– di Yna –
Verso la fine degli anni Ottanta il giovane Max Scoppetta va da Iraci Sport a comprare i suoi skateboard. Vent’anni dopo Max è un DJ affermato a Roma e dirige un nuovo format live che sta facendo impazzire la capitale: Comemammam’hafatto. Tra le fila della band spicca un certo Iraci che ha passato l’infanzia nel negozio di famiglia. Il mondo è piccolo, Iraci scrive canzoni, Max le produce, il logo è lo stesso del negozio che fu. La musica che ne esce è un omaggio futu-rétro a quegli anni, drum machine e synth d’epoca accompagnano la voce e la chitarra di Iraci in questo concept album d’esordio del cantautore. Dopo l’uscita di tre singoli tra cui “Che ti ridi”, che ha visto la collaborazione con il poeta Er Pinto (ex Poeti del Trullo); A marzo 2022 è uscito “Polvere”, un nuovo pezzo con la produzione a cura di Max Scoppetta. Il brano è come un mantra che esorta ad una riflessione sul peso del mondo materiale, che fare quando lo sforzo per sbarazzarci di tutta la polvere che abbiamo lasciato depositare o che abbiamo ereditato rischia di sottrarci del tempo prezioso che potremmo spendere per amare? La copertina del singolo come il videoclip non a caso sono realizzati nella cantina di famiglia, un luogo abbandonato e antico.
Chi è Iraci?
Ho militato per anni nei San De Villa, band di rock alternativo di Roma che ha pubblicato un LP diversi anni fa, abbiamo fatto diversi concerti nel centro italia e oltre. Dopo un po’ questa esperienza è finita e la mia vena di scrittura voleva cimentarsi nell’italiano. Ho scritto tantissimi pezzi in italiano e li ho tenuti per me a lungo fino a che non li ho fatit sentire a Max Scoppetta. Dal momento che io sono un chitarrista professionista e un cantautore, ho collaborato per anni con il Comemammam’hafatto, questa realtà romana clubbing che mescola musica romana con funk soul e per svariati anni sono stato la chitarra di questa formazione. Durante la pandemia ho avuto tempo di dedicarmi al mio progetto per cui quando ho fatto sentire i brani a Max abbiamo deciso di fare questa collaborazione, io scrivendo e lui occupandosi della produzione. L’apporto di Max è stato quello di un produttore artistico apportando tutta al sua conoscenza elettronica, i sintetizzatori..la mia passione per i synth è aumentata tantissimo!
Sembra la nascita di un progetto in stile anni Novanta, gente che si beccava a Londra, a Bristol, ai DJ set nelle cantine che finiva negli studios poi a produrre. Tu sei degli anni Novanta, ma il sound del tuo progetto è molto anni Ottanta.
La cultura di Max di quell’epoca è stata determinante nel fare un lavoro quasi d’archivio. Lui è un collezionista di sintetizzatori e conosce le annate precise dei suoni della discografia, riesce a distinguere ogni singolo anno nel decennio 1980-1990 quindi è stato un lavoro nel suono molto ricercato. Io sono figlio per strascico degli anni Ottanta, mi sono divertito tantissimo a fare questo mix tra il mio rock e tutta l’esperienza di Max con i sintetizzatori. La cosa che ci ha rimandato al passato, prima di collaborare musicalmente, è il fatto che quando io ero bambino mio padre mi portava spesso a questo negozio di famiglia di articoli sportivi, “Iraci Sport”, uno dei primi negozi a vendere skateboard a Roma, e Max invece era un adolescente che andava lì a comprare gli skate. Noi ci siamo incontrati in quel negozio probabilmente, poi ci siamo ritrovati a suonare insieme al Comemammam’hafatto e poi siamo finiti a collaborare a questo progetto. Abbiamo deciso di prendere il logo di quel negozio, che non c’è più, “Iraci” e portare avanti con quest’ottica “futu-rétro” un progetto che non sia solo un’operazione nostalgia, conoscendo quegli anni anche in modo analitico ma vivendo nel presente e verso il futuro.
Torniamo a “Polvere”. Da dove nasce questo singolo?
Come quasi la totalità delle mie canzoni, nasce voce e chitarre. Il pezzo e il testo nascono un po’ come esigenza, una liberazione da un periodo abbastanza pieno della mia vita, sempre nell’epoca del covid. La mia vita stava andando avanti su una linea retta e a un certo punto mi sono dovuto fermare, quindi mi sono guardato a destra e a sinistra, ho visto cose ricoperte di polvere. Per cui ho deviato dalla mia strada e mi sono perso in questo interminabile percorso di pulizia e riordino delle cose che però mi ha logorato dall’interno; da qui viene il pezzo, un pezzo senza ritornello che si sussegue come dei mantra che mi hanno aiutato a capire che la polvere dal mondo non potevo levarla quindi in qualche modo sono riuscito a ritrovare me stesso. Mi piace anche l’idea che ognuno possa vederci quello che vuole, ognuno ha la sua “Polvere”.
Tu sei romano e vieni dal mondo dei live, come lo stesso Max Scoppetta. Quanto c’è di Roma nel tuo progetto e quanto c’è di live a Roma?
Io penso ci sia stata una grande rinascita a Roma, e sono convinto che vedremo una rinascita dopo la stretta del COVID-19. Io sono quindi molto contento di essere parte di questa città, il Comemammam’hafatto è una realtà che ha sempre fatto musica e continuerà a farla, e il far parte di questa famiglia già mi fa sentre dentro a un network. Ma io vengo anche dal rock, dalla musica indie e sono affamato di tornare in quei contesti. Di romanità ce n’è tantissima, a parte il mondo dei live. C’è stata la collaborazione con Er Pinto, ex poeta del Trullo, che mi ha donato questa poesia da dove è venuto fuori il mio secondo singolo “Che ti ridi” che ha come video un itinerario su google maps dei vicoli di Trastevere. È quindi molto radicato a Roma il mio progetto.