Si intitola “Puoi trattarmi da puttana (Tanto non m’importa più)” il nuovissimo singolo de I Malati Immaginari, duo elettro-pop abruzzese che da tempo si sta facendo notare sulle scene live indipendenti con un tour che non cessa di sfornare date spesso anche a corredo e in apertura di grandi protagonisti della discografia indie italiana. Un altro singolo che ci avvicina al disco d’esordio da molti atteso. E non mancano ricerche sonore interessanti, questa volta in direzione di una dimensione tribale e spirituale molto più sfacciata. Un brano che denuncia la violenza, sulle donne come verso ogni cosa e verso chiunque. Liriche che abbracciano il pop italiano in una dimensione sonora inglese che ormai hanno disegnato un vero e proprio marchio di riconoscimento per il duo abruzzese.
Un titolo lungo ed emblematico. La violenza è il centro nevralgico di questo nuovo brano. Perché? Cos’è accaduto per ispirarne le liriche?
Fortunatamente non ci è successo nulla che in senso stretto ci abbia ispirato la canzone. “Puoi trattarmi da puttana” è uno di quei brani che escono in modo molto spontaneo, lo abbiamo scritto jammando, ma la Jam durò poco perché il pezzo uscì bello e fatto. Volevamo scrivere un testo forte, che ben si adattasse al mood cupo della parte strumentale, ma che allo stesso tempo non parlasse di amore in senso stretto. Così accadde che una mattina, durante uno degli innumerevoli viaggi di Dario, le parole arrivarono da sole alle 7 del mattino, in autobus, mentre fuori pioveva. E da quel giorno non l’abbiamo più toccata, e crediamo di aver fatto bene…
Nel modo di pensare alla violenza siete anche scesi in campo con qualcosa di vostro, di biografico… un modo personale di pensare alla violenza?
Di biografico c’è ben poco in questo pezzo (e meno male!). Nel senso che le persone con cui viviamo sono tutt’altro che violente, come noi del resto, che abbiamo sempre creduto nella parola come arma suprema. Nello scrivere “Puoi trattarmi da puttana”, ci siamo immedesimati in una situazione claustrofobica, senza via d’uscita, in cui ci si abitua alla violenza fisica e verbale dopo anni di logoramento. Anni in cui la vittima arriva a deporre le armi, quasi come se volesse dire: “Adesso fai di me tutto quello che vuoi, picchiami, sfregiami, violentami, trattami come hai sempre voluto, tanto non m’importa più”. Ecco, la canzone vuole fotografare il momento in cui la vittima smette di ribellarsi al carceriere e accetta senza condizioni ogni tipo di violenza e sopruso.
E che rapporto avete con essa? In fondo si manifesta davvero in ogni dove e il mondo della musica non ne è esente…
Siamo persone totalmente contro ogni forma di violenza, fisica e verbale. Talvolta, come in ogni band che si rispetti, ci sono delle discussioni. E talvolta arrivano parole forti, che magari vengono pronunciate già con una dose di pentimento dentro. Fortunatamente curiamo ogni diverbio con un abbraccio, la violenza è un linguaggio che non ci appartiene e non ci interessa. Siamo persone votate all’amore e al rispetto reciproco. Anche se sì, come dici tu la musica non è esente da violenza. Basta pensare a John Lennon, Dimebag Darrell, 2Pac, Notorious e alcuni omicidi accaduti in ambito black metal. Cose assurde e inconcepibili per noi, che non abbiamo neanche una spiegazione logica a tutti questo. Oppure pensiamo a musicisti che fanno della violenza la propria bandiera, come chi picchia o si sfregia sul palco. A noi non interessa. Sul palco, subito prima di ogni live, Dario bacia la mano di Laura e alla fine, soddisfatti o meno, ci siamo sempre dati un abbraccio. Abbiamo sempre cercato di comunicare messaggi positivi, sia nella nostra musica, sia nella vita privata. Speriamo di esserci riusciti.
Il primo disco de iMi… lo aspettiamo da tempo… a quando?
Ma lo sai che anche noi lo aspettiamo da tempo? Scherzi a parte, è vero, lo abbiamo annunciato e rimandato più volte. Poiché sono canzoni alle quali siamo molto legati, e poiché si tratta del nostro esordio reale sulla lunga distanza, è ovvio che eravamo in cerca delle persone giuste che sposassero la nostra idea e il concept iMi nella sua totalità e ne dessero il giusto valore. Le abbiamo trovate, credono in noi come noi crediamo in loro, e quindi ascolteremo il disco dei Malati a cavallo tra fine settembre e inizio ottobre!