É uscito giovedì 22 giugno 2023 per Stazione Musica Records e in distribuzione Artist First il nuovo singolo di Leanò, dal titolo “Radio“. Un nuovo singolo per la cantautrice di Milano che ci racconta una vendetta estiva, rigorosamente mancata, con un brano che nasce e viene scritto per non fare Uma Thurman in Kill Bill. Sbalzi d’umore, cene bruciate, la rabbia che si balla anche, nuovi tunnel musicali di atmosfere subacquee. Com’è iniziato tutto? Con una radio buttata dalla finestra.
E Leanò ci ha omaggiato di un suo racconto inedito, la protagonista è una ragazza un po’ fuori dagli schemi, e una radio.
Il mio ragazzo aveva una collezione di radio talmente grande che occupava un intero monolocale. Erano modelli di varie epoche: le nostre preferite erano una Marconi degli anni ’30, una Neckermann degli anni ’50 e una radio con un lettore cassette marca Panasonic. Ce ne erano molte altre ed era tutto incastrato al centimetro in un puzzle così preciso che disfarlo sarebbe stata una violenza nei confronti dei collezionisti più sfortunati di noi.
Quindi passavamo le sere nella stessa posizione a bere vino, ascoltare musica e cucinare usando come piano cottura le valvole surriscaldate delle radio più antiche. I piatti non erano un granché, ma la musica era molto bella e se avessimo avuto spazio per farlo probabilmente avremmo ballato tutte le notti. Ci limitavamo a restare attaccati l’un l’altro – orecchio contro orecchio – guancia contro guancia – gambe contro gambe.
Un giorno le sue orecchie iniziarono a sanguinare. Non sapevamo la causa di quelle emorragie, ma la musica ci dava quella sensazione adolescenziale di immortale ottimismo (o stupidità) e non ce ne curavamo: preferivamo rimanere avvinghiati e impastarci la bocca di vino e saliva. Inoltre, cercare un modo di slegare le nostre gambe e raggiungere un telefono per chiamare un otorino avrebbe richiesto troppa fatica e le nostre agende erano troppo piene per aggiungere un ulteriore sforzo:
- 9:00 – 10:00 Colazione con Banny Goodman, Trio Lescano, Nunzio Rotondo
- 10:00 – 11:00 Contemplazione con De André, Dalla, Battiato
- 11:00 – 12:00 Ginnastica facciale con Mac Miller, Anderson .Paak, Frank Ocean
- 12:00 – 13:00 Pranzo con Lizzo, Britney Spears, Tiziano Ferro
- 13:00 – 14:00 Ozio con Hiatus Kaiyote, Madison McFerrin, I Cani
- 14:00- 15:00 Contemplazione n. 2 con Kae Tempest, Vasco Brondi, Verdena
Ecc.
Una mattina alle 9 mi sveglio e sento che è cambiato qualcosa: mi manca un peso, una presenza. Apro gli occhi e vedo i miei arti slegati dai suoi. Ci rimango un po’ male: «Perché si è staccato senza dirmi niente? Vabbè sarà andato finalmente a chiamare un medico» – ho pensato. Sollevo il braccio, mi alzo, cerco di muovermi un po’ e d’un tratto sento un sussurro provenire dal basso: «Saran belli gli occhi neri, saran belli gli occhi blu, ma le gambe a me piacciono di più». La sua canzone preferita.
Sposto lo sguardo, mi guardo i piedi e noto delle gocce di sangue sul pavimento come in un quadro di Pollock. Accanto a me c’è una piccola radio di un legno pregiato e dal profumo familiare. Non l’avevo mai vista. Mi parla scandendo parole attraverso le canzoni delle diverse stazioni. Nessuna radio aveva mai cambiato autonomamente canale. Nessuna radio mi aveva mai parlato. Senza farmi troppe domande e un po’ scocciata dal sangue per terra chiamo il mio ragazzo tre volte. Per dare un tono di serietà non lo chiamo col solito soprannome vezzeggiativo che solo due innamorati riescono a usare senza sembrare ridicoli. No, lo chiamo per nome e cognome. Una volta. Due volte. Alla terza arriva alle mie orecchie un altro sussurro che si fa sempre più forte fino ad arrivare al massimo del volume «Teresa ti prego non scherzare col fucile» – questa frase colma d’ansia mi fa capire che è proprio lui: il mio amore si è trasformato in una radio. Modello: Telefunken. La più bella che io abbia mai visto. E per quanto l’ansia sia una caratteristica del mio ragazzo che ogni tanto mi appesantiva, devo dire che a quella radio donava, anzi riusciva a dare alla qualità del suono quel tocco in più.
Ora io e il mio ragazzo continuiamo a vivere serenamente nel suo monolocale. Bere vino è diventato un po’ difficile, ma ascoltiamo sempre tanta musica ed è strano perché ogni ora che passa diventa sempre più bella. Sarà la selezione dei programmi radiofonici, sarà perché è lui che la diffonde. Ammetto che ogni tanto non mi sento ascoltata dal mio ragazzo che a discorsi seri capita risponda col Raggaeton. Gli invidiosi diranno che abbiamo un po’ di problemi di comunicazione, ma il telefono è ancora troppo lontano per riuscire a chiamare uno psicologo di coppia e comunque a noi piace il sapore vintage dell’incomprensione.