Gli Earth Beat Movement sono un progetto reggae di Firenze, dalle ambizioni grandi ma dai risultati piccoli. Il loro album, Right Road, presenta un’accoppiata sempre vincente nel suo genere, seppur già sentita milioni di volte, tra la musica roots più classica e l’elettronica dub. Quindi musica elettronica unita a quella analogica, una cosa parecchio comune nell’industria musicale di nuovo millennio. In questo non c’è assolutamente nulla di male: l’importante però sta nel farlo bene. E in questo i nostri EBM non risultano molto ferrati. Ma vediamo l’album più nello specifico.
In dodici brani si alternano canzoni in italiano e in inglese, con una maggioranza di queste ultime. Chiaramente le canzoni in italiano presentano uno stile inevitabilmente tra hip-hop e raggamuffin rispetto a quelle in inglese, le quali sono invece più lente e più elettroniche. Sull’aspetto elettronico c’è qualche parolina da spendere a riguardo: la dub in questo disco scarseggia non poco, nonostante apra e chiuda le danze dell’album, ma niente di più oltre a questo. La sua presenza è praticamente inconsistente ed è praticamente ininfluente all’interno del lavoro. Per quanto riguarda l’album in sé, non ha gravi pecche, ma neanche particolari lodi: risulta piuttosto monotono, senza niente di particolare da offrire a chi lo ascolta, che magari non riuscirebbe neanche a distinguerlo da decine di altri lavori della scena italiana con la medesima mancanza di spessore. Questa purtroppo è una delle trappole in cui cadono la maggior parte dei gruppi reggae italiani emergenti, e quello degli EBM è un caso palese.
In sostanza, gli errori sono stati troppi. L’elemento elettronico, unica via di fuga dalla banalità per la band, viene sfruttato male; il risultato è un album che si lascia sentire ma senza trasmettere granché. È innegabile che le potenzialità ci siano, ma se vengono sfruttate in questo modo e portano a questo risultato, allora il lavoro da fare è ancora molto. Speriamo in un futuro recupero più originale e innovativo.
Davide Cuccurugnani