– di Luigi De Stefano –
Leggi in cartellone “Articolo 31” e la prima parola che ti viene in mente è “nostalgia”. Non può essere altrimenti.
Non è un caso che nel 2012, a 20 anni da “Hanno Ucciso l’Uomo Ragno”, Max Pezzali (che della nostalgia è il Mike Tyson) abbia scelto proprio J-Ax per “Sempre Noi”, il pezzo autocelebrativo infarcito di icone degli anni ’90, dal Tamagotchi alle musicassette da riavvolgere con la penna.
Pezzali e Aleotti hanno molte cose in comune, e non le hanno mai nascoste. Una di queste è aver fatto il botto in coppia, con un compagno di avventure poi abbandonato per strada. Infatti, anche se molti dei loro più grandi successi li hanno (di fatto) scritti da soli, non sarebbero esistiti gli 883 senza lo spleen di provincia di Mauro Repetto né gli Articolo 31 senza i piatti e le basi di Dj Jad.
Parlare dell’importanza nella musica italiana del duo di Milano comporta il rischio di infilarsi in un verminaio. Non è certo questo il posto adatto per discutere su chi abbia iniziato cosa, né se i loro pezzi, spesso scanzonati, fossero “di qualità” o “un tradimento dell’hip hop”, qualunque cosa questo voglia dire. Di fatto, assieme al primo Jovanotti, hanno avuto il merito di portare il rap alle masse italiane.
Quando deve trattare l’argomento, J-Ax è un po’ enigmatico. Sul palco del Rock in Roma rivendica la sua anima pop, ma anche il legame mai dissolto con la scena hip hop romana (Piotta e Cor Veleno in primis), che li ha sempre considerati dei fratelli. Dice di avere capito il perché delle accuse di essere diventati commerciali, ma allo stesso tempo smonta tutti gli hater che “non hanno fatto nulla”, mentre lui dimostrava di poter cambiare, continuando ad avere successo.
Il passaggio definitivo al pop/rock, sancito da “Domani Smetto” (2001) è sicuramente una delle cause dello scioglimento del sodalizio artistico. Ma se Pezzali ha sempre parlato bene di Repetto, dall’altra parte ci sono invece almeno 10 anni di litigi feroci, incomprensioni, iniziative discutibili, cause legali e infine l’annuncio che su una possibile reunion era calata una definitiva pietra tombale.
Solo gli stolti però non cambiano mai idea, e le amicizie vere di solito finiscono per ricomporsi, anche dopo giri tortuosi. Così, per festeggiare i 25 anni di carriera, un estatico J-Ax annuncia che non deve e non vuole rinunciare ai primi 10 anni di musica, e che Dj-Jad farà parte del progetto. Dieci date sold out a Milano, e poi un tour nelle maggiori città italiane.
“Tanta nostalgia degli anni ’90…”
“2030” è un pezzo emblematico: distopico quel pizzico che basta per fare della band i Simpsons all’italiana, quelli che “avevano previsto tutto“.
A seconda della propria Weltanschauung, ci si può trovare un numero variabile di profezie del presente: alcuni annuiranno per la dipendenza da internet, altri avvertiranno tra le maschere antigas e i pass per entrare in chiesa odore di pandemia, e qualcuno sicuramente arriverà a conclusioni ancora più estreme sul controllo della libertà di pensiero. Oggi abbiamo anche il primo presidente donna, anche se non è Ambra Angiolini (e di certo ci sarà chi l’avrebbe preferito).
Il concerto però non spinge a tutto gas sulla celebrazione del passato, come facevano quelli del venticinquennale, ma si propone come una festa, un nuovo inizio, o perlomeno come l’affermazione che niente sia cambiato più di tanto.
Non è una cosa semplice, specialmente per un genere “di attualità” come il rap: pochi tra il pubblico ricorderanno il vecchio spot di un prosciutto con il celebre “accattatevillo” di Sophia Loren. Pochi avranno pensato che, ormai, l’unico modo possibile per raggiungere Giacinto Pannella detto Marco sia proprio “pregare”.
Nel mezzo c’è tutto quello che il pubblico si aspetta: i grandi classici dell’era hip hop (“La Fidanzata”, il “Funkytarro”, “Un Urlo”, “Domani”, “Tranqi Funky”, la già citata “2030” e così via), e quelli della svolta pop, che poi sono quelli che ricevono l’accoglienza più calorosa. In particolare il poker “L’Italiano Medio” – “Domani Smetto” – “Spirale Ovale” – “La Mia Ragazza Mena” fa da climax dell’intera esperienza.
Il nutrito entourage sul palco permette di spaziare tra i generi, nonché di mescolarli. È il caso di “Ohi Maria”, che per qualche motivo diventa un pezzo dei Lynyrd Skynyrd.
“Non è un Film” continua a essere forse il pezzo migliore uscito dalla penna di J-Ax, ma ricevono una buona accoglienza anche i suoi brani solisti e l’ultimo uscito, Disco Paradise, che viene orgogliosamente rivendicato come “l’unico brano in classifica di gente della nostra età”.
“Tanta nostalgia degli anni ’90…”
“2030” è una canzone uscita nel 1996, ed è un ottimo esempio di quella che Borges ha chiamato “nostalgia del presente”, il fragile dono di accorgersi della propria felicità nel momento in cui la si vive.
Di fatto l’ultimo brano in scaletta è “Un Bel Viaggio”, che è sì un bignami della loro storia artistica, ma anche il primo inedito della band in quasi venti anni. Una canzone portata da due emozionatissimi J-Ax e Dj Jad sul palco dell’Ariston, perché si nasce incendiari e si muore sanremesi, e non c’è niente di male, l’importante è esserne consapevoli.
Invece di chiudere con un classico da cantare in coro, scelgono un pezzo che anticipa un album in fase di realizzazione. Tre metaforici puntini di sospensione per dire che non finisce qui, che c’è un nuovo presente del quale essere nostalgici. Insomma, che sta iniziando il loro secondo tempo, come ha cantato proprio Max Pezzali nel 2011. Ovviamente a Sanremo.