C’è tanto mondo come fossero “mete” raggiunte o, meglio ancora, da raggiungere. Il nuovo disco di Alex Ricci – chitarrista in forza agli Après la Classe fino al 2022 – è da tanti considerato uno dei riferimenti del blues made in Italy. Eppure i suoi dischi dimostrano la capacità di andare oltre, fieri di poter abbracciare anche un “resto del mondo” fatto di suoni etnici e sfumature esotiche. “Mete”, nato dalla produzione di Daniele “Benji” Benati e dal contributo del Nuovo IMAIE, è un disco di viaggio, da viaggio, di nessun ritorno. Ci si perde… che poi il bello è proprio li.
Un disco dalle mille facce. Dal pop italiano all’Africa. E se ti
chiedessi di sceglierne una?
Amo mischiare sonorità e generi diversi, penso sia una mia caratteristica, “Gonna Rossa”(2013) e “La Verità”(2021) sono album che come “Mete” toccano svariate ambientazioni sonore, sicuramente con quest’ultimo ho allargato molto le vedute e ne sono contentissimo. L’Africa è la “mamma” del Blues, e il mio cuore batte più forte per questo genere che continua ad influenzare ancora grandi produzioni attuali.
Un titolo importante. Cosa nasconde e che responsabilità si porta
dietro?
“Mete” è un viaggio musicale che racconta anche posti lontani, visitati o immaginati, legati probabilmente dalle corde della mia chitarra, dentro c’è l’esigenza di crescere sia artisticamente che umanamente, un percorso iniziato molti anni fa con il quale cerco di tracciare sempre nuove rotte.
E poi il blues… non deve mancare se stiamo parlando con te. In qualche
modo questo disco è l’ennesima prova di distaccarti dalla tua confort
zone? Una sorta di sperimentazione?
La realizzazione di questo album ha richiesto tantissimo impegno, al mio fianco per fortuna c’è stato un grande produttore che ha saputo tirare fuori il meglio di me, lui si chiama Daniele “Bengi” Benati. Il lavoro con “Bengi” è stato “Super”, si, abbiamo sperimentato molto, pensando a cosa avrebbe catterizzato di più il mio stile e la chitarra è tornata protagonista in ogni brano, il blues è un colore che amo, sicuramente ha reso “Mete” più internazionale.
E poi arriva il singolo “Difendi con i denti” che rimette in chiaro
tutto… ho la sensazione che sia il brano più istintivo del disco,
sbaglio?
Non sbagli! “Difendi con i denti” è un blues intimo, quello delle 3 di notte che canti con un filo di voce.
Sono molto contento di averlo scritto, secondo me ha dato spessore all’album e chi mi conosce meglio sa che questa è la mia vera indole. Quando l’ho fatto ascoltare a ”Bengi” pensavo che non gli piacesse, invece ha detto:”Noo..Alex questo brano è una bomba, sei proprio tu! Lo facciamo uscire come prossimo singolo!”.
Dal vivo questo disco che suono avrà?
In questo momento siamo chiusi in sala prove, il sound è scarno, intimo e rilassato, abbiamo deciso di non usare le sequenze e non legarci troppo alle strutture dei brani, così da lasciare anche spazio all’improvvisazione, alle dinamiche e al feeling con il pubblico.