– di Danièl Bidussa –
Margherita Vicario nei panni della regista con Gloria!. Non è un musical ma la musica ha un ruolo centrale nella pellicola, non solo perché la scena si svolge in una sorta di accademia ma per la struttura stessa della trama: a tutti gli effetti un film corale, dove le storie dei singoli personaggi quasi scompaiono a favore della complessità dell’intreccio.
Nella Venezia dell’anno 1800, lontano da Rialto e piazza San Marco, Paolo Rossi è un vecchio prete, con la responsabilità di una piccola chiesa di campagna e un orfanotrofio femminile, dove, nell’attesa di trovare marito, le figlie più grandi, già giovani adulte, quando non curano l’aia dei polli, studiano musica come al conservatorio, sotto la direzione proprio del prete, un tempo compositore di discreto successo. A muovere la trama è l’annuncio dell’arrivo del papa, per il quale si richiede di organizzare un concerto inedito e originale. Così, come in una classica commedia goldoniana, i personaggi si muovono fra l’esigenza del prete di non disattendere le aspettative e l’ambizione delle giovani donne di far sentire la propria voce, in particolare di una, non particolarmente erudita, che prova a dar sfogo alla propria creatività con un pianoforte nascosto in cantina.
Se nella trama e nella struttura narrativa si possono trovare i classici meccanismi della commedia dell’equivoco, conditi però dalla profondità di un tema più ampio come la disparità dei generi, un vero elemento di novità sta nella forma che plasma la regìa: composizioni da chiesa, fatte di archi e cori a cappella vengono presentate allo spettatore con uno stile contemporaneo che rimanda alle musiche di Margherita Vicario – cantante. Un mashup, storicamente anacronistico, tanto da suonare, io credo volutamente, grottesco, quindi a livello artistico divertente e stimolante.
Capita spesso che un professionista della musica bazzichi la settima arte, ma è più raro che lo faccia mescolando con eleganza questi due linguaggi, forse un po’ didascalico in alcuni dialoghi, ma nel complesso è un esordio ben riuscito, che lascia sperare in perle future.