Quando il pop si fa alto nella sua line più acuta, più elegante… prezioso elemento che sempre unisce e congiunge la tradizione alle tante derive che il futuro e il suono digitale ci offre. Che poi un disco come “Bestemmio e prego” è assolutamente devoto al cliché del pop italiano, quello grintoso, quello che sa far bene il mestiere antico di generazioni. Massimo Bigi, da sempre nel mondo della musica anche e soprattutto al fianco di Enrico Ruggeri, si lancia in un esordio che finalmente, soprattutto finalmente, trova luce e forza di avere forma. E non è un caso che oltre allo stesso Ruggeri – che inaspettatamente oltre che all’immancabile presenza vocale, lo troveremo impegnato in un set di percussioni per il brano “Le ombre della sera” – troviamo anche Andrea Miró, Silvio Capeccia e Davide Brambilla.
E questo rock in apertura di “Come se fosse facile” mette in campo tutte le possibili angolazioni di questo disco… tutte o quasi: rock morbido anche nelle distorsioni ma dalle infezioni scure e seriose, quel drumming arioso, aperto, “epico” nei suoi rullanti e nei suoi riverberi…le belle chitarre acustiche ben spaziate e il basso quasi trasparente ma determinante nel tutto. E poi la forma pop che è forte sia nella scrittura delle strofe che per gli incisi orecchiabili. E si noti come arrivano coraggiose soluzioni “americane” in “Il randagio e l’ubriaco”, questa cassa risonante, queste chitarre alla Liga… e che bel cambio di rotta romantico, poetico e dolcemente antico in “Circo meraviglia”, un brano che porta la lirica del disco in un punto altissimo: analogie di vita in visioni di un acrobata del circo. Certamente niente di originale direte voi, ma che bello è, sempre lo è, quando la vita diviene un quadro in maggiore ricco di aria e di quella cadenza priva di ansie che restituiscono le parole ben scandite anche se va detto, non è certo la voce il punto chiave di Massimo Bigi. Tra l’altro segnalo, sempre al mio orecchio s’intenda, come se i brani avessero un diverso mix e una diversa produzione: se ascoltiamo ad esempio “Un’altra età” e la successiva “Parte di me”, noto una bella differenza non solo nella pasta sonora quanto anche nella gestione del mix stesso della voce… e chissà, anche un master differente…
Il disco scivola così per 10 inediti compreso la title track che tanto ha trovato spazio e voce nel tour dello stesso Ruggeri. E prima di chiudere sottolineo ancora “Le ombre della sera”: ecco il mio pezzo del disco, sospeso, antico con la fisarmonica, di tramonti che mi fanno sognare, di quella canzone d’autore che se fosse caduta in bocca ad uno famoso un bel po’ ora staremmo a parlarne in ben altra misura. E che poesia anche i rinforzi di voce della Mirò…
Massimo Bigi esordisce con un disco pulito. Niente da dire, si sente la scuola e si sente il mestiere, si sentono i suoni importanti e un lavoro di produzione che celebra la sua più alta maturità nel non aggiungere ridondanze immature ma lasciando tutto snello e decisamente ricco di forza narrativa. Se però parliamo di pop main stream, forse su questo piano manca ancora il pezzo singolo che buca le radio e la viralità della rete (un tempo serviva bucare solo lo schermo del televisore…)!!!