Nuova voce, esordio in forma di Ep e il gusto di trovarci sempre più a confronto con una scena pop che cerca altre forme libere e coloratissime da dare alla solita struttura della canzone. Lei è Carmen Lina Ferrante alias Melina, classe ’96, pugliese che pubblica “Esiste!”, lavoro registrato allo studio Spectrum da Roberto Passuti, mixato e masterizzato da Filippo Bubbico del Soundvillage Studio Records. Esistenza si ma anche consapevolezza, emancipazione e voglia di identità. E Melina lo fa attraverso una scrittura che sembra dimostrarci quanto sia bello e gustoso il suono e la melodia nel gioco libero dell’espressione. Un pop leggero d’autore che però si colora di frizzante personalità. Forse ancora con una luce pallida ma sono assai interessanti questi ritorni alle caratterizzazioni che un grande come Dalla (tanto per fare citazioni alte che tornano oggi d’attualità) ci aveva abituato.
Benvenuta nel mondo della musica italiana. Indie per la precisione. Che rapporto hai con questa parola, con questa dimensione che è diventato anche un modo di pensare alla musica?
Penso che “Indie” possa essere una parola associabile alla mia musica se si intende che sono autoprodotta e che non mi pongo limite di genere. In generale non mi piace etichettare ed etichettarmi, preferisco creare liberamente mettendo insieme tutte le mie influenze musicali in modo spontaneo. Stranamente tra i miei ascolti c’è molto più soul, funky, jazz e prog che musica italiana, cantautorale ed indie italiano, per questo ciò che creo spontaneamente spesso mi stupisce ed io stessa non saprei esattamente dove collocarlo.
E in generale, il passo da cantautrice oggi lo vedi azzeccato? Ti piace quel che sta accadendo? Rispecchia le tue aspettative?
Si, penso che in Italia la musica in italiano abbia molto più spazio di quella in inglese. Sono molto soddisfatta di questa uscita e dei feedback ricevuti, soprattutto quelli di chi mi conosceva già e magari non aveva ancor visto questo lato della mia musica. In qualche modo è come se mi avessero riconosciuta in ciò che hanno ascoltato dicendomi “sì, sei proprio tu”, che per me è la cosa più importante perché significa che sono riuscita ad esprimermi in modo sincero.
Esiste quindi una Melina prima e dopo questo disco? Esiste… una parola che torna a quanto pare…
Penso proprio di si, per me questo disco è stato prima di tutto un gesto di autoaffermazione, di accettazione di me stessa e della mia arte. Dopo questa pubblicazione mi ritrovo sicuramente cresciuta e pronta a nuove possibilità.
Ecco parlaci di questo titolo. Perché sottolineare questo riconoscere l’esistenza?
Tanto tempo fa, quando ancora non avevo i mezzi per creare la mia musica ma potevo solo immaginarla, non riuscendo a comunicare a pieno il mio mondo interiore mi ero convinta di non esistere. Da questo “Esiste!”, perché ora la mia musica esiste davvero e non è più solo una visione solitaria ed utopistica. Il disco è composto da tre brani nati cinque anni fa che ho unito a “Il tempo che non vivo”, brano più recente in cui è racchiuso il concetto che mi ha spinto finalmente a concretizzarli e pubblicarli. Sono brani legati ad un mondo emotivo-sonoro-immaginativo che ha vissuto nella mia testa per tantissimo tempo e che aveva bisogno di essere esternato per permettermi di andare avanti ed evolvermi.
E il singolo di lancio sembra un chiaro ammonimento al chiacchiericcio di fondo delle persone… o sbaglio? Tutti che parlano… ma poi alla fine non si dice mai niente…
Proprio così, è un brano dedicato a chi come me non sopporta le chiacchiere di circostanza, i discorsi superficiali ed inutili e soprattutto chi parla costantemente senza mai ascoltare gli altri. Ho voluto raccontare la mia tendenza ad evadere dalle situazioni di disagio tramite l’estraneazione dalla realtà, che inevitabilmente mi porta a cascare dalle nuvole. Da una parte esprime il senso di inadeguatezza di questa condizione, dall’altra celebra questa tendenza come una dote che permette di evadere dalla banalità con la fantasia. Un invito ad essere leggeri ma non superficiali.