Sold out in pochi giorni: il debutto romano di Endkadenz, “l’ultimo colpo” dei Verdena si è finalmente consumato, infiammando per più di due ore il pubblico dell’Atlantico. Il primo volume del nuovo album del trio bergamasco ha dato conferme ai fan di ieri e conquistato quelli di oggi.
Una tensione emotiva creata dalla performance in un circuito di vasi comunicanti tra la band e il pubblico. Lo show inizia senza troppe attese e la protagonista è fin da subito solo una, la musica. Di parole ce ne sono poche, ma non servono, i Verdena da sempre preferiscono comunicare nel modo in cui sanno fare meglio, ovvero suonare.
Alberto, Luca e Roberta sono cresciuti. Dal 1995 a oggi il loro sound si è modulato, raccogliendo tutto ciò che di buono è stato prodotto nel panorama indie e rock alternativo, confermandosi i “Nirvana italiani”.
Un live calibrato tra nuovi brani e pezzi storici che conferma la peculiarità dei Verdena: suonare sempre al limite tra musica e rumore, in una vertigine di godimento che non perde mai carica emotiva. “Ho una fissa”, “Un po’ esageri”, “Inno del perdersi”, tracce del nuovo Endkadenz perfettamente amalgamate con pezzi storici come “Valvonauta”, “Muori Delay” o “Caños”.
I Verdena dal vivo ribadiscono la loro unicità creando una perfetta alchimia di suoni, urla e citazioni: Alberto e Roberta si sfidano e al tempo stesso si confrontano a colpi di basso e chitarra elettrica, il tutto traghettato dal ritmo martellante della batteria di Luca, indietro a catalizzare l’energia continua che arriva dal pubblico, in una vera e propria osmosi musicale. Ognuno vive e interpreta i testi dei Verdena a suo modo: non importa la logicità di una frase, ma la potenza che scatena su una determinata base musicale: “Possono essere interpretati in modo diverso, in base alla persona, o al momento – afferma Alberto, autore da sempre dei testi – Ognuno vive le cose in modo diverso e le sente in modo diverso. I miei testi non hanno senso, e allo stesso tempo ne hanno più di uno. Possono averne anche tre/quattro. Anche quando dico “tu” sono io. […] Sono io allo specchio. Anche “lei” posso essere io. Anche “loro”.
Venticinque pezzi non servono a saziare il pubblico romano, se non per la possibilità di bissare il live dei Verdena con il tour del Vol.2. Nell’attesa quello che resta di un concerto, difficile da esprimere con le parole, è la scelta di cogliere l’invito “a perdersi”, perché non c’è “nessuna gloria, nessuna furia” da raggiungere: vivere del presente, per godere del futuro.
Francesca Ceccarelli