– di Giacomo Daneluzzo –
18 maggio 2022. Una data singolare in cui far uscire un disco, soprattutto se consideriamo che è mercoledì – e non, come vuole la convenzione, venerdì; ci possiamo spiegare questa decisione, forse, con il fatto che esattamente un anno fa moriva Franco Battiato, maestro del cantautorato e della sperimentazione: ad ogni modo, un altro Francesco ha scelto proprio questo giorno per la pubblicazione di un piccolo gioiello della sperimentazione cantautorale. Francesco De Leo, ex frontman dell’Officina della Camomilla, gruppo con cui dal 2008 al 2017 ha precorso, in quel di Milano, la nascita e lo sviluppo di un certo indie, amato e odiato, fa uscire oggi la sua ultima fatica, che s’intitola “Swarovski” e su cui ci sarebbe molto da dire. “Swarovski” esce per Hachiko Dischi, un’etichetta che De Leo si è inventato l’anno scorso, che rappresenta una scommessa e un primo elemento di originalità in questo lavoro, cioè la voglia di mettersi in gioco anche sul fronte discografico, producendo il proprio materiale con la propria etichetta, à la DIY, una cosa decisamente fuori moda, nel panorama odierno. In secondo luogo, “Swarovski” è un prodotto davvero atipico: un album di appena 21 minuti per otto tracce, di cui solo due vedono la partecipazione vocale dell’artista (ossia la title track e “Chloë Sevigny Sosia”, quest’ultima solo come accompagnamento, senza parti soliste), in cui ogni canzone vede la partecipazione di un’artista, scelta che risulta essere, oltre che un’originale direzione artistico-espressiva, un segnale e una presa di posizione politica forte nei confronti di un mondo dello spettacolo ancora fortemente discriminatorio e limitante nei confronti delle donne.
Ho sempre ritenuto De Leo un individuo altamente espressivo, dotato di una capacità “totale” di esprimere se stesso attraverso ciò che scrive, cosa che ho sempre ammirato molto. Faccio parte della vecchia guardia e quelle dell’Officina sono canzoni con cui sono cresciuto e che mi hanno davvero formato. “Swarovski” è qualcosa di molto diverso da tutto ciò che De Leo abbia mai fatto, ma anche da tutte le altre uscite discografiche; è un prodotto artistico imprevedibile e fuori dagli schemi – in linea, quindi, con l’anarchia artistica del suo autore. Se per certi versi sembra avvicinarsi al concetto di producer album, tipo di release che negli ultimi anni si è affermato nel nostro mercato discografico, sarebbe riduttivo considerarlo tale: “Swarovski” è una sorta di mosaico, una raccolta coerente di spunti artistici diversi e complementari tra loro. In quest’opera De Leo, che è autore dei testi e delle musiche e produttore in ogni traccia (con l’eccezione di “Swarovski”, co-prodotta da Populous), diventa un direttore d’orchestra, una mente dietro un progetto più grande; una scelta che si colloca estremamente in controtendenza rispetto a tutto ciò che rappresenta il panorama musicale e discografico italiano di oggi, in cui il protagonismo è diventato un valore, portando con sé un’esaltazione della propria figura, prima ancora dell’opera artistica. Far uscire un album del genere, oggi, è una decisione assolutamente anti-commerciale ed è per questo che la purezza artistica di De Leo è qualcosa da apprezzare, perché è rara e preziosa.
Ogni traccia vede qualche ospite partecipare, in modo che De Leo non resti mai da solo – e anzi, non sia neanche propriamente protagonista. Abbiamo ben due tracce realizzate in collaborazione con l’artista francese Clementine le Fruit, progetto estremamente sperimentale: sono “Intro” e “French Cicciolina”, dedicata all’iconica Ilona Staller, prima attrice pornografica al mondo a entrare, nel 1987, in un parlamento nazionale. “Swarovski” è senza dubbio la traccia in cui sentiamo “più De Leo”, l’unica in cui canta anche da solo, accompagnato da M¥SS KETA, uno dei simboli di Milano, città d’adozione dello stesso De Leo, e dal produttore Populous: un manifesto di stile, oltre che singolo di lancio, in cui viene presentata l’estetica del progetto. In “Guilty Pleasure”, secondo singolo di lancio, troviamo una grande cantautrice, veterana del panorama indipendente e alternativo, Lucia Manca, che fa suo un brano psichedelico e sognante, mentre nella brevissima “Chloë Sevigny Sosia” la voce di De Leo è udibile solo in sottofondo a quella dell’incredibile Rachele Bastreghi (Baustelle), in un duetto melodico e sensuale, con un testo tra il serio e il faceto – come d’altra parte buona parte della produzione di De Leo. In “Serpente” troviamo (oltre al basso di Bruno Belissimo, con cui De Leo aveva già collaborato in tempi recenti nel singolo “Tutta Moda”) una giovane cantautrice emergente, Vipera, che interpreta perfettamente un testo straniante ed estremamente evocativo, in un brano energico e poetico al tempo stesso. “Top Model” vede la partecipazione vocale di una cmqmartina molto in forma, che esce in modo impeccabile dalla propria comfort zone e interpreta una canzone dolce e melodica, cullante, capace di far sognare e immaginare. Il disco si chiude con la bellissima “Bye Bye Bertolucci”, un piccolo capolavoro acustico interpretato magistralmente dalla straordinaria Maria Antonietta, che ci porta in una dimensione fuori dal tempo, un’estetica rétro di enorme forza comunicativa.
In questi quattro anni di (quasi) silenzio discografico di De Leo in molti abbiamo avuto paura. Paura che si fosse perso nell’abisso, nei meandri della sua mente – è risaputo, infatti, che sia un tipo quantomeno singolare, per così dire – e che la sua straordinaria vena espressiva fosse venuta meno; o che forse, semplicemente, non gli interessasse più così tanto scrivere canzoni e pubblicarle, cosa che sarebbe stata una grandissima perdita. Ma non abbiamo mai smesso di sperare e la nostra attesa è stata totalmente ripagata da un’uscita incredibile, che – come preannuncia il nome – è un vero gioiello del cantautorato contemporaneo, piccolo, ma con dietro un grandissimo lavoro, unico e prezioso, scintillante, raffinato. “Swarovski” non assomiglia a nient’altro ed è l’ultima, aggraziata fatica di una mente artistica estremamente creativa, espressiva e originale. De Leo, il mago che abbiamo imparato a conoscere in più di un decennio di attività artistica, è riuscito a orchestrare un lavoro bellissimo, un quadro avanguardista, una performance polifonica; “Swarovski” è un lavoro pensato come lontano dai riflettori, in cui l’apparire del suo autore è messo da parte in virtù della realizzazione di un prodotto artistico di valore, che rappresenta la maturità artistica e compositiva di un cantautore tra i più originali della scena, che ha sempre avuto tanto da dire e da esprimere e che, a 31 anni, ha trovato una nuova chiave per farlo, più adulta, più posata, ancora estremamente coerente alla sua personalità artistica così variopinta, lontana da qualsivoglia schema.