Si prenda un recipiente assai capiente, da maneggiare con cura e con tanto mestiere… e che si abbia consapevolezza che gli ingredienti da mettere nell’impasto non sono di certo cose a buon mercato, di quelle che trovi in tv oggi o dentro le pubblicità dei social network. Sono spezie di prima qualità che ci vengono tramandate dal passato dei grandi maestri. Mantechiamo “cose” come Beatles e Rolling Stones, la motown e il rockabilly, il blues dei più giovani The Record Company e le desertiche sospensioni folk di Johnny Cash. Secondo me anche qualche pizzico di quel pop rock main stream da stadio non ci sta male ma ecco, con cura e parsimonia, giusto una spolverata. Mantecate il tutto, dicevo… l’esordio che ne vien fuori è un disco che non può lasciarci troppo distratti.
Eccolo “Looking For Gold”, prima release ufficiale del power trio Life In The Woods, al secolo Logan Ross (chitarra e voce), Frank Lucchetti (basso) e Tomasch Tanzilli (batteria). Il viaggio riparte dagli anni ’70, anzi qualcosa prima pensando a richiami che vanno dai Buffalo Springfield ai The Band e poi ci riportano ai più giovincelli U2 – e il richiamo alla costruzione melodica dell’eterna “One” la ritrovo sia nella title track che dentro la sospensione di “When The Dawn”. Si superano nei suoni e nella personalità dentro brani di forti dinamiche come “The Mountain” (quel brano destinato a divenire un loro classico da fare live per mettere subito in chiaro ogni carta) , Logan sfoggia una voce che premia ogni aspettativa e che personalmente trovo raggiungere un picco di espressività nella dolcissima “Hey Blue”, un volo a planare prima della chiusa dal titolo didascalico: “Manifesto”. Manifesto del suono, manifesto della forma e manifesto anche di quel certo modo di codificare il classicismo del rock dentro strutture “nuove” (le virgolette sono dovute), lasciando anche spazio ad una lunga coda strumentale che si inerpica in forme che sovvertono le abitudini del genere.
Non mancano davvero i richiami a numerosi altri pilastri eterni, come l’orecchio che sottilmente ricorda “Come Together” dei Fab Four dentro l’incipit di “Nothing Is”, o come lo spettro dell’uomo lucertola dentro il modo di pensare al suono e alla modo di cantare di “Fistful Of Stones”… o a quel certo dialogo di chitarra elettrica che quasi ovunque nel disco strizza l’occhio agli anni di Hendrix e compagni.
“Looking For Gold” è un disco anarchico e anacronistico. Niente di nuovo direbbero molti saggi della critica ma c’è di nuovo che si torna a suonare, si torna a curare una qualità umana e non di macchine, si torna anche a fare rock come non se ne sentiva da tanto, da troppo tempo. È come se ci stessimo svegliando da un letargo: è ora di riprendere il filo del discorso e i Life in the Woods sembrano fare proprio questo. Dove eravamo rimasti? Ah ecco, ripartiamo da qui…
P.s. manco a dirlo che questo disco sarà presto disponibile anche in vinile così da apprezzare meglio questa copertina che, pensate un po’, è a firma Mark Kostabi, lo stesso che immortalò i famosi due “Use Your Illusion” dei Guns N’Roses. Tanto per dire…