– di Assunta Urbano –
Verano è il progetto di Anna Viganò, artista che abbiamo conosciuto in tante diverse vesti, come nel caso de L’Officina della Camomilla.
Con il suo percorso da solista abbiamo visto varie sfumature nel corso degli anni, a partire dall’album del 2018, “Panorama”, fino alla pubblicazione del nuovo EP.
È uscito lo scorso 11 aprile “Supra (Prima parte)”, un tris di brani che portano l’artista a percorrere un viaggio inedito. Sappiamo che ci saranno novità anche nei prossimi mesi, ma per quello ci sarà tempo.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Verano, che si trovava a Torino nel pieno della settimana dell’Eurovision Song Contest, e ci siamo fatti raccontare del suo nuovo progetto musicale.
Lunedì 11 aprile 2022 è uscito “Supra (Prima parte)”, tre brani che compongono il nuovo lavoro. Si tratta di uno dei tre EP che vedranno la luce quest’anno. Parliamo della forma, perché hai deciso di separare il tutto?
Da quando ho iniziato a fare questo lavoro ho fatto tanti dischi con varie formazioni. Non mi piacevano alcune logiche alla base del mestiere. Un album è complesso da immaginare e costruire, richiede molto tempo. Da un lato, volevo provare a fare una fotografia di quella che è la mia vita e ripetere questo gesto più volte durante l’anno.
Non è un’operazione di marketing, perché i brani di “Supra (Seconda parte)” e “Supra (Terza parte)” non esistono ancora. Mi sono imposta come regola di non iniziare a lavorare al successivo prima della pubblicazione del precedente. Un modo per guardarmi all’interno e restituire il più possibile una mia versione nuda e cruda.
Il disco completo che ne verrà fuori è qualcosa di totalmente inaspettato.
Esatto. Hai detto qualcosa che sembra banale, ma in realtà non ci avevo mai pensato. Per me sono tre opere separate, ma se le consideriamo come un contenitore classico potremo avere davanti un lavoro totalmente sbilanciato o anche un viaggio incredibile.
C’è un legame particolare proprio con il numero tre?
Ti direi di no, lo trovo come unità di misura che mi ha permesso di fare una fotografia più precisa.
Rispetto a “Panorama” del 2018, mi sembra ci sia un’attenzione maggiore ai suoni. Come nascono le sonorità di questo EP?
Per questo lavoro ho cambiato tutto. Mi sono trasferita a Torino, dopo aver vissuto Milano in piena pandemia. Per un periodo non ho scritto nulla. Questa mi sembra una città piena di musicisti, rispetto all’altra, che amo tantissimo. Dico sempre che a Torino si fa musica e a Milano se ne parla. Per quanto quella lombarda ti aiuta tantissimo a farti crescere, le band suonano poco per i limiti strutturali.
Torino è più aperta e gli artisti si muovono continuamente. Questo mi ha colpito tantissimo. Così, nel secondo periodo di quarantena, con Marco Di Brino, che già prima era il mio bassista, e Alessio Sanfilippo, batterista bravissimo, che suona con Levante, ci siamo messi a suonare. È stato tutto così naturale che abbiamo deciso di proseguire insieme. Mi sono fidata tantissimo di loro che erano alla loro prima produzione. Credo che arrivi il suono, anche se l’abbiamo realizzato in casa.
La voce, invece, si trasforma nel corso delle tre canzoni, soprattutto nel caso di “Film”. Ci racconti di questo pezzo e del modo in cui ha preso forma?
È nato in pochissimi minuti. Mi piaceva l’idea di raccontare il punto di vista di una persona che per andare oltre a una storia la guarda dall’esterno. È lo spettatore che osserva se stesso e si allontana. La forma canzone qui viene stravolta ed è magico, quasi un mantra. Poi, c’è la coda finale, in cui ci siamo noi che mangiamo cinese.
Quando stavamo lavorando su “Film”, eravamo a casa di Marco, che si trova sopra a una moschea. Abbiamo sentito un annuncio in arabo e abbiamo deciso di campionarlo anche senza capire cosa si stesse dicendo. Tempo dopo, abbiamo scoperto che si trattasse di un passo del Corano, che invita a purificarsi e lasciar andare le cose per essere pronti a ricevere la Parola. Il pezzo parla dello stesso tema. È stato tutto totalmente casuale, è incredibile.
E proprio a proposito di “Film”, se Verano fosse una pellicola cinematografica quale sarebbe?
Wow, che domanda complicatissima! Quante settimane abbiamo? [ride, ndr] Pensandoci, mi viene Mediterraneo di Gabriele Salvatores.
Invece, se dovessi aggiungere un’altra qualsiasi voce a questo progetto di Verano, quale sarebbe?
Te ne dico quattro. Emiliano Colastanti [42 Records, ndr] mi direbbe che le nostre due voci non stanno bene insieme, ma se potessi sicuramente St. Vincent, che è il mio riferimento massimo. Poi, anche Sharon Van Etten. È da poco uscito il suo nuovo disco “We’ve been going about this all wrong” ed è pazzesco. Pensando a un bilanciamento maschile, Matt Berninger, il cantante dei The National, e un artista italiano che ha pubblicato di recente il suo album d’esordio “I”, Vieri Cervelli Montel.