– di Martina Rossato –
Nel mondo della musica italiana, in cui è più importante arrivare in fretta al successo e sembra che nessun artista sia destinato ad avere vita lunga, è bello che alcuni progetti riescano a fermare questa corsa. Non è scontato riuscire nell’impresa di costruirsi una storia e continuare ad essere ascoltati e seguiti dal pubblico dopo anni. Eppure, è proprio quello che è successo ai VeiveCura, band siciliana nata nel 2010 dall’idea di Davide Iacono. Da allora, i VeiveCura sono cambiati, certo, ma solo in nome di una sempre maggiore maturità. Oggi accanto a Davide suonano, Salvatore Scucces al basso, Salvatore Puma alle chitarre e Milo Isgrò alle percussioni.
All’inizio i loro dischi erano strumentali, calmi e pacati. I primi due, “Sic Volvere Parcas” e “Tutto è vanità”, sono due album in cui protagonista assoluto è il pianoforte; niente hanno a che vedere con l’ultimo lavoro in studio, “Volersi Bene”, da poco uscito per Hummingbird Musik in distribuzione Artist First. Forse il punto di svolta nella loro produzione è stato il terzo disco, “Goodmorning Utopia”, in cui alcuni brani cominciavano ad essere cantati. Da quel momento l’influenza della musica elettronica e le sonorità ambient sono sempre più presenti nei brani dei VeiveCura.
Ascoltare il primo e l’ultimo disco della band fa capire cosa voglia dire “evoluzione artistica” per un gruppo che non si pone limiti e ha voglia di giocare con la musica. “Sperimentazione” è una parola che conoscono bene, hanno cambiato generi musicali, li hanno mescolati e sono giunti infine a “Volersi Bene”, un disco decisamente pop. Non ha quindi senso cercare di etichettare la loro musica, che si presenta come un mix di influenze e generi.
L’identità del gruppo e il tocco di Davide Iacono sono rimasti comunque ben distinti e riconoscibili. Uno dei cambiamenti più evidenti rispetto agli album precedenti è senza dubbio il passaggio alla scrittura dei testi in italiano. In questo disco si cerca di rispondere a tutte quelle “Generiche Domande” che ci facciamo. Forse è proprio questa esigenza di scavare in profondità che ha portato il gruppo a scrivere i testi in italiano. “Volersi Bene” è in effetti un disco molto intimo e personale, il racconto di piccoli momenti quotidiani e la condivisione di alcuni ricordi dell’artista.
Si tratta di un disco malinconico, molto diverso da quelli cui ci hanno abituati. È come se, per i VeiveCura, fosse giunto il momento di fare il punto della situazione, di guardarsi alle spalle e chiedersi: «A che punto siamo?».
La risposta sta nell’imparare a “Volersi Bene”.