di stare sul palco, la volontà di dire qualcosa, anche se non sempre tramite i testi delle canzoni. A noi interessa percepire pericolo durante una qualsiasi esibizione. L’auspicio è sempre quello di organizzare eventi a cui il pubblico possa assistere e sentirsi diverso rispetto a prima.
L’articolo intende concentrarsi – e avanzerà delle ipotesi – su una specifica realtà musicale bolognese; per voi questa città, dal punto di vista culturale e “artistico-ideologico”, è riuscita a preservare qualche peculiarità rispetto ad altre?
doppionodo Sicuramente Bologna si porta dietro un retaggio culturale che la rende unica rispetto ad altre città anche più grandi, come Roma e Milano. Il solo fatto di avere un altissimo turnover di studenti permette il fiorire di un sacco di progetti artistici interessanti. Diciamo che dal punto di vista “ideologico”, forse, si è persa parte di quell’etica che caratterizzava la scena indipendente fino a qualche anno fa. Ad esempio, ci è capitato spesso di dover rinunciare a determinati artistз poiché i loro booking pretendevano da noi gli stessi cachet che chiedono a festival o a realtà molto più grandi di doppionodo, realtà che spesso riescono ad accedere a sovvenzioni statali/regionali. Naturalmente, riteniamo sacrosanto che lз artistз ricevano un giusto compenso, ma crediamo anche che se ti definisci punk dovresti fare un minimo di discrimine tra una realtà DIY e un grande festival che ti fa pagare tramite token. Non riteniamo però che questo fenomeno sia circoscritto alla sola città di Bologna; diciamo che dal COVID in poi sembra essersi diffusa sempre di più la convinzione, anche tra artistз del giro indipendente, che campare di musica sia una figata, e immaginiamo che sia sicuramente così; il problema si pone quando per farlo si deve sottostare alle stesse dinamiche che regolano il mercato mainstream. A quel punto ci chiediamo: ne vale davvero la pena?
NON MI PIACE* Bologna, per quanto si possa pensare il contrario, è una città difficile e snob nei confronti delle nuove proposte musicali. La percezione è che il pubblico, le prime volte, “annusi” gli artisti e solo successivamente lasci uno spazio nel proprio cuore. Quello che abbiamo cercato di fare, con una serie di eventi in successione, era proprio di stimolare una certa curiosità verso il concetto di “concertino”: puoi non sapere cosa ti aspetta, ma sicuramente torni a casa con un nuovo gruppo preferito che prima non conoscevi, e che ora diventa il tuo antidoto per le prossime giornate storte.
Quali sono i luoghi, al suo interno e nei dintorni, che si sono rivelati indispensabili per lo sviluppo del vostro progetto?
doppionodo Senza dubbio, la nostra secret location – un ampio casolare nella provincia ovest di Bologna – che ci ha consentito di modellare i nostri eventi in completa libertà, permettendoci di racchiudere in un solo evento ambiti artistici diversi. A Bologna, il Circolo D.E.V. è stato centrale per il nostro progetto. doppionodo è nato quasi in contemporanea all’apertura del D.E.V. e da subito i regaz del locale si sono mostrati disponibili e apertissimi alle nostre proposte, tant’è che è stato lo spazio con il quale abbiamo collaborato di più in assoluto. La sua chiusura è una perdita enorme per la città.
Non potremmo mai, poi, non citare il Freakout, che – oltre a essere un locale nel quale abbiamo organizzato spesso serate – ha avuto un ruolo fondamentale nella formazione musicale di ognuno di noi. Menzioni d’onore anche per il Granata, che ha ospitato alcune delle nostre serate più performative e sperimentali e per il Circolo Hex, con il quale collaboreremo prossimamente.
NON MI PIACE* Oltre al già citato Cento Radici, in provincia di Modena, sicuramente il Freakout di Bologna è stato fondamentale per dare continuità ai nostri eventi e per imporre la nostra visione sulla vita notturna di questa città. Negli ultimi due anni, insieme al Circolo D.E.V., avevamo iniziato una collaborazione molto stimolante. Ad ogni modo, ci teniamo sempre a ringraziare tutti i locali che ci hanno permesso di creare qualcosa con loro. Tra questi, citiamo: Mattatoyo a Carpi (MO), Fermata 23 a Camposanto (MO), Stella Nera a Modena, Arci l’Impegno a Milano e Volume a Firenze.
Ad ottobre è arrivata, via social, la notizia della chiusura del Circolo D.E.V.: Per doppionodo/NON MI PIACE*, cosa rappresenta questo evento? Al di là del rammarico per la perdita di un luogo fisico che ha ospitato – e continua ad ospitare fino alla fine – innumerevoli concerti, persone e personalità, questa vicenda vi fa avanzare delle ipotesi sulle concezioni che “l’ambiente esterno” ha sui propositi perseguiti, sia da locali simili, sia da collettivi come il vostro?
doppionodo Già a settembre, quando avevamo contattato i regaz per organizzare il calendario della stagione, ci era stato anticipato che stava tirando una brutta aria per il locale. Quindi, purtroppo, la notizia non ci ha colto di sorpresa. Questo evento si aggiunge alla lunga lista di chiusure e sgombri che negli ultimi anni pare caratterizzare la linea politica dell’amministrazione comunale, linea che sembra mirare alla trasformazione della città in un grande parco divertimenti a tema gastronomico per turisti. Crediamo però che la responsabilità sia imputabile anche ai privati cittadini (non conosciamo nel dettaglio le motivazioni della chiusura, ma non crediamo che le segnalazioni all’amministrazione siano piovute dal cielo), che spesso vedono gli studenti solo come vacche da mungere tramite affitti insostenibili, non riconoscendo loro il diritto di accedere a spazi culturali accessibili sia sul piano economico che, banalmente, su quello “fisico” (nel senso geografico del termine). Il Circolo D.E.V. racchiuedeva entrambi questi aspetti, offrendo una programmazione interessante a prezzi contenuti e, soprattutto, in pieno centro città, permettendo anche a chi – come la maggior parte di studenti fuori sede – è privo di un’automobile di avere un live club letteralmente sotto casa.
NON MI PIACE* Per una comunità di persone che vivono concerti ed eventi come fonti di aggregazione, la perdita di un posto come il Circolo D.E.V. è gravissima. Questa notizia ha scatenato i sentimenti più disparati, ma nessuno di questi è positivo. Crediamo fortemente che, ahimè, l’attenzione debba essere posta su un’altra questione: la città di Bologna, soprattutto negli ultimi dieci anni, ha deciso di perdere quella che era l’ultima identità sociale alternativa, legata anche alla musica, in favore dell’ennesima “città bomboniera” per turisti, di cui non avevamo bisogno. Con “la città di Bologna” intendiamo le istituzioni che sicuramente non ci rappresentano e non capiranno mai il valore di posti come il D.E.V., l’XM24, il Laboratorio Crash e via dicendo. Un mare di mortadella e puzza di fritto sommergerà questi portici ormai vuoti e silenziosi, e prima o poi ce ne andremo tuttз.
Come si pongono nei vostri confronti i club bolognesi dalla capienza medio/grande e con un occhio di riguardo verso artisti con un seguito ampio?
doppionodo Sinceramente anche per la struttura non propriamente “formalizzata” del collettivo, non abbiamo ancora avuto modo di entrare in contatto con questo tipo di realtà. Speriamo di riuscire a farlo presto.
NON MI PIACE* Non abbiamo ancora fatto quel tipo di salto, anche se in passato avevamo imbastito qualcosa. Sicuramente, dopo il COVID, molti locali si sono “aperti” a proposte di collettivi come il nostro o comunque di natura DIY, perché la ricerca che facciamo è valida e sostanziosa. A noi, onestamente, interessa principalmente la qualità degli eventi, ma siamo anche in grado di capire le esigenze di determinati locali. È fondamentale non essere ottusi o fare del gatekeeping quando si promuovono eventi di musica live.
Per salutarci e riassumere: per voi, a Bologna, nel 2024, possiamo parlare di una scena underground/alternativa?
doppionodo Come accennato sopra, Bologna continua a conservare delle peculiarità che la rendono “molto viva” artisticamente. Per parlare di “scena” però, occorrerebbe che venissero superate, da parte di artistз, locali e collettivi (compreso il nostro), alcune dinamiche basate sulla competizione che a volte sembrano prendere il posto al desiderio di creare qualcosa di bello e di facilmente fruibile per tuttз. Banalmente: quante volte ci troviamo costretti a rinunciare a vedere un*artista che ci interessa a causa della sovrapposizione di uno o più eventi? Sarebbe davvero così difficile trovare un modo per coordinarsi?
NON MI PIACE* Generalmente non ci piace parlare di “scena”, la riteniamo una parola stanca e abusata. Siamo più interessati al sottobosco musicale di tutta la penisola e, per quanto riguarda quello, possiamo dirti che ci sono delle ottime primizie da gustare.
Giusto per gradire, se avete voglia di ascoltare qualcosa: Nic T, Siouxie and the Skunks, Fabbri, Paolo Schiamazzi, Der Anna, Exhibit, I Finnegans, Tanz Akademie, Setti, FKA 059, F4, Taistoi, Luchino Luce, Cigarilla Disonasty, dagerman. e Teo Wise.
Domani, sabato 7 dicembre, si terra il D.E.V. Final Show, un evento speciale per salutare il Circolo D.E.V. (via Capo di Lucca 29/3G, Bologna). Ingresso riservato ai soci AICS.
doppionodo è:
- Matteo Veggetti
- Nicola Venturo
- Antony Nkotpak
- Monia Mazzanti
- Roberto Andrés Lantadilla
- Anna Baratta