Esordio per Alessio Calivi in arte KIHM, figura allegorica che ricorre al trucco e all’estetica eccentrica per polverizzare gli stereotipi e in qualche modo sfidarli. Un disco come “Recìto” di Aleter Erebus prende ispirazione per il titolo dal neologismo creato dallo scrittore Vincenzo “Fuorviante” Furfaro: racchiude il significato di recita e di rito, due azioni che l’essere umano tende a compiere spesso in modo correlato. Ci troviamo dentro le trame di un pop digitale che molto prende a prestito dallo scenario inglese e dal sottobosco della New Wave italiana, quella ricca di glamour per intenderci.
Ci colpisce “Il nulla cosmico” e vogliamo partire da qui. Un suono che sembra provenire da un altrove… o sbaglio?
Forse perché è legato ad un “altrove” comune creato dal periodo pandemico del 2020. Non a caso parte del testo è contestualizzato in quella situazione. Quindi magari, associandolo ad un suono elettronico pulsante, dilatato e dinamicamente instabile, si, forse può dare un senso di qualcosa di diverso.
A dire il vero un po’ tutto il disco rilascia questa sensazione di altrove… non so come la vedi. Se non fosse una sensazione totalmente sballata, come te lo immagini?
L’obiettivo era quello di farlo suonare come KIHM e non come qualcosa già macinato. Posso affermare tranquillamente che tutto quello che si sente nell’album è volutamente impostato in quel modo. È stato un lungo lavoro di produzione anche per questo. Ci sono diversi strumenti acustici associati a certi tipi di suoni elettronici, proprio per creare un amalgama compositivo che rispecchiasse al meglio il mio background sonoro e la mia voglia di sperimentare cose musicalmente diverse.
La pandemia quante cose ha cambiato secondo te?
Tante. Abitudini in positivo e in negativo, rapporti interpersonali…Musicalmente ha dato modo a molti artisti di potersi cimentare a piano sul proprio lavoro, con tutti i disagi del caso. La nostra categoria è stata completamente abbandonata e dimenticata. In questo paese nessun codice ci tutela e ci rappresenta, sfortunatamente. I lavoratori dello spettacolo sono stati messi a dura prova e stiamo parlando di migliaia di persone, famiglie. Spero si possa imparare da questo disastro, rispettando ovviamente tutte le perdite umane che ci son state e che ancora ci sono. C’è tanto dispiacere. Ma passerà…
Raccontaci di questa copertina. Visionaria come quel certo modo di pensare alla tua “new wave” spaziale…
La copertina è opera di Tony Zappa (Antonio Zappone), un artista eclettico, visionario e dannatamente bravo. Tutto quello che ho prodotto in questi 20 anni di attività, graficamente, ha la sua firma. A parte essere un carissimo amico, adoro il suo modo di vedere le cose, come interpreta ogni singolo brano che gli pongo all’ascolto e come riesce a vestirlo successivamente. Abbiamo fatto una marea di cose assieme, performance di ogni tipo, e credo che altre ne verranno.
Questo esordio discografico… ti somiglia? Ha rotto le maschere o le ha celebrate? Resa o rivoluzione allo stato sociale?
Nessuna rottura e nessuna resa. Semplicemente Kihm è il frutto di un percorso musicale che è iniziato 20 anni fa, passando da svariate forme di espressione musicale. La mia è una continua ricerca di sonorità plasmabili e modellabili. Non mi sono mai posto limiti nel voler cambiare stile o generi, sono un musicista e sfrutto tutto il possibile per esprimere quello che ho dentro. A volte arriva ed è capito a volte no, questo mi ricorda noi esseri umani nella vita reale?!