Qualcuno dei più fedelissimi lo aveva incrociato dentro le trame di X-Factor. Ed eccola la sua deriva personale. Lorenzo Bonfanti pubblica un disco davvero ben prodotto nei suoni e fiero di questa voce sicura, intonata e potente dentro melodie forti e funzionanti. “Amare è così” è ricco di semplicità e penso sia un disco davvero “vero”…
Amare è così. Lo dici nel titolo. Ma così… come?
Così come ognuno vuole amare. L’idea era quella di dare un forma libera all’amore, in cui ognuno potesse rispecchiarsi senza paura di giudizi o preconcetti.
Amare è scavare, fino a trovare quello che si cerca, senza avidità ma con curiosità e non si scava da soli: si scava insieme. Insieme a chi? Perché per forza insieme a qualcuno e non insieme al percorso che si è scelto di fare? Perché non insieme alla propria passione?
Amare è anche motivazione a dare il miglio di se stessi, quindi amare è così: amare la voglia di amare qualcuno o qualcosa per scoprire cos’è la condivisione.
Ed è un modo di vivere che devi raggiungere o ci racconti cosa si vede da li, una volta raggiunto?
Credo che la risposta più ovvia sia che il viaggio per trovare l’amore sia l’amore stesso. Io, come tutti, sono in viaggio alla ricerca di un orizzonte in cui essere sereno (o quantomeno provarci) per avere la forza di amare tutto ciò che viene: il bello è il brutto. Non credo sia facile e forse nemmeno realizzabile, però vale la pena tentare no?
Questo disco ha un suono pulito e decisamente maturo. Parlaci della produzione…
La produzione, ad eccezione delle batterie, è stato fatto nella cucina di casa mia dove ho registrato tutti gli strumenti di ogni canzone. Le batterie le ho registrate in studio al Mordecai Recording House del mio amico Silvio Centamore. Il processo è partito, per ogni canzone, da un provino con chitarra acustica e voce per poi costruire l’arrangiamento attorno a quelli. La scelta poi è stata quella di affidarsi ad uno studio inglese per il mixagio per dare un suono più brits al tutto.
Le idee sono nate sperimentando e ascoltando tante canzoni diverse tra loro per prendere ispirazione. Per quanto riguarda i testi sono nati alcuni mentre registravo, altri anni o mesi prima.
Elettronica? Come l’hai scelta, come l’hai usata… sai che la trovo molto personale in questo suo essere arredo se vuoi anche trasparente alle volte?
L’elettronica è un sottobosco che nel disco si sente poco, fa parte di quei suoni che “riempiono” senza essere invasivi ma che creano atmosfera.
Sentivo la necessità di inserire suoni che fossero “nascosti” ma che andassero a creare qualcosa di più di un semplice episodio all’interno di un brano. Mi piacerebbe molto aumentarne la quantità per i prossimi brani.
Inevitabile non confrontarci anche col tema X-Factor: dopo averla vissuta pensi sia il male per la musica italiana come dicono moltissimi? Almeno per la musica emergente… ovviamente sei libero di essere sincero…
Io non credo debba essere vista come il male della musica; come tutte le cose ci vogliono equilibrio e spirito critico. Xfactor è una possibilità come tante, sicuramente una di quelle che può aiutare la visibilità degli artisti; poi niente è garantito e sopratutto è compito di chi va in trasmissione essere capace di “sfruttare” l’esposizione che un programma del genere da. È davvero importante capire che è il come si vive un’esperienza come Xfactor che conta. Se la si reputa l’occasione della vita, puntando tutto su quello, forse c’è uno squilibrio tra la voglia di diventare famoso o invece la possibilità di crescere artisticamente imparando anche a gestire l’esposizione mediatica.
Credo che sia un’esperienza che possa insegnare molto, anche capire cosa non si vuole per la propria carriera artistica.