– di Martina Rossato –
La sera del 15 dicembre si è tenuta su Rai 1 la finale di Sanremo Giovani. Tra i dodici finalisti c’era anche Angelica Littamè, in arte semplicemente Littamè, con il suo singolo “Cazzo avete da guardare”. Il brano, scritto da Angelica in collaborazione con Stefano Paviani e Laguna, è un inno alla libertà di essere se stessi, sempre. Il sound pop della canzone si sposa bene con qualche tocco di elettronica. Il risultato è un brano determinato ma non aggressivo, con cui Angelica vuole raccontare se stessa e la propria esperienza, perché le sue parole possano far riflettere chi le ascolta.
Ciao Angelica, come è andata la serata finale di Sanremo Giovani?
Bene, bene. Tanta tensione, ma è andata molto bene.
Immagino! Poi non solo la tensione di quella sera, ma tutto il percorso. Ti va di parlarmene?
Sì, sono stati giorni di prove su prove. Ci hanno rassicurati sul fatto che potessimo farcela tutti, anche se la tensione c’era. Sono stata fortuna a fare un sacco di prove, così da essere poi a nostro agio sul palco. Ho trovato dei compagni di avventura super tranquilli e gentili. C’era proprio un bell’ambiente! Mi sono trovata molto bene, anche se chiaramente c’è sempre molta ansia. Ad esempio Oli si è messo a scherzare, cercava di togliere un po’ di tensione, anche se è stato abbastanza impossibile. Una volta salita e scesa dal palco, ero felice come una pasqua, ma nei momenti prima bisogna respirare forte.
Ci credo, ma quindi ti sei trovata molto bene umanamente?
Assolutamente sì!
Conoscevi già di persona i tuoi compagni di avventura?
Ci siamo conosciuti quando siamo andati a Roma la settimana dopo che ci hanno detto che eravamo dentro Sanremo giovani. Prima non li avevo mai visti, è stata una conoscenza all’ultimo. Con quasi tutti il carattere è stato subito compatibile, quindi è andata molto bene. Non sono una persona difficile, cerco di relazionarmi con tutti.
Questo aiuta molto. Comunque non penso sia un mondo facilissimo cui affacciarsi.
Adesso come adesso, non vedo l’ora di continuare a lavorare, fare musica, metterci tutta me stessa. È un po’ strano, molto diverso da quello che ho vissuto in questi venticinque anni, sicuramente è un mondo particolare e molto attraente. È per questo che non vedo l’ora di entrarci al 100%. Questa esperienza è stata super positiva, spero che sarà sempre così.
Come mai dici diverso dai venticinque anni precedenti? Quali sono le tue esperienze sul palco e con la musica?
Ho sempre partecipato a molti contest, quindi sono già stata su qualche palco, ma sempre nella provincia di Padova. Magari ho cantato alle feste della scuola, ai matrimoni, ma è molto diverso. In quei contesti non devi stare attenta alle telecamere, ci sono persone che conosci e di base non ti diranno mai che non gli piaci. Dopo questa esperienza, mi rendo conto di quanto sia differente. È più facile incontrare persone a cui non piaci, te lo dicono, magari con qualche critica costruttiva.
Certo, fa parte di un processo di crescita.
Sì, adesso ho acquisito anche un po’ più di sicurezza. Già prima sapevo di potercela fare con le mie gambe, adesso mi rendo conto che quello che ho fatto vale.
Pensi che il tuo essere donna ti sia di ostacolo in questo mondo?
Io spero di no. Credo che ultimamente stiamo facendo dei passi avanti e sicuramente se ne faranno sempre di più. Non voglio entrare in chissà quali discorsi, ma penso che se sono stata messa lì non è perché sono donna, ma perché è piaciuta la mia musica e spero che continui a piacere.
Venendo al tuo singolo, è un brano bello tosto, già dal titolo. A cosa o a chi pensavi quando lo hai scritto?
A chi non lo dico [ride, ndr]. Preferisco non dirlo, ma mi riferisco sia a esperienze vissute in prima persona, sia a esperienze vissute da persone molto vicine a me. È quasi come se le avessi vissute anche io. Con questo brano volevo dire loro che non sono sole, che se hanno bisogno di aiuto io ci sono. Penso che lo abbiano capito, forte e chiaro.
Sì, è un po’ come se mettessi te stessa di fronte a tutti. In modo molto deciso, ma non aggressivo.
Assolutamente no, l’aggressività non fa parte di me.
Forse però il tono è un po’ provocatorio?
Mh, sì, può essere visto come provocatorio. In realtà, vorrei far riflettere più che provocare una reazione. Se uno ascolta il brano, vorrei che lo facesse pensare e lo facesse stare più attento a ciò che dice.
Invece dal punto di vista della musica, come è nata la canzone?
È nata prima la parte strumentale. Abbiamo lavorato io, Laguna e Stefano [Paviani, ndr] e abbiamo pensato alla musica. Laguna ha tirato fuori la linea strumentale, dopo di che abbiamo creato il testo e infine la melodia definitiva.
Suoni qualche strumento oltre a cantare?
Ho studiato un pochino di pianoforte, ma ho capito che non faceva per me. Adesso ho iniziato con la chitarra, vorrei imparare, per ora la rubo ogni tanto al mio ragazzo!
Quando hai cominciato a cantare?
Ho cominciato a cantare “seriamente” quando avevo sedici anni. Prima cantavo sotto la doccia, praticamente [ride, ndr]. A sedici anni ho preso coraggio, mi sono fatta dare una mano e ho cominciato a prendere lezioni.
Chi sono state le prime persone a darti una mano e a sostenerti?
I miei genitori, che sono sempre in prima linea. Ringrazio di averli sempre con me, per dirti mercoledì appena abbiamo cantato, erano già lì fuori che mi aspettavano a braccia aperte.
La passione per la musica viene dalla tua famiglia?
Penso di sì! Loro sono grandi ascoltatori di musica, poi mia mamma quando era giovane aveva una band con i suoi fratelli. Suonavano alle sagre di paese, mia mamma cantava e suonava la fisarmonica.
Che bella la fisarmonica, particolare! Hai mai provato a suonarla?
Sì, lei la odiava, ma era brava! Ormai non la suona quasi più nessuno, lei era una superstite poi ha mollato tutto [ride, ndr].
Quindi sei cresciuta con la musica, quali sono le tue influenze principali?
La mia prima influenza è stata Elisa. Ero ancora piccolina quando sono andata a vedere il suo primo concerto con i miei genitori. Poi Levante, Florenze and the Machine, i Coldplay, i Negramaro anche!
Su cosa stai lavorando adesso?
A gennaio ripartiremo, ho già qualche brano. Vorrei continuare a scrivere e a cantare, sto pensando a un album, ma adesso vediamo!
Adesso stai entrando nel mondo della musica, è quello che vuoi fare “da grande”?
Sì, questa cosa l’ho giusto pensata poco fa. Stavo dando una mano agli zii a fare i tortellini per Natale [ride, ndr] e ho pensato che già da piccola quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande dentro di me pensavo sempre “Voglio fare la cantante!”. Adesso che ci sono, avendo assaggiato questo mondo, ho capito che non mi sbagliavo: è proprio quello che voglio fare!