– di Martina Zaralli –
Di baci e di promesse, di viaggi e di rinascita, di una generazione che non ha mai smesso di credere nel bello. Ma anche di rock, di elettronica e di molto altro. Ecco “Tutto Daccapo”, l’ultimo lavoro di Gabriella Martinelli, il terzo della sua carriera, che arriva dopo l’esordio con “Ricordati di essere felice” del 2013 e “La pancia è un cervello col buco” del 2018. Dal 10 dicembre scorso, la cantautrice e polistrumentista di “Gigante d’acciaio”, il brano con il quale ha calcato il palco dell’Ariston insieme con Lula durante il 70° Festival della Canzone Italiana, ha aggiunto alla sua produzione dieci tracce per raccontare la società in cui viviamo, con uno sguardo vivace e mai banale, mossa dalla volontà di sperimentare sempre nuovi suoni e forme di scrittura.
Partiamo dalle presentazioni: cosa troviamo dentro “Tutto Daccapo”?
“Tutto Daccapo” è un album pieno di colori, racconta le mie moltitudini. Ho scritto sperimentando il più possibile con il sound e la scrittura, senza pormi limiti. Uno dei temi principali del disco è l’abbattimento dei confini, degli stereotipi di genere. “Tutto Daccapo” racconta di amore, di promesse, di bug mediatici, di una generazione precaria di cui io stessa sono figlia, di una generazione che però non ha mai smesso di credere nel bello.
Cosa rappresenta per te questo disco?
Se guardo indietro mi sento profondamente cambiata e, al tempo stesso, la mia anima artistica è identica a quella di anni fa. Il progetto si arricchisce sempre di nuove esperienze e influenze. Sono perennemente alla ricerca di visioni inusuali nella scrittura, così come nell’approccio alle cose. Questo disco rappresenta per me una rinascita, una nuova sfida, un altro passaggio.
Come e quando sono nate la canzoni di “Tutto Daccapo”?
Sono stati mesi lunghissimi, di viaggi in treno con le bocche coperte, di giornate in studio a cercare il mondo, di tramonti corti su case di ringhiera. Ho camminato un botto, ho cambiato casa, mi è mancato il fiato, ho iniziato a respirare in modo diverso. Ho tagliato i capelli e non li avevo mai tagliati così tanto. Ho scoperto che il pettine non è più mio nemico, che si può lasciar andare qualche nodo di troppo, che a volte ci si deve prendere del tempo e che non c’è momento più giusto di un momento qualunque.
Le canzoni di “Tutto Daccapo” sono nate durante il lockdown in cui ho cercato di fare del tempo una possibilità per allenare la creatività. Non è stato sempre facile, la pittura, altra mia grande passione, ha ispirato moltissimo la scrittura. Mi piace scrivere canzoni come fossero poesie e lasciare a chi ascolta la possibilità di tradurle come vuole.
“Non c’è niente di strano se abbiamo paura di cadere giù” canti nel brano “Tutto Daccapo”: una generazione precaria che però ha ben salda l’onesta delle fragilità. Che rapporto c’è tra Gabriella Martinelli cantautrice e le sue paure?
Vivo ogni giorno con curiosità e coraggio, facendo delle mie paure un punto di forza. Le traduco spesso in versi o macchie di colore, che diventano poi canzoni, quadri, o frasi che ritrovo nei cassetti. Ho iniziato a scrivere da piccola proprio per esorcizzare le mie paure, ora spero di dare forza non solo a me stessa ma anche a chi mi ascolta.
C’è una canzone all’interno dell’album che ti rappresenta di più in questo periodo?
Sinceramente le sento tutte fortissime sulla pelle, in un modo o nell’altro raccontano tutte un punto di vista, uno stato d’animo per me rappresentativo adesso.
“Tutto Daccapo” porta nel titolo un volere, spesso una necessità, di un inizio: cosa ti auguri per il futuro?
Mi auguro prima di tutto di riuscire a suonare e portare in giro questo disco il più possibile e guardando più in là mi auguro di fare questo lavoro al meglio per tutta la vita.
Nel disco c’è anche una bonus track: “Si può essere felici”, insieme con Erriquez in versione voce e chitarra. Quale ricordo ti lega a lui? Che eredità ha lasciato Erriquez a tutti noi?
Lo scorso anno ho avuto l’onore di conoscere Erriquez e di scrivere con lui questo brano per me preziosissimo, che la sua meravigliosa famiglia mi ha concesso di inserire nel disco. “Si può essere felici” è un inno alla serenità e a non smettere mai di cercare il bello anche dove sembra impossibile.
Ho pensato di condividere nel disco anche il provino, esattamente così come è nato nella sua purezza, per omaggiare la bellezza e la forza di Erriquez. Lui combatteva con un brutto male da tempo, ma la sua riservatezza e la sua energia non avevano mai permesso di far trasparire nulla. Erriquez, anima libera, ha lasciato a me e tutti una grande eredità che ha a che fare con il valore della leggerezza e della dignità.