– di Michela Moramarco –
ELASI è indubbiamente un’artista eclettica e sorprendente, ma il suo nuovo EP, dal titolo “OASI ELASI” ne è la ri-conferma: composto da cinque tracce, il nuovo lavoro discografico della cantautrice e producer è un viaggio ammaliante tra suoni esotici e immaginari fantastici. L’ascolto di queste tracce si pone come un viaggio ad occhi chiusi di cui forse non sapevamo di avere bisogno.
Per capire di più riguardo l’immaginario colorato e curioso creato da ELASI, ne abbiamo parlato direttamente con lei.
Il tuo nuovo EP, dal titolo “OASI ELASI” crea un immaginario molto peculiare e personale. Come nasce? È stato difficile scegliere come mettere a punto i brani?
Ho cominciato a scrivere i brani durante il primo lockdown, nel 2020: in quei mesi, per evadere dalla reclusione forzata, mi son messa a cercare dischi, ritmi e canti dal mondo e ho campionato canti popolari indiani e altri suoni dal mondo. Invece altre tracce sono nate tra questo e lo scorso anno e così ho deciso di pubblicarle. Il processo è stato analogo: ho campionato, fra le tante cose, un ritmo algerino che ha dato vita al brano “Naufragio” per esempio. Tutti questi brani per me rappresentano un viaggio. Così ho contattato degli artisti, tra cui l’artista Meryem Abolouafa che è marocchina e Eva de Merce, che è un’artista messicana e Populous che è un artista con tante influenze musicali dal mondo e che ci fa ballare, con i suoi beat.
A questo punto ti chiedo: quali sono i tuoi artisti di riferimento, come ascolto e come approccio alla fase creativa dei brani?
Di sicuro le influenze che caratterizzano la mia musica non sono poche: nel tempo ho ascoltato molte cose e quindi i miei riferimenti sono vari, che spaziano quindi dalla musica classica alla world music, dall’elettronica alla musica pop, anche americana. Ma come approccio, per esempio, una figura che amo molto è sicuramente Damon Albarn, che ha tanti progetti coi quali è riuscito ad esplorare musica di tanti generi e tanti paesi. Poi chiaramente adoro artiste come Bjorke o anche Lady Gaga, che sono artiste che sanno abilmente mescolare musica e arti visive, ma anche moda e performance, che sono mondi che mi affascinano. Altri nomi? David Bowie, indubbiamente, ma anche David Byrne.
Visto che hai accennato anche al contesto visivo della tua arte, della tua musica quindi, ti chiedo da dove deriva l’influenza o qual è la citazione di riferimento per la cover del tuo EP.
In realtà la cover dell’Ep è ispirata al “Giardino delle Delizie” di Bosch. È un quadro in cui prevale il caos ed è anche abbastanza noto. Così ho voluto creare la mia oasi che, come si può dedurre guardando l’immagine, è costituita da una parte di Eden e da una parte infernale. Di fatto questa oasi è stato il mio rifugio mentale in cui sono stata per poter scrivere. Mi piacerebbe trasmettere questo immaginario a chi ascolterà l’EP.
Visto che abbiamo accennato al mondo della performance: come descriveresti un tuo live?
Un mio live è sicuramente molto dinamico: fa molto ballare. Personalmente amo il mondo del disc jokey e quindi creare movimento. Mi piace far ballare, ma devo dire anche un po’ piangere: definirei un mio live anche molto “emotional”.