Da Sfera Cubica ci arriva un disco che a suo modo e senza filtri ci stupisce e ci sorprende. Ci ricordavamo di Valeria Caputo, cantautrice folk, italiana nell’anima, americana nelle ossa. Sarà per questo eterno desiderio di sperimentazione, saranno i nuovi suoni cercati ed inseguiti tra una registrazione e l’altra, sarà questa nuova era digitale che non lascia a casa nessuno…sarà forse l’anima inarrestabile di chi nella musica cerca se stesso prima di inseguire le copertine dei pensatori esperti del settore. Non sappiamo bene qual è la risposta giusta. Resta il fatto che oggi lei si fa chiamare CAPVTO e questo esperimento digitale da laboratorio artistico, cantautorale sempre, si fa intitolare “Supernova”. L’Islanda e i deserti in bilico tra realtà virtuale e semplicità popolare sono all’ordine del secondo.
Partiamo dal tuo singolo. “Bloomig”. La fioritura. Tu sei rifiorita con questo disco? Sei divenuta altro da quello che eri?
Supernova credo che sia uno stato di transito. Mi sento di più come un bocciolo, pronto a fiorire. Molta energia si è spostata e si sta muovendo grazie all’emanazione di certe emozioni provate nella vita reale e poi andate a finire dritte nel disco. Questo momento vede la mia piena partecipazione: sono pronta a fiorire!
Valeria Caputo Vs CAPVTO. Perchè due nomi e perché due vite. Dovendo scegliere?
La questione non riguarda una doppia identità, ma un escamotage per rendere la comunicazione più fluida. Io sono sempre la stessa e il mio non è un percorso lineare, quanto più l’indagine “pirandelliana” di un ampio spazio interiore. Dovendo scegliere so che faccio quello che sento di fare, non voglio mettermi dei paletti, piuttosto delle coordinate.
Ce ne sarà una terza?
Come dicevo, il fatto di inscatolarsi in un’immagine è solo una questione di come veicolare le informazioni per farle arrivare meglio a chi ne fruisce. Se proprio devo pensare a una suddivisione penserei più a delle fasi e non a delle identità. La mia è solo voglia di esprimermi liberamente, nulla è pianificato a tavolino.
“Supernova”. Di nuovo il concetto di trasformazione come l’inizio di nuova vita. Un leitmotiv che torna di frequente o pure un puro caso di coincidenze?
Nel mio primo disco, Migratory Birds, c’è un pezzo che si chiama “The next train” che parla emblematicamente della vita. Posso risponderti citandone un verso: “mother train without delay, with a passenger faith”. Insomma, la vita è puntuale, non ha ritardi basta prendere la coincidenza!
Ma secondo te avere personalità espressive così lontane l’una dall’altra, è segno di ricerca non conclusa, di instabilità, oppure di ampio equilibrio?
Tutti noi ambiamo ad un equilibrio e non esiste un equilibrio perfetto, passiamo tutta la vita alla ricerca di questo equilibrio probabilmente. Quindi mi muovo instabile in una continua ricerca per trovare il nuovo equilibrio. Così mi sento sempre in movimento, un viaggio che è importante di per sé, molto più che la sua meta.
Le due espressioni artistiche che ho reso note sono personalità lontane ma che sono unite al contempo. Non a caso CAPVTO ha utilizzato il materiale sonoro di Valeria Caputo. Assomiglia ad una digestione, ora che mi fai riflettere.
Il prossimo disco di Valeria Caputo quanto sarà contaminato da CAPVTO? E viceversa?
Ah! Questo non so dirlo con precisione. Come dice una sempreverde canzone italiana che amo: “lo scopriremo solo vivendo”! Per scoprirlo vi invito a seguirmi sul mio sito: http://valcap.wix.com/valeriacaputo
Angelo Rattenni