– di Luca Boetti –
Mi sarebbe piaciuto un sacco partecipare al processo creativo che ha portato alla scrittura di questo disco, anche solo come spettatore interessato. Avrei voluto vedere all’opera le persone coinvolte nella genesi dei brani, per capire da dove partissero e dove volessero arrivare, ma soprattutto fino a quanto hanno dovuto scendere a compromessi in favore dell’ascoltatore. L’impeto creativo che si percepisce quando ci si approccia a questo progetto è assoluto, a tratti intellegibile: “Inaktuell” è un progetto ambiziosissimo, che prova a coniugare un’estetica sci-fi oscura e nebbiosa con delle sonorità elettroniche dolci e dall’atmosfera profonda. Immagino tre persone chiuse in una stanza per ore a parlare di film, romanzi, viaggi ed esperienze psichedeliche, il tutto accompagnato da sottofondi musicali suggestivi e inebrianti. E in questo brainstorming allucinato ci sono io, che assisto in silenzio agli HACK che decidono di produrre un EP emozionante e coraggioso, senza sentire il bisogno di giustificarsi e rimanendo sempre fedeli a loro stessi.
Partiamo col dire che “Inaktuell” non è, in nessun caso e in nessuna maniera, un’esperienza user friendly: gli HACK cercano di fare una cosa difficilissima, ovvero rappresentare in musica delle tematiche riservate tipicamente ad altre forme artistiche, come cinema e letteratura. Questo disco infatti si ispira a Blade Runner, ad alcuni racconti di Lovecraft o di Poe, opere immortali che hanno saputo coniugare l’infinito con il finito e l’universale con il particolare, ammantando tutto in un’ineffabile e misteriosa fantascienza. Nel disco si può sentire un brano come “Mileva” e sentirsi calati dall’alto tra i vicoli di una città cyberpunk, tra macchine volanti che attraversano il cielo e vapori industriali che creano nuvole artificiali; “Via Lattea” è invece un pezzo che tributa chiaramente il famoso discorso del replicante Roy Batty, in cui noi semplici ascoltatori non possiamo che immaginare ciò che gli HACK hanno visto e consumato con i loro occhi.
Il presupposto fondamentale per apprezzare questo disco è sospendere ogni giudizio sulla “musicalità” del progetto. Certo, si parla di un EP, ma più che un album da schiaffare in una playlist è un’esperienza unica, fatta per essere sentita più che ascoltata. Questa supercazzola serve ad infiocchettare il concetto che i brani di “Inaktuell” non si possono cantare sotto la doccia, o ascoltare mentre si va a fare jogging al parco. È un disco d’atmosfera, che dipinge una nebbiolina suggestiva e piacevole, adatta ad essere consumata d’inverno quando piove, sdraiati sul divano in santa pace o fumando sul balcone di casa. Non provate però a cercare di metterlo in coda ad una playlist di una festa, o a consigliarlo al vostro amico bocconiano che la sera prima è stato al Gattopardo: il risultato sarà di far cringiare i presenti, facendo un torto a voi e soprattutto al disco.
Ciò che manca è infatti l’accessibilità: l’impossibilità di poterne fruire in diverse situazioni si sente parecchio e, a mio parere, difficilmente potrà essere apprezzato da una platea che vada oltre i cultori del genere. Anzi, sarebbe meglio dire del sottogenere, visto che qui si parla di un disco di musica elettronica, inaccostabile a qualcosa di familiare al grande pubblico (la prima reference che mi è venuta in mente per scrivere la recensione è Franco Battiato, che poi a ripensarci con il disco non c’entra nulla) e che richiama elementi familiari non tanto ai nerd, quanto più agli ultra nerd (quelli che per esempio conoscono a memoria la lore di Wharammer 40.000 e hanno come sfondo del computer un’opera di Sant’Elia; quelli come me insomma, e infatti il disco mi è piaciuto).
Affrontato lo scoglio enorme che questo disco pone tra sé e il fruitore medio, si può passare agli effettivi contenuti del progetto. Come già detto, “Inaktuell” è molto ambizioso, e questo a volte fa sì che si scontri con i necessari limiti che comporta raccontare l’irracontabile. Le tracce mancano spesso di storytelling: anche per quelle in cui si percepisce maggiormente l’intento di raccontare, ci si perde nel cercare di seguire la direzione tracciata dalla voce dell’interprete. Non che questo sia necessariamente un male, anzi. Però già il disco di per sé è un‘esperienza complessa, e avere qualche appiglio che permetta di aggrapparsi a qualcosa di familiare, non mi sarebbe affatto dispiaciuto. La musica accompagna bene l’esperienza di ascolto, la melodia non è mai scontata ma nemmeno esagerata. Anche nella composizione si percepisce l’intento di dare spazio all’istinto, alla creatività senza reticenza, allo stream of consciousness senza esitazioni.
Che sia durante la lettura di un libro, mentre si sta lavorando a un progetto in solitaria con le cuffie, o che ci si prenda un paio d’ore per dedicarsi ai videogiochi, “Inaktuell” può essere un ottimo accompagnamento per questo tipo di attività riflessive, che richiedono un certo grado d’immersione e di isolamento. Il disco non vi farà danzare come dervisci sulle sue note profonde, però saprà sicuramente regalare dei momenti piacevoli in compagnia di sé stessi, mentre atterrate pigramente sulla poltrona come un cosmonauta, sulle cime rugiadose degli alberi di Orione.