– di Martina Rossato
foto di Jacopo Emiliani –
Frutto dell’incessante ricerca sonora del cantautore napoletano Guido Maria Grillo è il suo nuovo disco, “Anema Lesa”. Caratteristica principale dell’artista è da sempre la capacità di mettere in musica una interessante commistione tra tradizione e innovazione, che va al di là della sua appartenenza culturale alla città di Napoli. Pur avendo un carattere spiccatamente napoletano, la sua musica rompe gli schemi della tradizione per aprirsi a nuovi orizzonti. Il risultato è un EP composto da cinque tracce in cui le sonorità partenopee si fondono con la musica elettronica e si spingono dall’altra parte del Mediterraneo, accarezzando influenze arabeggianti. Nel disco non mancano infatti echi mediorientali.
Il disco si fa portavoce di un sentire collettivo, un bisogno di unità che parte da un solo uomo che si unisce all’umanità intera nella lotta, nella sofferenza e nel tentativo di liberarsi, abbattendo ogni genere di barriera. Si è spesso sentito dire che la bellezza salverà il mondo, ma “se la bellezza non vale più niente, chi ci salverà per sempre?”.
Pubblicato dall’etichetta Private Stanze e distribuito da Audioglobe, “Anema Lesa” dà voce alla sensazione di claustrofobia causata dalla società e che permea in modo particolare le nuove generazioni. È bello poter partire dalla tradizione per dare inizio a questa spinta propulsiva. In fin dei conti, anche la storia personale dell’autore difficilmente potrebbe essere più legata alla tradizione: nato e cresciuto in mezzo all’arte nella famiglia De Curtis, non potrebbe cantare che in napoletano. La lingua che utilizza è proprio quella di casa, unita all’italiano; la contaminazione tra le due offre all’ascoltatore un effetto di universalità.
Il disco è stato anticipato dal singolo “Nennella” e si pone come continuazione del precedente lavoro in studio “Ànema”, pubblicato un anno fa. Rispetto al precedente sono rimaste invariate l’audacia e l’originalità, che portano l’artista a non fermare mai la sua ricerca artistica, conferendo al progetto il suo carattere internazionale.
In entrambi gli album forte è il senso di malinconia e di dolore, quelle sensazioni claustrofobiche che diventano la base per dare voce ad una nuova forma di coraggio, diversa per ognuno ma comune a tutti gli uomini: l’anima universale è lesa, ma non sconfitta.