Esce oggi Fuoco Sacro, il nuovo album dei Cor Veleno, e parlarne non sarà affatto facile.
– di Roberto Callipari –
Avvertenza (la si fa solo quando le cose sono serie): come successo un po’ di tempo fa, mi trovo davanti una cosa importante, una cosa in cui fare SOLO una recensione non mi era possibile, ma approfondiamo.
La verità è che io ci ho provato a scrivere una recensione per questo disco, ma è complesso. Innanzitutto, perché il disco in sé è complesso: lo so io, lo sai tu che leggi l’articolo, lo sanno i Cor Veleno stessi, che con Fuoco Sacro se ne sono sbattuti il cazzo di un sacco di cose, ma giusto per continuare ad essere sempre se stessi. Complesso, poi, perché parlare dei Cor Veleno da una città come Roma è sempre un po’ come parlare di uno dei giocatori della Roma dell’ultimo scudetto: quelle immagini ormai sono stampate a fuoco nella tua mente, ed è difficile fare finta non sia così e distaccarsi del tutto. Complesso, infine, perché in realtà la sola parola scritta non basta, ma ci proviamo lo stesso.
Quindi questa non sarà una vera recensione, ma una serie di idee, di spunti, di chiavi che possano aiutare ad aprire qualcuna di quelle porta che ti troverai davanti nell’ascolto di Fuoco Sacro. Non me ne volere, non me ne vogliano i Cor Veleno: ho fatto del mio meglio.
(Che poi io non sono neanche troppo d’accordo con me stesso sul far uscire la recensione di certi dischi il giorno dell’uscita, ma c’era bisogno.)
Il ritorno dei Cor Veleno è un tripudio. Il ritorno dei Cor Veleno è un tributo: un tributo a se stessi, al rap, a Roma, alla scena, a quel mondo che hanno abbracciato e che li ha abbracciati. Loro, autentici profeti di un intero movimento, tornano con un album che non è solo musica, ma storia e narrazione: un album pieno.
Pieno a più livelli, in modi diversi: sicuramente pieno di parole e di significato, come solo chi ha sposato in toto la parola è in grado di fare, incastrando rime e frasi per essere tagliente come una lama o gentile come una carezza, a seconda del bisogno; pieno di atmosfere, che solo i migliori storyteller sanno tirare fuori, unendo emozioni e immagini in maniera inscindibile, al limite del cinematografico; pieno di artisti, che definire ospiti sarebbe comunque riduttivo, perché in un disco così ben prodotto e ragionato ogni personaggio che si aggiunge ai Cor Veleno entra come un nuovo ingranaggio perfetto per fornire il proprio punto di vista, per restituire tutta la fiducia e il lustro che dà essere inseriti nel lavoro di un gruppo così importante.
È incredibile ascoltare un disco così nel 2024. Lo so, dovrebbe essere scontato ormai: l’hip hop è “la roba” in Italia. Non lo sto negando ma, se prendiamo le classifiche, le vendite e gli artisti più venduti al momento, di certo poco o nulla suona come Fuoco Sacro dei Cor Veleno. E non perché la musica sia prodotta peggio o meglio, perché c’è più o meno abilità nella scrittura o più o meno cose da dire, ma perché i Cor Veleno ancora, nel 2024, portano l’old school in alto sui vessilli, tanto nelle basi quanto nelle voci e nell’autoraggio, dimostrando che, quando qualcosa vale, quando qualcosa ha cuore, non invecchia mai.
Come i jeans.
Come i jeans, che li indossi e sulle prime sembra quasi non ti stiano bene, sembra quasi stiano male addosso a te, così ruvidi a volte, con le cuciture spesse, ma poi li capisci e li sposi, e non li toglieresti mai. Fuoco Sacro è un altro nuovo incredibile paio di jeans che non vuoi più togliere, che ti stanno bene addosso, che i Cor Veleno cuciono con i fili della loro anima addosso a te, perché le parole, quelle giuste, sono di tutti.
È importante, ancora una volta, che esca un disco così nel 2024. Un disco oltre l’hype, un disco oltre le classifiche, che si preoccupa soltanto di essere fatto nel migliore dei modi, nel modo che sia più aderente possibile alla personalità, sia artistica che umana (ma si scindono davvero le cose quando si parla di artisti come i Cor Veleno o i Colle Der Fomento, anche loro nell’album? ) di chi ne fa parte, ed è meraviglioso poter dire che si ha la stessa sensazione per tutti gli artisti ospiti in questo album.
Un album monumentale, in cui trovare anche Inoki, Fabri Fibra, Mostro, che sono solo alcuni, ma che rendono bene l’idea del fermento e dell’attenzione e della stima che ancora e sempre circonda la band di Heavy Metal. Monumentale anche per la densità: tredici brani di fuga, di fuga dalla realtà, di rifugio da una quotidianità ma anche una richiesta di attenzione, contro le manie, contro la necessità di rendersi a tutti i costi appetibili per tutti, anche per chi si distrae facilmente. Tredici tracce che sembrano dire: <<Noi siamo i Cor Veleno, siamo così e ora ascolti quello che abbiamo da dire>>.
Per il resto, si potrebbe parlare ancora per ore, di come le parole si incastrino bene o di quanto stia bene Fibra in quel pezzo coi “corve”, ma provare a dare altri giudizi di valore, a un certo punto, diventa quasi superfluo, soprattutto quando si ha un disco così davanti, che chiede con tutto se stesso di essere ascoltato.
I Cor Veleno tornano due anni dopo l’ultima volta, quando avevano splittato le tracce coi Tre Allegri Ragazzi Morti in occasione di Meme K Ultra. Il ritorno in autonomia è un capitolo nuovo, ma perfettamente inserito nel percorso della band romana, che porta ancora il Fuoco Sacro di quella scena che Roma l’ha ribaltata dalle fondamenta, e che ora vuole tornare a far sentire la sua voce, in tutta la sua magnificenza.