La riscoperta nel disco de La Malasorte, Porta Fortuna, uscito il 19 gennaio per Elastico Records.
– di Roberto Callipari –
La musica come scoperta e riscoperta. Il disco, uscito lo scorso 19 gennaio per Elastico Records, è un viaggio nell’emotività, un percorso fra le anime del duo, che potrebbero essere le anime di tutti, così inutilmente complesse, a volte, così maniacali nel loro essere a tutti i costi impegnate e ordinate, al punto che alle volte ci si perde. La perdita di se stessi però non può e non deve essere un incubo, ma un passaggio, un crocevia dal quale ripartire con nuove consapevolezze. La Malasorte prende a piene mani da un mondo emotivo così stratificato, fatto di complesse semplicità della vita di ognuno che non sono mai banali perché personali, proprie di un immaginario unico e speciale perché del singolo, della persona.
Porta Fortuna è questo caos, quindi, ma molto altro. Porta Fortuna è il caos della vita e del mondo, e per provare a raccontare tutto ciò un solo genere e una sola chiave di lettura sarebbero stati riduttivi. La Malasorte gioca con gli stili, coi suoni e coi tempi, con le voci che non sono mai uguali a loro stesse, ma una via di fuga nella soffocante contingenza asfittica tanto nel silenzio quanto nella confusione. È così che la voce domina, sì, ma trova lo spazio di concatenarsi allo svolgimento di dieci brani diversi l’uno dall’altro, ma tutti molto vicini, incredibilmente connessi dalle immagini e dai sentimenti.
Un’elettronica post rock magari, per complessità e ricerca, al servizio di un’idea alla quale contrapporsi, quella di un muro infrangibile, sempre presente, col quale è più intelligente imparare a giocare anziché ostinarsi nel tentativo di buttarlo giù a testate. È così che dopo tre tracce di noia e quotidianità del dolore arriva Esperanto che, con l’ausilio dei Mundial, ci porta in giro per il mondo fra tropicalismo e folklore tutto italiano, dandoci poi la possibilità di vagare liberi, chissà per quanto, in Naviga con Lauryyn, nuova voce, quasi di sirena, che illumina una nuova, ulteriore via, una nuova possibilità.
Ma anche spazio per la follia, per la locura, direbbe qualcuno: spazio, allora, aria, con un Inno alla gioia che vuole ridere e sorridere, divertire, prima di volare via e rinascere come Fenice dalla drum and bass.
Un disco non di facile approccio, che richiede attenzione ma che sa anche ripagarla ampiamente, in una mezz’ora che vola via fra un brano e l’altro, proprio perché, come nei migliori rapporti, quando ne scopri il carattere ne ami tutte le sfaccettature. Ecco, allora, un esordio giusto, convincente, di un progetto che prima di produrre ha cercato le competenze, gli strumenti e il linguaggio, che ha ponderato ogni parola prima di iniziare a parlare.
La Malasorte nasce nel 2019 e si compone di Lamush (Claudia Giannotta) ed Eropi (Pierluigi Conte). Tra la primavera e l’estate del 2020 rilasciano i brani che in seguito avrebbero costituito il primo EP, RGB, e tornano quest’anno, dopo esperienze e collaborazioni fra le più varie, con un esordio che è un urlo, l’espressione di una gran voglia di fare.