La seconda serata è meno effervescente, ma la musica migliore. Ottimi Colapesce Dimartino e Rosa Chemical, flop Giorgia
– di Riccardo De Stefano –
Disclaimer. Queste sono le mie pagelle, e come tali, sono puramente soggettive, oltre che molto poco seriose.
Prendete i voti e i giudizi con leggerezza. Se vi ci ritrovate, buon per voi, se siete in disaccordo, ce ne faremo tutti una ragione!
La seconda serata di Sanremo 2023 non può e non deve (purtroppo) raggiungere i picchi espressivi toccati da Blanco del primo giorno, smorzando i toni e presentandosi quanto più family friendly possibile.
La co-conduttrice della serata è Francesca Fagnani, che con talento e personalità si prende il suo spazio senza alcun trauma, mentre i super ospiti Black Eyed Peas ci portano tanta nostalgia per tempi che sono stati e difficilmente saranno.
LIBERIAMOCI DEI FERRAGNEZ PER FAVORE
E ovviamente anche oggi dobbiamo sorbirci lo stillicidio ferragneziano, stavolta con Fedez che dal palco della Costa Crociere (o quel che è) realizza ad hoc un paio di brani per Sanremo, dei beat in cui non le manda a dire a nessuno e per cui poi mette le mani avanti, o indietro, dicendo che “i testi non sono stati autorizzati o approvati da nessuno e mi assumo le mie responsabilità”.
Come raccontato in questo articolo, Fedez continua nel suo solitario viaggio verso la beatitudine, indossando anche stavolta l’armatura del Cavaliere Bianco contro il sistema e perpetuando quello già fatto dalla moglie Chiara Ferragni il giorno precedente, cioè l’autonarrazione di sé autocelebrativa per creare l’immagine della persona di talento contro tutti e tutto.
E anche stavolta, come con l’orribile monologo di Chiara Ferragni, viene da chiedersi: chi è che va realmente contro Fedez? Un’invettiva contro Sanremo, o l’establishment, o la politica, o chissà che, da cosa è originata? Fedez è una delle star più conosciute, seguite e amate in Italia e nessuno gli ha mai impedito nulla, tantomeno in quel famoso Concerto del Primo Maggio e di quella ridicola accusa di censura mai avvenuta.
Sappiamo che i Ferragnez a comunicazione se la cavano, e così anche stavolta, si parlerà e si parla solo di loro e non di quello che dicono, né tantomeno fanno.
LE PAGELLE DELLA SECONDA SERATA DI SANREMO 2023
Detto questo, veniamo alle pagelle della seconda serata, con gli altri 14 artisti che completano le esibizioni degli inediti dei 28 artisti in gara.
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Will – “Stupido” | VOTO 6
Lui è tenerello e innocuo, col suo vestitino bianco e la vocetta, così si presta bene al brano, che ha tutto per essere innocuo e dimenticabile, un po’ come Will. Comunque un brano meno offensivo di tanti altri suoi coetanei presenti, almeno con un alinea melodica riconoscibile e non troppo sputtanata.
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Modà – “Lasciami” | VOTO 6
Il ritorno dei Modà significa il ritorno dell’ex enfant prodige Kekko, quello che scriveva tutte le canzoni dei Sanremo di qualche anno fa. I tempi sono cambiati e loro tutti invecchiati, e così lo stile Modà. “Lasciami” è un pezzo furbacchione ed enfatico, più vicino al rock da stadio degli Stadio che al nuovo pop giovanile. Nel complesso è un brano onesto, che non riesco a definire “bello”, ma, se eliminiamo quel fastidioso senso di plasticosità, alla fine non c’è offesa musicale.
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Sethu – “Cause perse” | VOTO 7
Sethu (o forse Sethu, se fosse Sanremo 2022) prova a outblancare Blanco con un pezzo chiaramente in quella direzione sonora, senza averne la personalità chiaramente. Il powerpop hyperpop di “Cause perse” è sopra le righe e questo va bene, Sethu ha ancora da imparare ma alla fine regge bene il palco e il brano è forte e chiaro. A me questo va benissimo.
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Articolo 31 – “Un bel viaggio” | VOTO 5
“Tanta nostalgia degli anni ’90, quando il mondo era l’arca e noi eravamo Noè” cantavano gli Articoli 31 tantissimi anni fa, in un brano chiamato “2030”. Con sette anni di anticipo, il grande acchiappone nostalgico arriva a Sanremo, col ritorno di J-Ax e Dj Jed, i due profeti del rap in Italia quando il rap era un’altra cosa (non per forza migliore, solo diversa). “Un bel viaggio” è un viaggio… ok, sulla carriera dei due, o perlomeno di J-Ax, una sorta di retrospettiva su quanto è stato fatto, il che pone il progetto e la canzone nel cassetto dell’autoreferenzialità assolutamente inapplicabile a nessun altro possibile ascoltatore. Il brano è anche tenerino, ed è bello vedere due amici fare pace, ma Sanremo è una gara sulle canzoni e non un programma di Maria De Filippi.
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Lazza – “Cenere” | VOTO 8
Lazza a Sanremo è qualcosa di difficile da etichettare, perché se c’è uno che fa numeri veri fuori di lì’, beh quello è Lazza. Ennesimo rapper convertito al pop, Lazza (che ricordiamo fece un dissing con ROCCO TANICA a suon di pianoforte) a Sanremo viene senza autotune (cantando anche bene) e porta un brano super fresh e funzionale, che si preannuncia mega successo radiofonico. Il testo ogni tanto vira verso la sbrodolata autoriferita del rap ma dopo Fedez non c’è rischio e a parte un paio di cringiatine (“non facciamo l’amore diciamo che facciamo l’odio”), “Cenere” è un brano di pop maionstream da classifica buono e valido, tra le cose migliori del festival e sicuramente meglio di quanto fatto da Ultimo e Mengoni.
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Giorgia – “Parole dette male” | VOTO 4
“Parole dette male” come titolo, sembra riferirsi a metà dei cantanti in gara e alla tecnica vocale. Giorgia, sulla carta, della tecnica vocale non dovrebbe preoccuparsi, eppure anche lei scivola sul palco dell’Ariston. Ma stonare o fare errori ci sta, non mi scandalizza di per sé. Mi spaventa molto di più quando si celebra una interprete scordandoci come il suo valore, al di là della pura dote vocale, si riduce a “chi scrive la canzone per lei”: “Parole dette male” è un brano vecchissimo, già dalle prime note del digital piano alla DX7 che sembra portarci subito verso Whitney Houston. “Alla fine tu eri una bella canzone”, cosa che non si può dire di questo brano, generico e senza personalità, non molto migliore dei brani portati da un qualsiasi “esordiente” di Sanremo Giovani. Non so neanche dire se sono deluso perché non ho mai puntato su Giorgia, tra l’altro.
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Colapesce Dimartino – “Splash” | VOTO 9
Bissare “Musica leggerissima” non solo è imnpossibile, ma un errore che due persone talentuose e brillanti come Colapesce e Dimartino non fanno. “Splash” è un grande brano, che riprende dal loro stile imbevuto di Battisti e di una scrittura colta e intelligente. A livello lirico e musicale, è quanto di meglio si possa trovare a Sanremo, con le sue vibes seventies. Diciamo che “la batteria, il contrabbasso, eccetera” si sentono nel mix sonoro, il che ci rincuora sulla spendibilità radiofonica del brano. Potrebbero fare benissimo come già fatto in passato confermandosi come eccellenze italiane anche stavolta. Lo speriamo.
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Shari – “Egoista” | VOTO 5
Shari si presenta in maniera molto appariscente e canta “Egoista” con un po’ troppa enfasi, manifestando una maniera e una forma sopra la sostanza che comunque penalizza la performance. Il brano è ok, non troppo banale né troppo originale, molto italiano e facile da scrivere e produrre senza rischi. Non trovo molto di più da dire.
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Madame – “Il bene nel male” | VOTO 7
La reginetta della Gen Z, l’ancora di salvezza di buona parte della critica musicale che ha bisogno di attaccarsi a qualcosa che sia al contempo “giovane” e “credibile”, torna a Sanremo dopo il grande successo di “Voce” di qualche tempo fa. Madame conferma le promesse fatte, portando un brano che si confà perfettamente al suo personaggio, proponendosi come versione tiktokiana post adolescenziale del cantautorato italiano. Se la battaglia per questo trono era con Ariete, Madame vince a mani basse, grazie a una migliore presenza scenica e trasformando il brano in una performance personale. Seppure Madame ci provi così tanto a farci scandalizzare con quel “puttana” che appare e sparisce nel testo, ma in realtà queste cose non interessano a nessuno.
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Levante – “Vivo” | VOTO 6
Il tentativo di strapparsi di dosso l’etichetta di “Carmen Consoli wannabee” ci porta Levante sul palco di Sanremo nella sua versione “Mina che recita in Blade Runner”. Intanto, una piccola nota di merito: Levante si porta un brano scritto interamente e solamente da lei (almeno sulla carta) e questo sembra un dettaglio di poco conto, ma non lo è, in un festival di pura e totale speculazione discografica. “Vivo” è un brano molto “Levantoso”, e a lei piace indulgere nel suo personaggio della donna impowerata. Alla fine, il brano è buono senza sconcertarci, né per la musica né per il testo, per il quale certi argomenti ormai sono piuttosto abusati, persino da lei.
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Tananai – “Tango” | VOTO 7
Passare in un anno dall’essere un meme a un hitmaker significa che qualcosa da dire ce l’hai. E Tananai il talento ce l’ha. “Tango” decide di evitare di ripetersi, dopo il grande successo di “Sesso Occasionale” e “Baby Goddamn”, virando sulla ballatona sentimentale. D’altronde lo aveva promesso: “prenderò lezioni di canto” e così fa, slittando sull’interpretazione profonda e riuscendo comunque a essere efficace. Per quanto comunque il fascino di Tananai era nel suo personaggio pazzerello e sbarazzino, e la versione dolcina e intima mi lascia piuttosto indifferente. “Tango”, nel complesso, è un bel brano, quasi Gazzelliano o Calcuttiano (d’altronde lo diceva che voleva scrivere come Lui, all’epoca), quindi andrà e farà benissimo, confermando Tananai spendibile come autore e personalità.
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Rosa Chemical – “Made in Italy” | VOTO 8
Anticipato da tutte le polemiche del caso, di cui abbiamop aprlato qui, Rosa Chemical arriva a Sanremo promnettendo roba sopra le righe e anticonformiste. E grazie a Dio succede questo: “Made in Italy” è un brano ELECTROSWING! Con un beat giustissimo e il tiro adatto, super ballereccio e dal testo furbetto e sparato in faccia. Rosa Chemical riprende il percorso di Achille Lauro senza mettersi a pecoroni (per ora) a quello che la gente si aspetta da lui, perché per opra nessuno si aspetta nulla. Funziona e gira tutto, e se qualcuno davvero può scandalizzarsi per qualcosa del genere, non presentatemi questa persona. “Made in Italy” è un giocattolo, molto divertente, e sono quasi certo che sfonderà.
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LDA – “Se poi domani” | VOTO 4
Uno dei tanto rapper convertiti, male, al pop, LDA ha un pedigree importante e sorvoliamo sulla possibilità che stia lì solo per il proprio cognome. Restiamo sulla musica e diciamo che “Se poi domani” è la dose di pop saccarinoso smielato di cui non ci interessava saperne anche quest’anno. Testo cheesy e musica datata e senza personalità fanno della sua performance una parentesi evitabile, eppure non evitata, purtroppo. Questo può piacervi solo se siete teenager non appassionat* alla musica.
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Paola & Chiara – “Furore” | VOTO 4
Il secondo ricaccione dei ’90s è ancora più romantico, visto il ritorno delle sorelle Iezzi dopo anni di frecciatine e veleno. Pecunia non olet, per cui eccole in glitter a ballare come se non fossero passati un paio di decenni da quella “Festival” che tanto bene si adatta a Sanremo, in tutti i sensi. Il pezzo disco-dance non vale nulla, nonostante i suoi numerosi autori, perché la Santa SIAE va onorata e rispettata. Paola e Chiara fanno sicuramente “Furore” sul palco, portandosi benissimo l’età da signore che hanno adesso. Sono contento per loro, ma a morte la nostalgia posticcia.
LA CLASSIFICA GENERALE DELLA SALA STAMPA
Con le ultime esibizioni dei cantanti mancanti, la Sala Stampa ha potuto votare e formare la prima classifica generale di Sanremo 2023, in attesa del voto della giuria demoscopica (che qualcuno deve ancora spiegarmi cosa sia) e del pubblico a casa.
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Marco Mengoni – Due vite
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Colapesce Dimartino – Splash
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Madame – Il bene nel male
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Tananai – Tango
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Elodie – Due
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Coma_Cose – L’addio
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Lazza – Cenere
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Giorgia – Parole dette male
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Rosa Chemical – Made in Italy
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Ultimo – Alba
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Leo Gassman – Terzo cuore
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Mara Sattei – Duemilaminuti
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Colla zia – Non mi va
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Paola e Chiara – Furore
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Cugini di Campagna – Lettera 22
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Levante – Vivo
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Mr Rain – Supereroi
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Articolo 31 – Un bel viaggio
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Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato
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Ariete – Mare di guai
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Modà – Lasciami
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Gianmaria – Mostro
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Olly – Polvere
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LDA – Se poi domani
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Will – Stupido
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Anna Oxa- Sali
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Shari – Egoista
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Sethu – Cause perse
Se Marco mengoni primo è prevedibile conferma del primo giorno e possibile pre-annuncio del risultato finale, stupisce ma forse non troppo vedere Colapesce Dimartino al secondo posto (sicuro Premio della Critica) e riempie di felicità vedere Ultimo così in basso (o in alto, a seconda dei punti di vista). Vedere Paola e Chiara e Mr. Rain lì sopra e Ariete così in basso ci fa comunque domandare che sostanze assumano la sera in Sala Stampa.