– di Giacomo Daneluzzo –
“Brutte compagnie” è il titolo del nuovo singolo del cantautore Filippo Uttinacci, noto con il nome d’arte Fulminacci. Il brano è stato scritto e composto interamente da Fulminacci stesso e prodotto dal duo di produttori formato da Federico Nardelli e Giordano Colombo, squadra vincente con cui l’autore ha già collaborato in precedenza.
Brano molto particolare anche per la produzione di Fulminacci, “Brutte compagnie” presenta un testo più “avvelenato” del solito: solitudine, desiderio di evitare di parlare di come si sta, dipendenza dalle sigarette, tentativi di ricercare l’ispirazione nel quotidiano, necessità della musica – o dell’arte – per “salvarsi” dalla verità dell’esistenza; questi sono i nuclei, per così dire, delle strofe, più cupe della maggior parte dei testi del cantautore.
Il ritornello completa l’opera, parlando – in modo estremamente ironico – di come siano «le stesse storte strane idee» o le «brutte compagnie» a portare l’io narrante in questa condizione, in cui «le risposte dei saggi mi buttano giù»: rispondere a quesiti esistenziali non è così semplice come vorrebbero far pensare certe figure, che magari si presentano da sole come degne di fiducia.
Un testo sicuramente forte, come solitamente sono i testi di Fulminacci, densi e ricchi di significato. I molteplici riferimenti alla musica pop potrebbero essere intesi come un modo per distaccarsi dal mondo del pop, del commerciale, ma anche per parodiare questo panorama, con la consapevolezza, però, di farne in qualche modo parte, ma anche come un tentativo di alleggerire l’atmosfera evocata dalla canzone.
“Brutte compagnie”, per il testo abbastanza cupo (ma comunque messo in musica in modo “leggero”, allegro e ironico) e per le sonorità, appare decisamente come un perfetto esempio di anti-pop, che riprende il pop commerciale e radiofonico nella scrittura, nella musica e nel modo di cantare e lo “corrompe“, lo “ribalta”: se il pop italiano di oggi fosse una fotografia, “Brutte compagnie” di Fulminacci sarebbe il suo negativo.
Dal punto di vista della base musicale, l’ottimo lavoro congiunto di Fulminacci come compositore e dei due produttori porta a un risultato davvero notevole: la base di “Brutte compagnie” è davvero interessante. Tra chitarre acustiche ed elettriche, bassi, tastiere e sintetizzatori che fanno decisamente la loro parte (in particolare sono degne di nota le linee di basso, molto molto ben fatte), disegnando un’atmosfera pop rock, arriva una sorta di colpo di genio: una sorta di strano glockenspiel che suona una melodia “spostata” rispetto a quella della voce: suona leggermente fuori chiave, ma s’inserisce così bene nell’affresco che, in particolare dopo più ascolti, risulta un azzardo intelligente, una scommessa assolutamente vinta della produzione.
L’intento anti-pop del brano trova la sua conferma nel videoclip, uscito oggi sul canale dell’etichetta di Fulminacci Maciste Dischi, un bianco e nero di ambientazione western diretto da Danilo Bubani e con la voce fuori campo di Mino Caprio a introdurre il tutto e a portare a termine il film: qualcosa di assolutamente fuori dal tempo, anti-contemporaneo e anti-commerciale, ma allo stesso tempo perfetto per delineare un’ambientazione spiazzante ed efficace. Che dire, il bello di Fulminacci è che ha talento e non assomiglia a nessuno.