– di Roberta Matticola –
Puà, come la pronuncia della parola francese “pois” solo che, in questo caso, non ci son fantasie stampate. Parliamo infatti del duo Puà formatosi nel 2019 che pubblica con WWNBB Collective e Dischi Sotterranei, il suo album d’esordio Animali, un disco che ha avuto una lunga gestazione per giungere alla sua forma completa.
Già da un ascolto superficiale del loro lavoro, è ben evidente che il duo sia una tra le realtà musicali più originali attualmente in circolazione nella scena indipendente italiana, grazie al loro sound retrò ma nello stesso tempo attuale, figlio di commistioni musicali che possono ricordare David Bowie o i Beach Boys. La prima volta che li ho ascoltati, ho subito ripensato alla band islandese Of Monsters and Man che ha raggiunto il successo con il brano Little Talks nel 2011: chi li ricorda, ha sicuramente idea del sound che caratterizza questo singolo in cui un ritmo cadenzato si fonde ad una melodia spiccatamente pop ed un testo tristi (stando ad alcune interpretazioni del brano, si fa riferimento ad una persona scomparsa).
Questi stessi elementi (tradotti in chiave meno mesta!) sono presentati da Simona Catalani – nota per il suo progetto musicale Simmcat – e Edoardo Elia in un album che, definirlo d’esordio, è alquanto riduttivo. Complici anche gli anni investiti nella lavorazione, Animali è un album ben strutturato, coerente dalla prima all’ultima traccia, che segue quindi una sua precisa linea stilistica e dove non compaiono tracce superflue o ridondanti (sia da un punto di vista musicale che testuale).
Quello che bisogna dire dei Puà è che sono il risultato di una serie di opposti: sono una ragazza ed un ragazzo, sono italiani ma scrivono in inglese, sono contemporanei ma anche vintage, sono analogici ma anche digitali, sono felici ma anche tristi… Insomma, sono il perfetto connubio di poli opposti, una leva che tiene in perfetto equilibrio due forze contrapposte e la loro scelta di comporre completamente in lingua straniera non fa che esaltare questo carattere. Il concept di Animali è perfettamente descritto all’interno del comunicato stampa dove è scritto che «Ogni traccia intona in maniera differente una sorta di invocazione a liberarsi dalle catene di questa vita, dalle sue zavorre, dalle esperienze che facciamo sin da piccoli all’interno di un sistema che ci vuole addormentati. La maschera dell’illusione, la rappresentazione di ciò che percepiamo».
Quelle di Simona e Edoardo sono due strade che si incontrano per caso attraverso un arrangiamento nato casualmente e dall’ipotesi che, incastrando le loro voci, sarebbe potuto nascere qualcosa di magico. Animali, nelle sue nove tracce, è un susseguirsi di umori, a volte più cupi altre più briosi, mossi dagli arrangiamenti minimali (ma non per questo meno efficaci) che oscillano tra il synth pop e l’indie rock, conferendogli così un’atmosfera onirica, dai suoni intensi e sfumati. Il disco si apre con la traccia Touch Me la cui prima frase sembra descrivere appieno il progetto musicale ovvero «Strangers are getting close, I’m so afraid that my words somehow could sound fake»: una frase che sembra descrivere la paura del duo di esporsi musicalmente e, soprattutto, si non sapere quale sarebbe stato il suo epilogo, se avrebbe portato ad un lavoro di successo o meno. Questo dubbio (ovviamente) si scioglie con l’ascolto di tutto il lavoro in cui sonorità più ritmate come quella di King Grace – che sfuma verso il blues – o di Beacon Margarita e Szechuan, si contrappongono a quelle più etere di Magic Dance, Delmeza o Fireman. Nei testi si rincorrono tematiche come l’amore, la paura e la solitudine; ci confrontiamo inoltre con la passione, la felicità, l’assuefazione e la fragilità.
Le canzoni dei Puà sono una terra di mezzo, quella che si pone tra il sogno ed il reale, in cui tutto ha senso e non ha limiti; la loro musica può richiamare il caldo di un abbraccio o dell’estate ma essere anche fredda come l’inverno. Quella del duo, è una produzione che si apre a molteplici sensazioni e percezioni che trovano pieno campo all’interno di un universo mistico in cui è bello perdersi e vivere leggeri: «Ogni traccia intona in maniera differente una sorta di invocazione a liberarsi dalle catene di questa vita, dalle sue zavorre, dalle esperienze che facciamo sin da piccoli all’interno di un sistema che ci vuole addormentati» [sempre dal comunicato stampa, nda].