Presentatore tv prima e cantautore poi. O forse la scrittura è sempre stata un punto fermo nella vita di Marco Cignoli che arriva alla sua manifestazione pubblica soltanto oggi, ad età matura, dopo tante idee e contaminazione da cui non si può prescindere. Ed eccolo “Coccodrillo bianco”, esplicito rimando ad una canzone di Alberto Radius, un lavoro dal pop moderno e assai gustoso per una fruizione main stream (come d’altronde ci saremmo attesi). Quel che colpisce e sorprende è anche un buon livello di ricerca, lirico ma anche di forma. E sono diversi i momenti dell’ascolto che secondo noi hanno tanto da regalare anche ai più esigenti del gusto indie.
Un disco semplice, colorato, attento alle regole. Pensi di aver atteso le tue aspettative o pensavi ad un risultato diverso?
Si può sempre fare meglio ma sono molto soddisfatto. Abbiamo dato tutto quello che potevamo dare, quindi niente rimorsi.
In qualche modo ci si nasconde dietro una canzone? Domanda difficile ma importante…
Nel mio caso è accaduto l’opposto. Questo disco è una sorta di diario personale condiviso con chiunque. Non mi sono nascosto ma, anzi, ho abbattuto tabù e paure.
Sembra quasi che tu abbia trovato il coraggio di vivere una nuova dimensione della tua vita. Oggi ti vedi come cantautore o è stata solo una prova, un vestito temporaneo?
No, non mi vedo come cantautore ma non è nemmeno stata una “prova”. Credo sia stata la naturale conseguenza di una passione viscerale per la musica e di un bisogno profondo di condividere le canzoni che avevo scritto. Per il momento non sento l’esigenza di fare un secondo disco. In ambito creativo, mi piace l’idea di fare le cose solo quando ne sento veramente il bisogno.
“Tamburo”. Il nuovo singolo… caratteristico questo video… di cosa parliamo?
L’idea era quella di raccontare l’ansia e la sua capacità di prendersi gioco di chi ne soffre. È un video del quale ho apprezzato in maniera particolare la fotografia, ma il risultato mi ha soddisfatto a metà. Credo che sia il più debole tra tutti quelli che ho realizzato.
In chiusura parliamo dei suoni. Tanti sono i suoni che tornano sempre nelle produzioni di oggi. Come li hai scelti e perché affidarsi sempre alle stesse soluzioni secondo te?
Ho lasciato libero sfogo a Daniele e Francesco Saibene, i produttori del disco, dando loro un’unica grande indicazione: “fatemi sentire a casa”. Loro, intorno alle mie parole, hanno costruito delle mura meravigliose.