– di Roberta Matticola –
Dopo sei anni di attività, i Tropea pubblicano il loro primo album per peermusic ITALY e Artist First intitolato Serole. Più che considerare questo lavoro della band (già finalista di X Factor 2022) un primo album, si può parlare di una sorta di best of perché, nelle sue dieci tracce, sono racchiusi anche i primi brani del gruppo incisi dal 2017 al 2022. Inoltre, il titolo dell’album non è stato scelto a caso ma ha una motivazione ben precisa: Serole è una città dell’astigiano in cui i Tropea hanno registrato i loro primi brani e dove sono tornati, cinque anni dopo, per incidere il loro disco. In qualche modo Serole è una specie di omaggio alla città che li ha accolti e che, metaforicamente, rappresenta le origini della band.
Così come la loro produzione, anche le influenze musicali della band sono molto vaste ed è un dettaglio che emerge sin dal primo ascolto. Partendo da una base esclusivamente elettronica, i Tropea inseriscono riferimenti al post-punk, al rock e alla musica beat anni ’60: in alcuni passaggi del disco infatti, sembra di ascoltare delle citazioni alla musica dei Nirvana o ai Placebo (due sfere musicali completamente opposte). Nella loro bio Spotify scrivono che le loro sono «canzoni sui sogni» e definiscono il loro stile musicale come «musica in pigiama per gente col pigiama: beh, provate ad organizzare un pigiama party con i loro brani in sottofondo! Sicuramente ci sarà tanto da ballare ma, nello stesso tempo, si creerà un’atmosfera decisamente unica e surreale e questo è l’elemento forte di tutto il disco e della band stessa: i Tropea hanno sviluppato la capacità di giocare con la musica e plasmarla a seconda delle sensazioni che vogliono trasmettere.
Ascoltando Serole è come se si venisse avvolti da un’atmosfera notturna, buia: sono soprattutto le prime due tracce, Dark – breve brano introduttivo di sola musica – e l’arrabbiata Ti amerei, entrambe caratterizzate da melodie aspre e puramente elettroniche, ad infondere questa sensazione. Con lo scorrere del disco si attenuano i beat ma resta una sensazione di incertezza mista a nostalgia e amarezza, con pennellate di tristezza ed un pizzico di amore. Quello che si percepisce dall’ascolto del disco, è che la band sembra condurre l’ascoltatore in un precipizio in cui si colgono tante emozioni: ci si sente smarriti, impauriti ma anche fiduciosi. Ed infatti questo è un lavoro che, come si legge nel comunicato stampa, la band definisce carico di urgenza espressiva e attese, unito al senso di inadeguatezza di una generazione che sta cercando il proprio posto nel mondo.
In questo mare di incertezze, risaltano i due brani in inglese Sick – dal titolo esemplare perché scritta durante il covid – e All My Life che, in uno stile musicale che ricorda molto gli Oasis, racconta proprio questo senso di inquietudine e di ricerca del proprio Io. Sono proprio queste due canzoni a fungere da spartiacque nel disco: le tensioni cantante (e suonate) nella prima parte, si alleviano negli ultimi tre brani che sembrano ricondurci dal buio alla luce. In questo senso Ribellione, Parole e Semplice sembrano essere collegate tra loro perché sono le uniche tre tracce che seguono un arrangiamento classico, quindi privo di elementi di musica elettronica. Infine, nell’album è presente anche la collaborazione con Marco Castello che impreziosisce il brano Tu pensi che in cui si parla di amore ed autolesionismo.
Serole è più di un disco: rappresenta la vera identità dei Tropea, il loro modo di approcciarsi alla musica e alla quotidianità. Ci sono dentro le loro paure ed i loro sogni, ed è un disco che parla in modo diretto ai suoi ascoltatori attraverso frasi semplici. Essendo un lavoro sincero, Serole non poteva che essere un bel disco!
Le date del Serole Tour 2024, dall’account Instagram dei Tropea:
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