– di Martina Rossato –
Dopo diciassette anni nella rock band MANTRAM, nel 2019 Giovanni Lipford decide di intraprendere il suo percorso solista. Da quel momento si apre un nuovo capitolo per il musicista e compositore italo-americano nato a Roma, che rinnova così la sua identità musicale. “Learn” è il suo ultimo singolo, un brano dolce, un pezzo «dedicato a chi è appena venuto al mondo», auto-prodotto, registrato e mixato da Francesco Grammatico presso lo studio Jungle Music Factory di Tivoli.
Incuriosita dalle note dolci di questa canzone, gli ho fatto qualche domanda.
Non tutti gli artisti hanno il privilegio di potersi dire bilingui. Tu sei italo-americano, hai ben presenti entrambe le lingue e le differenze anche a livello di suono. Cosa ti fa scegliere di usare l’inglese?
Sebbene io sia culturalmente più italiano – sono nato a Roma ed ho sempre vissuto in Italia – sento che la lingua inglese è la comfort zone di espressione del mio vissuto. Come se il sangue non mentisse. Un eco nel mio DNA che grida le proprie emozioni, flashbacks e punti di vista nella lingua di mio padre, che è nativo di San Francisco, California. Non nego che, a mio avviso, l’inglese si presti meglio nel “posarsi” sulle melodie che compongo. Considero l’inglese come una modella che calza i miei vestiti alla perfezione. Perché non tornare sempre a lei?
Inoltre, è anche vero che sono sempre stato esterofilo nell’ascolto: i miei gruppi preferiti sono tutti stranieri. Evidentemente anche questo aspetto ha giocato nel mio inconscio.
Pur essendo esterofilo, sei molto legato alla città in cui sei nato. Hai sempre vissuto lì?
Sì, sono nato a Roma ed ho sempre vissuto qui. Come ogni romano, amo questa città e la odio allo stesso tempo. Una città che potrebbe essere un diamante e si accontenta di essere un sampietrino.
A livello musicale non è facile. Ho suonato diciassette anni in una band alternative rock ed ho conosciuto tutti gli aspetti che una band emergente deve affrontare per restare “a galla” nell’ambiente. Forse la scelta di cantare in inglese, non è mai stata una scelta che agevola il successo, bensì rende il tutto più arduo. Ormai non mi piango addosso, mi godo semplicemente tutto il buono che può arrivare da questo nuovo progetto solista. Senza particolari aspettative ma sempre con la voglia di arrivare fino in fondo.
A proposito del tuo progetto solista e del tuo ultimo singolo, in inglese, “Learn” è sia infinito che imperativo. Qui sembrerebbe essere più usato nel secondo modo, ma senza obblighi, come un dolce invito. A chi vuoi augurare di “imparare”?
Potrebbe sembrare un imperativo, ma preferisco vederlo come un invito. Sono particolarmente felice di sentire dalla domanda che il senso è stato compreso. Non voglio assolutamente fare il saggio o l’uomo vissuto, lungi da me, ma ho semplicemente voluto raccogliere una serie di considerazioni a me care. Un brano dedicato a chi è appena venuto al mondo. Un brano per augurargli di essere una persona sempre migliore.
Quanto la vita personale di un artista influisce nelle canzoni che scrive? E quindi, quanto del “Lipford papà” c’è in questo brano?
È estremamente personale. Più avanti vi spiegherò come è nato questo brano, ma non nego che sia dedicato a mio figlio, ai miei nipoti. Ogni canzone che compongo è una parte di me scritta su carta. In questo caso, per rispondere alla domanda, c’è MOLTO di “Lipford papà” in questo singolo.
La canzone inizia con un sospiro. È un sospiro di liberazione oppure stai cercando di prendere la forza e il coraggio di dire le cose che stai per dire?
Sinceramente è stato casuale, spontaneo… ma una volta ascoltato in fase di editing me ne sono innamorato. Mi ha permesso di interpretare al meglio ciò che volevo esprimere al mondo. Mi piace perché è sia liberatorio sia d’ispirazione a raccontare il testo. A volte la bellezza delle registrazioni è proprio questo: meravigliarsi di quanto poco pianificabile sia un’interpretazione. Mai avrei pensato di iniziare il brano così. Oggi, sono sempre felice di ri-ascoltarlo.
Prima di intraprendere il tuo percorso solista hai suonato per moltissimo tempo in un gruppo. Cosa è cambiato? Questo brano è più pacato, hai trovato una tua stabilità?
Ho suonato 17 anni anni nei MANTRAM, band Crossover / alternative Rock. Un’esperienza meravigliosa. Credo che ogni età abbia un suo equilibrio ed ogni persona il proprio percorso. Il capitolo band è stato bellissimo, emozionante e molto formativo. Mai rinnegherei quanto fatto, seppur non abbia portato dei risultati importanti in termini economici o di successo. Forse ha portato anche di più: la consapevolezza di aver fatto quello che volevo e la possibilità di evolvermi nell’uomo che sono. Se oggi produco la mia musica – e lo faccio con molto orgoglio – è perché mi sento una persona, un artista molto appagato da quanto fatto finora. Questo è impagabile. Questo vale più del successo in se stesso. Il successo può finire, la mia soddisfazione no.
Nice lullaby!