– di Blowy –
UN PO’ DI STORIA
Non è affatto facile dare il giusto titolo a un disco d’esordio, ma questa prova CASSIO l’ha superata alla grande.
Accattivante al punto giusto da farti fermare un attimo a riflettere (impresa già abbastanza ardua di questi tempi) “19 Luglio 1944” non è solo l’indirizzo della sua casa d’infanzia dove questo album ha preso vita, ma è anche il giorno in cui la 34esima divisione americana “RedBull” liberava Livorno dall’occupazione tedesca, all’alba di una calda mattina estiva.
Un giorno che ricorda un conflitto, come quello che lo stesso CASSIO ci ha voluto raccontare con queste nove canzoni. Un duello costante con il mondo che lo circonda, con i sensi di colpa, di inadeguatezza e fallimento sempre pronti a prendersi le ore migliori della notte, come racconta lui stesso in “Sempre serio”.
VECCHIA CARA TRASPARENZA
Si percepisce un continuo vedo-non vedo sul passato rock indipendente dell’artista, dalla scrittura al modo di cantare tipici di chi già nei primi anni 2000 saliva sui palchi a gridare di quanto questo mondo o questa “Italia” gli fossero così ostili e lontani.
La medaglia al merito non può che andare, inoltre, ad Andrea Pachetti per aver vestito le canzoni con le sonorità più attuali di sempre dando all’intero progetto il passo del mercato discografico attuale (ma questo lo aveva già dimostrato il lavoro con Emma Nolde in “Toc-caterra”, disco d’esordio della giovane cantautrice).
Hai detto mercato attuale?! Sì, ma chi ora si aspetta un disco che tratta di vita di strada e pistole resterà sbalordito dalla trasparenza e dal coraggio con cui Cassio parla invece dei suoi sentimenti più intimi, come quelli per una nonna scomparsa o per un passato segnato dalle dipendenze.
Finalmente, direi, le canzoni tornano a parlare di quello che nessuno ha il coraggio di dire nel modo in cui tutti hanno paura di fare.
UN DISCO DA COMMEDIA
Le tematiche difficili e profonde non collocano di certo questo disco in quella che io chiamo “la commedia da ballare”, canzoni da “voglio vedere le mani al cielo”, per intenderci.
La commedia a cui mi riferisco infatti, non è quella fatta di leggerezza e spensieratezza, piuttosto quella scritta in versi che parla di gironi e anime in pena.
Ascoltando “19 Luglio 1944” ci si sente un pò cosi, trasportarti in un limbo di emozioni agrodolci, un viaggio nel purgatorio di un artista con i suoi tormenti, i suoi rimorsi e i suoi pentimenti raccontati apertamente, come se ogni ascoltatore fosse un amico in ascolto.