– di Giuditta Granatelli –
Tommaso Milano è un cantautore emergente, in attività dal 2021. Appassionato di rock alternativo, cantautorato, jazz, pop ed elettronica, tra il 2011 e il 2017 è tastierista di diversi gruppi di rock strumentale tra il torinese e il cuneese, tra cui La Teiera di Russel, Instrumental Quarter, Athene Noctua). In seguito si trasferisce a Milano e successivamente a Firenze: nasce un nuovo progetto artistico, tra testi che ambiscono a essere racconti generazionali, capaci di dare voce a paure e speranze, e musica che si muove tra il rock alternativo e il cantautorato, con incursioni nell’elettronica.
Un mese fa è uscito il tuo doppio singolo, “Scelta radicale” e “La notte è qui”. Come mai la decisione di pubblicare i due singoli in questa modalità particolare?
In realtà ci sono vari motivi per cui ho fatto uscire questi due brani insieme. Prima di tutto perché sono nati nello stesso periodo, cioè tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, e poi perché hanno un sound molto simile, più rock rispetto a “Trentenni”, il mio primo singolo uscito a fine 2021. Mi sono immaginato l’uscita di un 45 giri, in cui c’è un lato A e un lato B, un po’ come succedeva negli anni Sessanta e Settanta.
Approfondiresti il rapporto tra le problematiche ambientali e l’espressione di te in “Scelta radicale”?
Ho accostato questi due temi perché sono facce della stessa medaglia. Da una parte il naufragio dell’umanità, dall’altra il naufragio di se stessi, delle proprie certezze. Per sopravvivere a entrambi bisogna avere il coraggio di compiere una “scelta radicale”, appunto.
Il processo creativo di questo brano è stato particolare: ho letto che hai scritto di getto, poi, però, hai avuto bisogno di tempo. Perché? Come scrivi di solito?
A volte capita di avere idee e spunti che rimangono incompiuti per un bel po’, prima di essere portati a termine. Questo è stato il caso di “Scelta radicale”: ho avuto un’idea di melodia, poi però tutto si è fermato per qualche mese. Di solito cerco di concentrarmi su un brano alla volta prima di passare a quello successivo.
In “La notte è qui” mi sembra di aver percepito un contrasto tra la sicurezza confortante che dà il rintanarsi a letto (che sento molto anch’io) e l’angoscia dell’insonnia. Mi sbaglio?
Vero, è esattamente così. Nella canzone sono soprattutto i “fattori esterni” (come il rumore delle auto, le liti dei vicini…) a prevalere sul sonno.
C’è un collegamento tra il tuo trasferimento a Milano e poi Firenze e la tua esigenza di scrivere testi più tuoi?
Sì, il trasferimento a Firenze è stato motivato proprio da questa volontà.
Nel tuo comunicato stampa si parla di recuperare un legame tra rock alternativo e cantautorato, facendo riferimento a Vasco Brondi e Francesco De Gregori: che cos’hanno in comune questi due artisti? Che rapporto hai con il loro lavoro?
Penso che siano due personalità molto simili, perché entrambi cercano di raccontare non solo se stessi, ma anche le vite degli altri. Come gli autori di romanzi, in un certo senso. Questa cosa è potentissima e spero di poterla mantenere nei nuovi brani che sto scrivendo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Ci sono in programma altre collaborazioni con Leandro?
Leo è un caro amico e un cantautore che ammiro moltissimo. La pensiamo allo stesso modo sotto molti punti di vista. Proprio per questo vorremmo continuare la nostra collaborazione. Abbiamo già qualche idea nel cassetto…