– di Roberta Matticola –
Un ironico universo distopico. Si potrebbe riassumere così il nuovo album di Vinnie Marakas intitolato Preferirei di no: un album pubblicato per Dischi Sotterranei, così eloquente che a parlarci in primis è la sua grafica. Infatti, così come le emoji da poco approdate nell’ultimo aggiornamento delle app di messaggistica istantanea in cui ne è apparsa una che annuisce o dissente, anche Vinnie Marakas diventa un’emoji in carne ed ossa nella cover dell’album dove, truccato da Pierrot contemporaneo, è immortalato mentre sembra fare un “no” con la testa: il risultato è una foto sfocata in cui il movimento genera un lento flow dove i suoi occhi contornati di nero sembrano fissarci in modo sempre più invadente.
La musica di Vinnie Marakas è composta da diversi strati di lettura in cui la superficie nasconde un livello di analisi molto più profondo e, a tratti, pessimista. Ascoltandolo ho subito pensato alla musica di Tutti Fenomeni, cantautore in cui i complessi testi puntellati di analisi filosofiche ed il sound volutamente dark-rétro, si offrono come chiave di lettura di un mondo oramai in caduta libera. Seppur meno lugubri e mesti, anche quelli di Vinnie Marakas sotto una palese patina ironica, celano un universo più cupo di quello che si potrebbe pensare: infatti si definisce «profeta, sciamano, alchimista e impostore» e il suo mistico universo di parole ipnotiche non fa altro che enfatizzarlo. Si legge a tal proposito sul comunicato stampa che questo disco «è una meditazione ironica sulla contemporaneità che trae ispirazione dall’esistenzialismo e dal pessimismo filosofico e letterario, celati dietro al velo di un tessuto sonoro solo in apparenza di facile accesso, che tra allegorie e diversi livelli di lettura si prende gioco del linguaggio pop facendone quasi una parodia surrealista».
Le sette tracce di Preferirei di no si districano tra supermarket e cibo che torna quasi ossessivamente all’interno dei testi del cantante: ne sono un esempio i titoli dell’ipnotico brano Ciliegie o Nel sugo che, con la sua analisi su una realtà in cui tutto diventa oggetto, apre il disco. Concetto che ritorna anche nel testo di Supermarket che nonostante la melodia ed il canto sussurrato simile ad un jingle pubblicitario, cerca di analizzare con freddezza e lucidità i “templi” del consumismo dei quali siamo diventati schiavi grazie alla loro apertura continuata (anche h24) e la loro amplissima scelta: il brano è inoltra una metafora della nostra società in cui tutto è facilmente mercificabile. Nervi saldi, così come suggerisce anche il suo titolo, mantiene una certa calma tra la melodia e la nevrosi da tenere a bada («Avessi i nervi saldi / Pensi resterei a bruciarmi per ore / […] Per ritrovarmi sereno?»); tra le tracce più coinvolgenti si fa spazio Acqua frizzante con la sua marcata verve dance ed un testo che elogia la potenza dell’acqua effervescente che da più carica di una sostanza dopante (in questo caso Marakas cita il “latte più”). Merita una citazione anche la title track ovvero Preferirei di no in cui il disagio e l’incertezza del futuro, si celano dietro un testo che rappresenta il manifesto dell’album «lasciando intravedere il gioco-truffa rappresentato dall’intero disco, quasi a lasciare un indizio beffardo sulla reale anima che muove quest’album, dove nulla sembra essere realmente come appare».
La musica di Vinnie Marakas è una fusione di pop e elettronica, di immagini assurde e conturbanti, che creano un tappeto sonoro onirico e sperimentale; un cantautore che si fa avamposto di un genere musicale che ha sempre troppi pochi esponenti, sempre troppo difficile da definire ma che non può non catturare l’attenzione anche dell’orecchio più distratto, suggerendogli dei pensieri contrastanti. Vinnie Marakas è un artista a tutto tondo, gioca con la sua personalità, cambia identità prestandosi a numerose interpretazioni – un brano del suo lavoro precedente (Disagio Mediteranée, 2021) si intitola Rrose Selavy in cui elenca tutto ciò che non è – e rimanendo sempre ben saldo nella memoria dell’ascoltatore.