In un momento così difficile per l’umanità, dopo la terribile pandemia da COVID-19 e nel pieno di un’assurda guerra in corso in Europa, il cantautore Fabio Martorana parla di amore e di rispetto per il prossimo e lo fa attraverso la pubblicazione di “Essere come sei”, il suo ultimo brano, nonché un vero e proprio inno alla vita, contro ogni pregiudizio.
Scritto prima degli ultimi tragici avvenimenti che tutti noi stiamo vivendo, “Essere come sei” oggi risulta ancora più attuale: un’occasione per poter parlare di libertà e di solidarietà contro ogni tipo di sopraffazione e di violenza, per sperare in un mondo migliore attraverso il potere della musica e la sensibilità degli artisti. Gli abbiamo fatto qualche domanda e questo è ciò che ci ha raccontato.
Buongiorno, Fabio! Parliamo subito del tuo nuovo singolo, “Essere come sei”.
Ho composto “Essere come sei” pensando a quel diritto inviolabile che è la libertà. Il concetto di libertà è applicabile a trecentosessanta gradi, in ogni sua sfaccettatura, a tutti e in tutto. Nel singolo canto dell’amore, del viverlo come e con chi riteniamo più opportuno, senza doversi nascondere e senza temere il giudizio degli altri, perché nessuno ha il diritto di darne uno. Parlo delle nostre fragilità e del mostrarle senza tabù, perché anche queste ci caratterizzano. Tutti abbiamo qualcosa che ci rende vulnerabili e mostrarlo al prossimo è un atto di forza: la forza di credere in ciò che siamo, come siamo.
Poi, come dico nella canzone, alcune fragilità sono create da coloro che ci fanno sentire diversi perché, per esempio, amiamo una persona del nostro stesso sesso. Non vorrei essere banale o retorico, ma la domanda che mi pongo è: diverso da chi? Non è corretto neanche il concetto di diverso: ognuno di noi è unico e ha la propria individualità. Io sono fermamente convinto che se rispettiamo noi stessi, il prossimo e la nostra libertà, ovunque ci sia dignità e si agisca secondo coscienza non ci siano limiti. L’ignoranza e i pregiudizi hanno da sempre affibbiato delle regole all’amore, ma l’amore è agli antipodi, rispetto alle regole: è l’unica realtà al mondo che non ha proprio regole. L’amore è dentro ognuno di noi e dentro a ogni cosa, a prescindere da tutto.
Nel verso: «Non nasconderti da me, da te, da noi» racconto quanto sia importante per tutti poter amare liberamente, senza pregiudizi. Il pregiudizio è quanto di più brutto possa esistere: farsi un’idea su qualcuno a partire dal colore della pelle, dalla provenienza, dalla persona che ama, è qualcosa di devastante. Bisogna cambiare atteggiamento, perché la paura dell’altro, quando lo si conosce poco, genera i preconcetti: dunque è l’ignoranza a portare al pregiudizio e bisognerebbe lasciare libero spazio alla conoscenza per arginare il fenomeno, fino a farlo scomparire.
Quanto è importante, oggi, parlare di libertà?
Per combattere i pregiudizi dovremmo cambiare il nostro modo di vedere le cose. Purtroppo viviamo in una società patriarcale e maschilista: donne che non hanno pari dignità sul lavoro rispetto agli uomini, ma anche uomini derisi perché vestono un colore che lo stereotipo collega al femminile. La libertà di essere noi stessi dovrebbe essere il cardine della vita di ogni singolo essere umano. Martin Luther King disse: «La mia libertà finisce dove comincia la vostra»; in questa frase è riassunto tutto il significato della pace e della libertà e non credo ci siano parole migliori che possano rappresentare il mio pensiero, perché sono capaci di colpire in fondo al cuore delle persone. Quando una persona è libera lo è a dispetto di tutto il resto: non si può e non si deve avere più paura di esprimere l’amore in ogni sua forma e in ogni suo colore.
I venti di guerra che soffiano in questo momento sono il segno più doloroso e cruento del mancato rispetto della libertà altrui. Non voglio entrare nel merito di una vicenda che, politicamente, è più grande di ognuno di noi, ma ogni notizia e ogni fotografia strazia il cuore. La storia non ci ha insegnato niente?
Come definiresti il tuo genere? Pop, rock o indie?
Potrei definire il mio genere indie, essendo io un artista indipendente: non sono legato a nessuna major e il mio lavoro è autoprodotto. Però potrei anche definirlo pop, perché la musica pop è un genere musicale molto ampio, al punto da comprendere anche il rock, in cui mi rivedo moltissimo. Il rock, che dopo gli anni Cinquanta e Sessanta del rock ‘n’ roll si è evoluto, mantenendo le influenze da cui ha fortemente attinto, come il blues, il jazz e molto altro; come nella musica pop i testi rock enfatizzano spesso l’amore romantico ma affrontano anche un’ampia varietà di temi, spesso sociali o politici. Ecco, ora ho documentato perché definisco il mio genere pop rock [sorride, nda] .
Quali sono i tuoi punti di riferimento musicale? Che artisti ascolti e quali sono le tue ispirazioni?
Sono cresciuto a pane e Nirvana, con contorno di Led Zeppelin e Bob Dylan, ma anche Pink Floyd e Guns N’ Roses, con l’hard rock. Fino al 1994 ho seguito i Nirvana da fan sfegatato, ma tuttora spesso ascolto “Smells Like Teen Spirit”, “Breed” e altre delle loro canzoni. Oggi in macchina ho ascoltato “Knockin’ on Heaven’s Door” di Bob Dylan: è un cantautore, un musicista, un poeta; adoro musica e parole, è un artista a tutto tondo, una vera fonte d’ispirazione. Potrei citare decine di canzoni di questo mostro sacro che hanno accompagnato e accompagnano la mia vita, come “Mr. Tambourine Man”. Che dire dei Led Zeppelin? Anche la loro musica e il desiderio di cantare le loro canzoni mi hanno spinto a prendere in mano la chitarra; ho perso il conto di quante volte ho suonato “Stairway to Heaven”. Pink Floyd e Funs N’ Roses, invece, sono i miei compagni di viaggio nei momenti più duri – soprattutto questi ultimi. Metto in mano la chitarra elettrica e i momenti bui diventano luce. “Sweet Child O’ Mine” è una delle mie canzoni preferite fin da quando è stata pubblicata, nel 1988, quando ero solo un ragazzino. Potrei definirmi figlio di queste canzoni.
Quale pensi che sia il tratto distintivo di Fabio Martorana come artista?
Forse non dovrei essere io a dirlo! Vado un po’ per i fatti miei: scrivo e compongo la mia musica concentrandomi su ciò che provo e penso, su emozioni e sensazioni. Le mie canzoni nascono da esperienze di vita vissuta o da sogni a occhi aperti. Sono frutto di speranze, ma anche di disprezzo nei confronti di alcuni aspetti della vita. “Essere come sei” è nata per il disprezzo nei confronti del pregiudizio e dalla mia voglia di gridare al mondo che l’idea della libertà è fondamentale, che il concetto di libertà è fondamentale. Sono un uomo maturo, un padre, un imprenditore, che è riuscito a guadagnare uno spazio e che a quarant’anni ha preso in mano la chitarra, senza ascoltare quelli che lo ritenevano pazzo, e ha iniziato a scrivere le sue canzoni. Il mio singolo ha avuto trecentomila visualizzazioni: è un risultato soddisfacente! Qualcuno mi ha definito un uomo sensibile e mi riconosco in questa definizione.
Ultimo libro letto?
I miserabili di Victor Hugo. Mi ha colpito molto l’ingiustizia di cui è vittima uno dei protagonisti, Jean Valjean: arrestato per aver rubato un tozzo di pane per fame e per provvedere alla sorella e a suo figlio, dopo una lunghissima prigionia esce dal carcere e viene perennemente braccato dalla legge, vive ai margini della società e nonostante le continue vicissitudini, le sofferenze, le ingiustizie e le angherie subite, è un personaggio dotato di una carità e umanità fuori dal comune, un uomo che antepone il bene degli altri al proprio. Lo dimostra prendendosi cura di Cosette, sua figlia adottiva.
Anche la vita di Cosette non è facile: figlia illegittima, abbandonata, finita nelle mani di una famiglia che la tratta come una schiava, scopre cosa sia l’amore di un genitore grazie al padre adottivo, che spende la propria vita per lei, fino a portarla al matrimonio. Il finale del libro mi ha emozionato tantissimo e lo consiglio a chiunque non l’avesse mai letto, con uno scopo non da poco: denunciare i soprusi e le ingiustizie del potere nei confronti degli strati più deboli della popolazione. Purtroppo è un argomento ancora molto attuale.
Da artista indipendente come gestisci la tua musica, dal punto di vista produttivo?
Qui entra in gioco anche “l’imprenditore”: accordi diretti con i distributori, tramite collaboratori che gestiscono i miei interessi per uscire sui vari canali di streaming. Sono compositore di musica e testo e lavoro al mix insieme ad alcuni assistenti. Conto sempre sulle mie forze.
Che consigli daresti ai tuoi colleghi più giovani?
Potrà sembrare scontato ma il consiglio è di non arrendersi mai: mai fermarsi davanti alle difficoltà e ai no. La vita mi ha messo a dura prova molte volte, ma non ho mai mollato e ho lottato per ciò che desideravo. Lo sto facendo anche con la mia musica: vado avanti a muso duro, credo in me stesso, e devono farlo anche i miei giovani colleghi. Le nuove generazioni sono prolifiche di talenti e devono trovare il loro spazio nel mondo.
Sei attivo su vari fronti e hai un film in cantiere: ci puoi anticipare qualcosa?
Il titolo è Oltre le nostre vite, è una pellicola dedicata al mondo del noir, in cui un’illuminazione ricca di chiaroscuri e il contrasto tra luci e ombre rappresentano il conflitto tra il bene e il male. I protagonisti sono Alex, interpretato da me, uno psicanalista con un incubo ricorrente, e Claire, che deve combattere una dura battaglia contro se stessa e le proprie paure interiori. Il film racconta di due anime gemelle, che il destino ha fatto incontrare, e che dopo aver sviscerato e rivissuto esperienze lontane nel tempo ritrovano la serenità perduta e l’amore. Si tratta della prima produzione della Essence, la mia casa di produzione cinematografica, e sarà visibile sulle maggiori piattaforme il prossimo aprile.
E per quanto riguarda la musica quali sono i tuoi prossimi progetti?
Bollono tante cose in pentola e in questo momento sono molto prolifico. Dopo il film ho intenzione di far uscire nuova musica, nel corso del 2022. Il terzo singolo è già in lavorazione ed è dedicato alla persona più importante della mia vita: mia figlia. In realtà ho iniziato a lavorare anche a canzoni future e, come dicevo, mi dedicherò ampiamente alla musica, quest’anno.