Si intitola “Silvio Capeccia plays Decibel” questo lungo percorso che Silvio Capeccia, storico fondatore con Enrico Ruggeri di quei Decibel che hanno sdoganato (forse per primi) il grande punk in Italia in quei neonati anni ’80, riprende quella lunga storia della band – che tra l’altro è tornata a rivivere anche di recente con una magnifica reunion – e codifica tutto il mondo sonoro e melodico dentro le volute classiche di un pianoforte soltanto. Due dischi (da poco uscito il secondo volume “Piano Solo 2”), 28 brani pescati in questa storia che da “Contessa” a “My My Generation” raccontano di una generazione dentro cui non si respirava solo aria di provocazione ma anche intelligente innovazione per l’estetica della scena. Il punk dentro un pianoforte soltanto…
Secondo volume di un progetto davvero affascinante. La traduzione di questi brani per solo piano ha significato anche una “nuova scrittura”?
Il progetto di rilettura al pianoforte del repertorio rock dei Decibel mi ha appassionato strada facendo sempre di più. Questo perché nel primo lavoro avevo privilegiato brani nati al pianoforte come “Contessa”, “Vivo da re”, “Noblesse oblige” ed altri ancora: ovvio che per tali brani la rivisitazione pianistica è stata agevole, direi naturale. In “Piano solo 2” invece ho affrontato canzoni di pura matrice rock come ad esempio “My my generation”, “Lettera dal Duca”, “Il lavaggio del cervello”. E qui ho mantenuto solo l’ intelaiatura armonica e gli spunti melodici del brano originale per spaziare verso altre direzioni … Una nuova scrittura da una angolazione che credo solo il pianoforte, con la sua ampiezza, sia in grado di offrire.
Da una recente recensione di un amico e collega ho letto qualcosa di interessante: tolto dai brani il comparto “punk” resta la natura classica. Come a dire: tutto viene dal mondo classico. Sei d’accordo? Ovviamente è un’affermazione che ha molto di figurativo…
Nel passaggio dalla strumentazione rock al pianoforte ho cercato di evitare la semplice riproposizione dei brani con altro strumento (sarebbe stato più facile ma banale), per costruire un repertorio Decibel quasi ex-novo. Quindi maggiore spazio alle immagini classicheggianti da parte di un pianista che però, tengo sempre a precisarlo, non è di estrazione classica ed ha avuto come riferimenti le tastiere di Ray Manzarek dei Doors, Dave Greenfield degli Stranglers e Ron Mael degli Sparks. Possiamo già definire questi artisti come esponenti della “musica classica del secondo Novecento”?
Esiste uno o più brani che davvero non hanno potuto vivere con gusto se non in quella dimensione originale? Oppure il pianoforte ha potuto codificare tutto?
Pensavo che per alcuni brani punk/new wave molto “tirati” fosse impossibile una rilettura pianistica: mi sbagliavo, perché una volta abbandonata l’idea di risuonare semplicemente quella canzone con una sonorità differente, mi sono ritrovato con una tavolozza di accordi e spunti melodici su cui costruire nuova musica, avvalendomi dello strumento per eccellenza. È stata per me la parte più creativa ed affascinante dell’intero progetto “SC plays Decibel”.
I tuoi DECIBEL… a parte le nuove scritture recenti, che cosa hai vissuto nel risuonare il passato dei grandi successi?
Non lo nego: risuonare brani come “Vivo da re”, “Contessa”, “Lsd Flash” suscita sempre in me una grande emozione perché rivivo gli anni della cantina, i primi concerti nei licei milanesi, le cassette che consegnavamo presso gli uffici della case discografiche (negli Anni Settanta non esistevano ancora i talent). Emozione mista alla soddisfazione di aver coltivato e vissuto una passione vera ed unica come la musica. Cito spesso una frase di David Byrne dei Talking Heads: “La musica ha in sé la sua ricompensa”.
A questo punto la domanda: ti è venuta voglia di codificare il tutto anche in altri linguaggi?
Il progetto di rilettura pianistica del repertorio Decibel si ferma qui, con 28 brani contenuti nei due album “Piano solo 1-2” su un totale di una settantina di tracks pubblicate dai Decibel nella loro discografia. Vista la ricchezza armonica e melodica di questo repertorio, che ho potuto verificare direttamente nel progetto piano solo, non escludo a priori altre future escursioni. Brian Eno docet…