– di Assunta Urbano –
A metà novembre, abbiamo intervistato Arssalendo, salutandoci con la speranza di ascoltare presto il suo secondo lavoro discografico. L’attesa è finita e oggi, venerdì 18 marzo, per GRAZIE1000, esce “Tutti ammassati senza affetto”, il nuovo album dell’artista romano, rappresentante della attuale scena elettronica italiana.
Per festeggiare la pubblicazione, questa sera Arssalendo ci dà appuntamento al Klang, locale di spicco della Capitale, in cui presenterà in esclusiva gli otto brani. Siamo certi che non mancheranno le sorprese.
A due anni dall’esordio con “Litania”, Alessandro Catalano è tornato con degli inediti ancora più incisivi del periodo precedente. L’intero progetto è stato scritto e prodotto dallo stesso musicista, che si è diviso tra le mura della sua casa e il Torbido Studio. In questo hub creativo ha accolto gli emergenti Mark Ceiling, Yasmina e VALAENTINO, che hanno contribuito e contaminato la versione finale del disco.
TUTTI AMMASSATI SENZA AFFETTO
Già solo dietro al titolo “Tutti ammassati senza affetto” si nasconde gran parte del messaggio principale che Arssalendo desidera comunicare con il nuovo gioiellino. Come in tutte le immagini che contraddistinguono il percorso, le istantanee di questo disco sono sfocate, difficili da percepire e ampiamente distorte. La musica diventa una sorta di spioncino per sbirciare nella propria vita, riuscire a portarne a galla i segreti più nascosti ed esorcizzare i demoni personali.
Rispetto a “Litania”, qui Arssalendo dà più risalto alla voce e ai testi. Al centro, però, ci sono sempre i suoni, i veri protagonisti.
“Tutti ammassati senza affetto” è un disco interiore e quasi claustrofobico. “Interno”, “Quattro pareti”, “Dentro c’è il mare”, “Sottopelle” sono canzoni che suggeriscono esplicitamente una chiusura al mondo esterno. Così come lo è il “posto segreto” di “Se aggiungi colore”.
“Sottopelle”, il primo singolo estratto, è il core dell’album. L’errore, lo sbaglio, l’incertezza viene ripresa come inevitabile necessità di crescere, accettando le proprie imperfezioni e tentando di superare i limiti.
Tra due parti dello stesso io, quella infantile e quella più adulta, in eterno conflitto, il sound è il vero asso nella manica di Arssalendo.
IL SECONDO DISCO DI ARSSALENDO
Dal lato musicale, si percepisce fortemente l’ispirazione emocore. Il sottogenere oggi ha perso molta della sua aura. Si sa, i tempi hanno sempre bisogno di un loro modo per essere raccontati. L’esigenza di comunicare, però, non si è mai perduta.
La frenesia e le otto tracce che si susseguono senza alcuna soluzione di pausa tentano di lasciare l’ascoltatore sospeso, cercano di colpirlo nel profondo e nei suoi punti più deboli.
Arssalendo gioca con la musica nella sua seconda creatura. Attraversa e respira a pieni polmoni il pop, fino a superarlo. Mescola sapientemente colpi glitch, vocal chops e percussioni. Scompone, distrugge e ricostruisce dalle macerie.
“Tutti ammassati senza affetto” è il racconto di una società diventata fortemente individualista a causa dei tempi contemporanei. Non c’è più spazio per la comunità, per il gruppo. Ci sono solo la solitudine, la chiusura, l’incapacità.
Non c’è una canzone all’interno del disco che coincide con il titolo dell’album. È in “Termo” che emerge questa espressione. Il brano esprime tutta l’ansia e la paura dell’uscire dalla comfort zone in cui ci siamo rinchiusi. È l’impossibilità evidente di affrontare il mondo in cui fino a qualche anno fa eravamo convinti di vivere tranquillamente. La metropolitana, piena di volti spenti e sconosciuti, fa da metafora alla necessità di stabilire nuovi contatti, ma è considerata una missione irrealizzabile.
Sembra davvero di essere sempre e soltanto “Tutti ammassati senza affetto”.
E se dal punto più basso si può solo risalire – «Addestro i miei istinti a riconoscere il blu» – è anche vero che «Sotto le macerie nasce sempre un fiore in più».