È uscito, per la Toto Sound Records, “Resonances”, il primo album di DAP, progetto di Andrea D’Apolito giunto finalmente all’LP d’esordio.
Il cantautore romano, in attività da ormai qualche anno, si cimenta in un lavoro completo e difficile, riconducibile a un pop raffinato che di certo non fa parte dell’easy listening prodotto in Italia, ma che riecheggia melodie dal Nord d’Europa e d’America.
“Resonances” è costituito da 8 tracce, e in ognuna si può sentire l’accuratezza degli arrangiamenti e più in generale della composizione, libera da schemi rigidi e capace di toccare le corde giuste dell’ascoltatore.
Già dall’apertura con “Crossroads” il disco si presenta subito con una forte connotazione acustica, che con i testi in inglese raggiunge felici risultati sul piano del sound e della sensibilità.
Forse sensibilità è proprio il termine adatto per brani come “Stand Back” o Stromboli, con pianoforte e fiati dal risultato fortemente emozionale, o per le splendide voci di Not Again.
C’è del pop di alta qualità in Independence Day, che nel finale ricorda certi Pearl Jam, ma anche nel brano conclusivo “Pearl” che cattura da subito per le percussioni e per il rock che diventa nel finale.
Infatti Resonances è stato costruito su melodie fluide anche se non banali, senza però rinunciare a groove più serrati né a scelte sonore leggermente più aggressive come si può ascoltare già da “Eye for an eye” o con le calde saturazioni di “Come when I call”.
In complesso l’album di DAP è un ottimo lavoro, perfetto per fare da compagno di viaggio.
Luca Secondino
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