Il noir nella canzone d’autore? Ci pensa Denis Guerini
Il suo nuovo disco si intitola “Vaghe Supposizioni” uscito per la VOLUME! Records. Un disco jazzato ma non troppo, swingato ma neanche tanto, sottile ed intimo anche se di tanto in tanto non resta troppo al suo posto. Denis Guerini ci regala un disco di buona musica italiana dove, neanche a dirlo, sono le parole cesellate al dettaglio il vero ed unico protagonista. E non siamo neanche di fronte a quei sermoni lunghissimi fatti di “fiumi di parole” (scusate il rimando poco contestualizzato) e neanche a quell’inutile saccenza musicale e melodica perduta dietro concetti di filosofia professionale. Siamo solo davanti ad un buon cantautore che fa un’analisi dei suoi pensieri lasciando che restino solo tali. Tra l’altro Denis Guerini, un tempo batterista, nella vita artistica solca il teatro come la canzone e il non avere la presunzione di rispondere per forza a tutto è segno di grande onestà e levatura d’animo, prima che di mestiere.
La canzone d’autore secondo Denis Guerini. Il tuo punto di vista?
Dietro i soli grandi nomi della musica italiana c’è grande fermento, ci sono molti progetti interessanti che meriterebbero più visibilità.
“Vaghe Supposizioni” è un progetto autobiografico in qualche modo? Quindi possiamo dire che sei una persona così profonda e indagatrice?
Diciamo che a volte mi ritaglio piccoli spazi di riflessione e “Vaghe Supposizioni” è il risultato. Tanti “chissà” e niente di certo.
Io dico: sensuale, erotico, intimo. Cosa aggiungi per raccontare il tuo disco?
Aggiungo “ironico” anche se “erotico” devo dire che mi ha colpito. Potrei pensare di intitolare il prossimo album “Canzoni in giarrettiera”…
Pubblico e Politica. Dal punto di vista del cantautore, tu cosa ristruttureresti delle due?
Più che ristrutturare mi piacerebbe che ci sia più attenzione davanti alle notizie lette sui giornali e social network. Siamo un popolo poco informato e qualche politico sfrutta la disinformazione per farci credere che per risolvere i problemi dobbiamo arrivare ad armarci di bastoni o peggio di pistole.
Jazz, swing e contaminazioni varie. Come mai questa direzione?
Ho suonato la batteria per molti anni e mi sono imbattuto in vari generi fra cui il jazz. È un genere in cui mi rivedo molto, anche se nei brani in cantiere sto sperimentando altre sonorità.
Angelo Rattenni