– di Martina Antinoro –
Lo scorso 5 novembre è uscito “Come”, il nuovo EP del gruppo chiamato Rebel Bit, reduce da una partecipazione a Italia’s Got Talent, con alle spalle un disco intitolato “Paper Flights” (2018) e ben cinque nomination ai Contemporary A Cappella Recording Awards di Boston e altre cinque nomination agli A Cappella Video Awards di Los Angeles. Dall’EP è stato estratto il singolo “Toccaterra”, di cui è stato realizzato un videoclip, rivisitazione dell’originale della giovane cantautrice toscana Emma Nolde – che abbiamo intervistato qui.
“Come”, da leggere a discrezione di chi ascolta come una parola inglese o italiana, è un EP composto da quattro cover – “Toccaterra”, “Trusty and True”, “Vince chi molla” e “Walk on Water” – e due brani intediti – “Not a Fairytale” e “Scatto lento” – con l’obiettivo di portare l’ascoltatore in un nuovo immaginario tra vocalità ed elettronica attraverso un raffinato tessuto sonoro. Li abbiamo intervistati per parlare del loro progetto ed ecco che cosa ci hanno raccontato.
“Come” è uscito il 5 novembre: qual è stato il feedback del vostro pubblico?
Il 7 novembre abbiamo fatto un evento di presentazione in uno studio qui in Piemonte: abbiamo chiamato una cinquantina di persone selezionate e abbiamo fatto sentire i brani che erano usciti due giorni prima. È stato un bellissimo riscontro, perché avere delle persone davanti ti permette di vedere il volto, il viso, e ti fa rendere conto di star andando nella direzione giusta.
Abbiamo un passato a partire dal quale sappiamo dove indirizzarci: usiamo le nostre quattro voci per la musica vocale e siamo supportati dalla musica elettronica; si tratta, dunque, di un progetto molto particolare. Novembre è stato un mese di rinascita anche perché siamo riusciti a fare un po’ di date live. I riscontri sono stati positivi e anche su Spotify non stiamo andando affatto male. Siamo molto contenti!
Com’è stato tornare a esibirvi davanti a un pubblico?
Tornare sul palco, vedere le persone sorridenti, poter raccontare… Era una roba che ci mancava tantissimo, è innegabile. Specialmente quando si è scelto di chiudere tutto a causa della pandemia e la parte culturale è stata messa in disparte, ma anche giustamente, perché erano eventi che vedevano molte persone. Però riportare la musica sul palco per noi è stata una boccata d’ossigeno: fa parte della nostra vita, è quello che facciamo, non possiamo farne a meno.
Prima dell’inizio della pandemia, nel 2018, avete pubblicato “Paper Flights”: che cos’è cambiato da quell’album a “Come”?
Abbiamo pubblicato “Paper Flights” dopo un anno e mezzo di progettazione: è uno spettacolo musical-teatrale con all’interno dei monologhi preregistrati, delle proiezioni visual e ovviamente la nostra musica vocale, supportata dall’elettronica. Abbiamo pubblicato il disco fisico, all’interno del quale si trovano anche i monologhi.
Per “Paper Flights” abbiamo preso ispirazione da Il piccolo principe: noi eravamo quattro personaggi che rappresentavano quattro emozioni. “Come” ci ha fatto prendere un’altra strada: questo album vuole raccontare il cambiamento che c’è stato all’interno delle vite di ognuno; la più grande novità per noi è stata l’aumento della possibilità di lavorare con la musica elettronica, grazie soprattutto al lavoro che abbiamo fatto con il nostro sound designer Andrea Trona: ci ha permesso di creare quadri, storie sonore, che vogliono appunto richiamare il cambiamento.
Il titolo, “Come” può essere letto sia in italiano che in inglese. Perché questa scelta? Qual è l’opzione più adatta a descriverlo?
La lettura italiana – ˈkome – prende ispirazione dal singolo di Emma Nolde “Toccaterra”, che è anche il brano che dà il titolo al suo disco. Nel ritornello canta: «Provassi solo a dirmi come / Il dolce per me non ha sapore», frase legata a un cambiamento emotivo. Nella parte parlata dice: «Il mio armadio non capisce perché cambi in così poco tempo, ma continua a farlo» e ci ha sviluppare il concept intorno all’EP. Cii è sembrato appropriato chiamarlo “Come” anche per “giustificare” questo brano: Emma Nolde è una cantautrice giovanissima che, per noi, è stata una manna dal cielo.
La lettura in inglese – ˈkʌm – invece richiama il testo del pezzo di Damien Rice “Trusty and True”: si tratta di un pezzo interessante, che parla degli affetti. In questo caso vi è sempre un cambiamento, ma oltre che in riferimento alla persona che lo mette in atto è in riferimento anche a coloro che vogliono seguire questo cambiamento, questa crescita. Non riuscendo a scegliere tra le due letture le abbiamo scelte entrambe.
La cover di “Toccaterra”, il brano di Emma Nolde, apre il vostro album ed è anche il brano che avete scelto per lanciare “Come”: cosa avete trovato in questo brano di diverso rispetto agli altri, tanto da volergli dare questa rilevanza?
Il motivo principale di questa scelta è che nel gruppo siamo in cinque, di cui una donna, ed è stata proprio lei a farci notare che il mondo del cantautorato italiano è fatto per il 90% da uomini. Quindi perché non cercare un riferimento femminile? Ci siamo messi a cercare e abbiamo trovato “Toccaterra”. È stato amore a primo ascolto: un po’ perché lei ha questa voce particolare, molto rotonda, molto dolce, un po’ perché il testo è pazzesco, è profondo e ben strutturato, ma soprattutto perfetto per il messaggio che vogliamo lanciare. Quando abbiamo incontrato questo brano abbiamo detto: «Non possiamo non metterlo!».
Leggendo delle cinque nomination agli A Cappella Video Awards (oltre alle cinque nomination ai Contemporary A Cappella Recording Awards) immagino che i videoclip abbiano molta importanza per il vostro progetto. Il videoclip di “Toccaterra” è molto intimo; cosa lo rende speciale?
Abbiamo registrato questo video nel Rima Maja Recording Studio, qui in Piemonte, a Cuneo, perché questo luogo pieno di legno ci dava un’idea di caldo e di avvolgente. Per quanto riguarda i videoclip, i riconoscimenti che abbiamo avuto all’estero sono stati per noi un’iniezione di fiducia pazzesca. La possibilità di registrare video che possano fondersi completamente alla musica per noi è sinonimo di qualità, ci piace dare un’immagine lineare con quello che è poi il brano in questione. Il merito è di Giacomo Siciliani, un giovanissimo videomaker di Roma che ci segue da quando siamo nati, nel 2017, e si occupa di dare un’immagine visuale alla musica cantata.
“Come” è composto da quattro cover e due inediti: cosa vi ha spinto a voler dare spazio alle canzoni di altri artisti? Ma soprattutto, dal momento che la vocalità è il vostro punto di forza, cosa pensate di essere riusciti a dare a questi brani?
La vocalità è il nostro punto di forza e il riarrangiare i brani è una sfida ogni volta: conoscerci da tanti anni ci ha aiutato a trovare arrangiamenti adatti alle nostre voci. Abbiamo passato molto tempo a cantare cover, anche perché ci piace dare una nostra voce alla musica, ma per questo album abbiamo scelto di inserire brani originali: essendo artisti abbiamo voluto mandare dei nostri messaggi. Oltre ai brani di cui abbiamo già parlato, abbiamo inserito la cover di “Walk on Water” che è un brano molto rock e per questo è stata anche una sfida aggiungere l’elettronica. L’altra nostra scelta è andata su “Vince chi molla”, un brano di Niccolò Fabi, che è l’artista italiano che più collima con la nostra idea musicale, ed infatti abbiamo inserito questa canzone, molto triste, che però riesce a dare una visione diversa sul cambiamento: a volte cambiare vuol dire lasciar andare.
Invece “Scatto lento” e “Not a Fairytale” sono i vostri due inediti.
Questi due inediti sono nati prima di tutto con la voglia di inserire brani originali, perché alla fine dei conti riuscire a creare un proprio linguaggio è un valore aggiunto. Per scrivere i due brani ci siamo rifugiati nelle montagne cuneesi per tre giorni interi, perché volevamo chiuderci nel nostro mondo di scrittura. Su “Scatto lento” l’idea era quella di usare la parola «riflesso» e abbiamo trovato tutte le connotazioni possibili di questa parola. Ci è venuta subito l’idea del riflettersi su uno specchio e da lì è nata la visione di una persona che si alza al mattino e va al lavoro, nella sua routine, senza rendersi conto che la stessa persona è un riflesso di sé, ma è anche un riflesso di come sta e delle persone che incontra. “Not a Fairytale” racconta la storia delle fate scese sulla terra per abitare i boschi, ma abbiamo voluto dare una visione della magia riprendendo anche l’immagine del soffione. La leggenda narra che le fate, per sfuggire all’ira dell’essere umano, si siano reincarnate nel soffione. Abbiamo deciso di riprendere quest’idea e trasportarla in un brano che richiamasse il passato della fate, dando al pezzo questa sorta di ambiente magico, tanto che si sente quasi il bosco, attorno a questo brano.
Domanda secca: qual è la traccia a cui siete più legati?
Sicuramente “Not a Fairytale”, anche perché creare questo brano è stato un lavoro creativo molto emozionante. E poi quando porti qualcosa di veramente tuo fino in fondo il risultato è un prodotto che veramente ti riempie il cuore.
È di quest’anno la vostra partecipazione ad Italia’s Got Talent, che esperienza è stata?
È stata una delle esperienze più formative in assoluto, per moltissimi motivi. Il primo è che non eravamo mai stati in TV, quindi arrivare in uno studio così grande e organizzato ci ha fatto molto piacere. In più, appunto, non essere mai stati sul grande schermo ci ha dato una botta di adrenalina impressionante, anche perché la televisione ti dà molta più credibilità. Ci siamo preparati per più di un mese a quest’esperienza, consapevoli che la TV dà tanto quanto può togliere.