– di Naomi Roccamo –
Finalmente la musica elettronica italiana sta facendo dei passi avanti: voglio dire, a farci ballare non possono essere sempre gli stessi tre, quattro, dai, cinque, nomi, bravi ma da condividere col resto del mondo. Iniziamo ad avere qualcosa che è tutta nostra, profuma di città italiane e club, di vita notturna e gioventù.
Se quest’anno siete stati al Mi Ami forse qualcuno di voi ha già avuto a che fare con il nuovo e primo disco di Bianca Maria Scoccia, ovvero, appunto, Whitemary, una “Radio Whitemary”, presentato in anteprima durante l’appuntamento milanese il 28 maggio e pronto a viaggiare in giro per il bel paese per tutta l’estate grazie a DNA Concerti. Cosmo la prenderà sotto alla sua ala protettiva in occasione di alcune date del tour, in apertura. Poi si volerà a Helsinki e Stoccolma.
Le prime 42 copie numerate , che saranno firmate da Whitemary, riprendono piacevolmente il suggerimento di 42 Records, l’etichetta di debutto dopo l’EP indipendente “Alter Boy”.
La presenza insieme ad Elasi e Plastica nel collettivo “Poche”, nato per promuovere e stimolare il brainstorming musicale fra artiste italiane e un remix ufficiale di “Repito” di Ditonellapiaga sono solo alcuni dei progetti che l’hanno coinvolta di recente.
Con “Radio Whitemary” si apre un nuovo capitolo, molto personale, del suo modo di fare musica: ogni brano è essenziale, poche frasi, molto sound, spedite verso il mood che si vuole raggiungere.
I tre singoli estratti precedentemente, “Niente di regolare”, “Credo che tra un po’” e “Chi se ne frega”, anticipavano già un uso intenso di sintetizzatori e campionatori e cassa dritta, testimoni di un lavoro tutto rivolto al risveglio della musica elettronica.
– di Riccardo De Stefano – Tra le cose più difficili da fare, per chi scrive di musica, c’è quella di dare l’ultimo saluto a un artista che se ne va, specialmente se quell’artista ha accompagnato, in qualche modo, umanamente e professionalmente chi ne scrive. È una delle cose belle della musica: le canzoni ci…
I testi, i suoni, ma anche i colori e le immagini dei 14 brani del disco provengono tutte dalle visioni, sia metaforiche che letterali, di un’artista che ha pensato bene di dedicarsi personalmente e interamente alla sua Radio, veicolatore di pensieri e sensazioni.
“Provo, dico”, “È molto strano”, “Sembra che tutto”, “Credo che tra un po”, sono titoli che suggeriscono un principio di incertezza e quindi di umanità, di cose che possono essere, ma nessuno ci assicura che saranno; sembrano quasi dei quesiti che, a vicenda, si danno delle risposte e si sostengono.
Il culmine del dubbio, della sentire casuale che sembra arrovellare l’essenza dei brani, viene sciolto ed esplode, come è giusto che sia, fra i beat deliranti, che ti esortano invece a lasciar perdere, a ballarci su.
L'”Intervista”, intermezzo poco silenzioso, divide il disco 7 brani per parte che sembrano settimane, escalation non necessariamente cronologiche che mixano sentimenti e modi di fare.
Questa estate ne avremo di cose da ballare.