– di Giuditta Granatelli –
Claudia Maccechini, in arte Claudym, nasce a Milano nel 1993. Artista poliedrica e di talento, esprime la sua creatività tanto con la musica quanto con l’arte figurativa. Nel 2018 esce il suo primo singolo “One”, al 2020 risale il suo primo brano in italiano “La parte migliore di me”. Nel 2021 pubblica “Nightmare”, “Tempo” e infine “Limbo”, che con tono tragicomico racconta di quella fase della vita a metà tra giovinezza e piena età adulta. Le ho fatto alcune domande per approfondire il suo percorso artistico e musicale.
Cosa ne pensi di “Limbo”? Sei soddisfatta di com’è venuto fuori?
Sì, sono molto contenta, soprattutto perché è stata la prima occasione per lavorare in studio con altre persone, un’occasione di scambio e di confronto. Prima mi ero sempre approcciata in modo più intimo e solitario alla musica, scrivendo da sola in camera. Inoltre sono riuscita a esprimere quella parte di me spiritosa e ironica che poi è quella che si vede di più. Aspettavo da un po’ l’occasione per tirarla fuori, quindi è stata un’opportunità importante.
So che sei un’artista a trecentosessanta e fai anche miniature e disegni: c’è un rapporto tra la musica e queste altre forme d’arte? Hanno influenzato il tuo nuovo singolo?
Il singolo è nato da uno sfogo personale causato dall’avvicinarsi del mio compleanno ed esprime in modo tragicomico una situazione che alla fine riguarda tutti, cioè l’andare avanti con l’età e il capire a che punto della propria vita si è. Arte e musica invece erano due ambiti che fino a qualche anno fa tenevo separati ma che adesso ho scoperto potersi incontrare, come succede in parte nel videoclip per quanto riguarda lo storyboard o le illustrazioni messe sui vari frame.
Hai partecipato al MI MANCHI, com’è andata?
Anche questa è stata una bellissima occasione, molto d’impatto. È stata anche una sorta di esperienza nuova, nel senso che era tantissimo tempo che non salivo su un palco. Mi piace molto lavorare con altri musicisti, arrangiare brani, raccontare tutto di nuovo e in modi diversi. Spero che ci saranno più opportunità di fare live.
E questo tuo lato artistico ed emotivo come si è evoluto nel tempo?
È una bella domanda. Sicuramente ho capito l’importanza di questa parte creativa di me quando ho realizzato che mi aiutava a staccare dalla realtà e questo soprattutto mentre ero iscritta a scienze naturali, una facoltà molto più legata alla razionalità. Il mio rapporto con l’arte faceva da contraltare perché invece era legato più al subconscio che ad altro. Ed è così ancora adesso, infatti di solito scrivo i miei testi di getto, in modo completamente random. Addirittura a volte mi sveglio nel cuore della notte e butto giù delle cose. In quei momenti mi connetto con me stessa, tiro fuori tutto con meno fatica ed è qualcosa di speciale per me che sono una persona molto attenta, a cui piace controllare tutto.
Quindi studiavi scienze, com’è andata a finire con l’università?
Avevo scelto quel percorso di studi perché dopo il liceo artistico mi ero detta che volevo essere una persona razionale, con un lavoro stabile. Alla fine l’ho chiuso, quel capitolo, nonostante le molte fatiche e la disperazione quando mi sono trovata di fronte al terzo anno e quindi alla tesi e agli esami più difficili. È stata una palestra, mi ha insegnato che ci sono cose per cui siamo più portati, sì, ma che se ci si impegna, si persevera e si ha un metodo serio alla fine si possono ottenere dei bei risultati in qualunque ambito. Questa consapevolezza sicuramente mi è servita, anche in campo artistico.
Molto interessante. Cambiando discorso: perché nel 2020 sei passata all’italiano per i testi delle tue canzoni?
All’inizio rifiutavo l’idea di scrivere in italiano, preferivo l’inglese perché era più vicino al suono della musica che facevo. Poi ho deciso di voler provare per capire se scrivere in una lingua che non è la mia fosse una mia scelta stilistica o un modo per nascondermi, un limite. E presto mi sono resa conto che invece cantare in italiano mi piaceva di più, che era più divertente e più onesto, per certi versi. D’altronde negli ultimi anni stiamo scoprendo che la nostra lingua può essere benissimo associata a suoni internazionali, particolari; fino a poco tempo fa si sposava solo con pochi generi e pochi stili.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In questo periodo sono in studio quindi ho in programma nuova musica, e vorrei anche portare avanti i miei progetti per le esibizioni live dato che finora non ne ho fatte molte.