– di Martina Rossato –
«Che culto!» è la frase che continuano a ripetere Salmo e Noyz quando parlano di qualcosa di bello, che funziona. E come avrebbero potuto chiamare il loro joint album, se non proprio “CVLT”?
“CVLT”, infatti, si scrive con la “V” ma si legge con la “U”: «Così su Google compare prima di altri mille risultati. Sembravamo due scemi, eh…», scherzano i due.
Quello del rap è ormai un linguaggio sulla bocca di tutti, che si è ampiamente affermato anche in Italia, e “CVLT” non è altro che un disco rap. Se questa informazione può suonare del tutto prevedibile pensando a Noyz Narcos (all’anagrafe Emanuele Frasca, romano militante nella scena hip hop già dagli anni Novanta), non si può certo affermare lo stesso per Salmo (nato Maurizio Pisciottu), che ci tiene a precisare che «è il mio primo disco puramente rap».
È un disco importante, non tanto perché sia rivoluzionario nella scena rap, ma soprattutto perché si tratta di uno sfizio personale che si sono voluti togliere i due, frutto della stima reciproca e di un’idea nata una decina di anni fa. È un peccato che questo lavoro abbia dovuto aspettare così tanto per venire alla luce e che arrivi solo adesso, a fine 2023, nell’anno dei joint album. Anche se, tutto sommato, il rischio di perdersi nel gran numero di album di collaborazioni che stanno uscendo non lo corre neanche un po’.
«Noi ne parlavamo da dieci anni, forse qualcuno ci ha sentiti confabulare», ironizzano. «Quando abbiamo pensato di fare questo disco eravamo reduci dai nostri album solisti, che richiedono molto tempo ed energie. L’idea del joint è nata anche un po’ per dividerci i compiti e alleggerire il lavoro. Il periodo del Covid purtroppo ha rallentato molti progetti».
Il disco si pone a metà tra il mondo Noyz e il mondo Salmo: i musicisti sono stati scelti in virtù di questo “crossing over” e la produzione è stata curata dallo stesso Salmo con Sine (già produttore di Noyz), Luciennn (che ha collaborato con Salmo) e Ford78.
Un brano di cui parlano con molto orgoglio è “Anthem”, perché rende bene l’idea del lavoro e della stima reciproci. L’opening track è un insieme di citazioni l’uno dell’altro, raccolte su idea di Noyz. Non solo si scambiano i beat, ma anche gli incipit delle strofe e “1984”, pronunciato da Noyz, diventa “1979”. «Non credo che molti rapper avrebbero potuto fare un pezzo così, perché non tutti hanno così tante hit riconoscibili», afferma Noyz.
Nel disco, in uscita il 3 novembre, sarà presente anche “My Love Song 2”, seguito della prima parte, celebre singolo di Noyz. Al centro del pezzo, un amore. «È un amore reale, che potrebbe risultare volgare, ma non lo è. Nelle canzoni pop, l’amore non è mai vero proprio perché manca questo aspetto quasi volgare, è un amore sempre troppo filtrato». L’idea di questo volume due è stata di Salmo, che racconta che è proprio quel brano che ha ispirato il suo “Il cielo in una stanza”.
Comunque, non è la prima volta che i Salmo e Noyz collaborano, anzi. Tornando indietro nel tempo, raccontano del concerto da cui è nata l’idea di un album insieme, dieci anni fa. «Quella sera dovevamo suonare entrambi e al posto di far aprire uno dei due, abbiamo deciso di alternarci sul palco. Eravamo allo stesso livello di fama e importanza, quindi aveva senso. Il pubblico ha accolto questo live “misto” con grandissimo entusiasmo».
«Ci chiediamo perché siamo ancora qui a fare musica dopo tanti anni? Sì, e credo sia giusto continuare a farsi domande, mettersi in discussione; il problema arriva quando si smette di chiedersi il perché. Se mi sono stancato dell’ambiente? Sì, ma non della musica e su questo non abbiamo potere decisionale», racconta Salmo.
Nel disco sono tante le citazioni cult, provenienti principalmente dal mondo del cinema e che trovano piena rappresentazione nella collaborazione con Dario Argento.
«A differenza nostra, le nuove generazioni non sono più abituate o interessate all’horror». Come raccontano i rapper parlando della propria esperienza, la voglia di horror è legata ad un immaginario figlio del tempo in cui sono cresciuti, una generazione diversa da quella dei nuovi artisti. Definiscono Dario Argento «un top player del genere a livello mondiale» e, per presentare il disco, si fanno “ammazzare” nel suo cortometraggio horror.
Salmo e Noyz raccontano di percepire una distanza rispetto alla nuova generazione, «che non è così legata all’horror». Per i due infatti non si tratta di un gap solo anagrafico, ma è dovuto all’essere cresciuti con immaginari diversi. Cercano e trovano punti di contatto con la nuova generazione, ad esempio con la presenza di Kid Yugi, «un emergente che non sembra un emergente», nella title track.
Il disco vedrà anche una dimensione live e i fan potranno vedere Salmo e Noyz sullo stesso palco a Roma e Milano, ma il tour è ancora in fase di definizione. «Forse i giovani non sempre riescono a stare nel live, non si è più abituati. La dimensione del live è quella in cui ci ritrovano entrambi, ci divertono e ci fa esprimere».