– di Michela Moramarco –
Sanlevigo è il nome di una band alternative rock nata nel 2017 a Roma. Oggi la band pubblica il suo album d’esordio, dal titolo “Un giorno all’alba”. Precisamente, si tratta di un concept-album composto da 13 tracce, unite da un filo rosso che si potrebbe identificare con il tema del ricordo e del rimpianto. Ma la storia raccontata da questo album è più articolata di come sembra. Di seguito si prova a darne qualche tratto fondamentale.
Innanzitutto, una band che propone un concept-album così elaborato e ricercato sia nei suoni che nei testi, probabilmente è cosa sempre più rara. Se si pensa che si tratta di un esordio, la questione si fa sempre più encomiabile. Dunque, segue una narrazione impostata su un climax discendente. Si parte con la tematica del ricordo, impregnata di malinconia, per arrivare al rimpianto e ad una conseguente rassegnazione. Si approda quindi a intense riflessioni sul destino e sulla relativa necessità dello stesso.
Il tema della memoria, da cui l’album dei Sanlevigo prende le mosse, parte proprio con “Il fondo dei ricordi”, traccia narrativa, che lascia che l’ascoltator entri nell’atmosfera di suggestione creata dall’entità del passato.
La paura di soffocare in un luogo che non è l’altrove in cui ci si vorrebbe trovare, invece, trova spazio nella traccia “Le mie ombre”. Il brano sembra riferirsi a quella sensazione di vuoto nel cuore che suggerisce che non ci si trova nel posto giusto. Allora il brano vuole suggerire di non smettere di credere in una possibile liberazione dalle ombre del passato, anche se sembra di star soffocando.
L’esplosione del tema della memoria e del rimpianto, soprattutto amoroso, esplode nella traccia che avevamo già sentito. “Mille fiori” è il titolo del brano che potrebbe essere considerato il manifesto di questo album, poiché l’immagine dei mille fiori potrebbe essere metafora dei sentimenti degli esseri umani. L’idea che la persona amata possa ridere con qualcun altro crea sentimenti contrastanti, ben espressi in questo brano molto potente della band Sanlevigo.
Il ricordo di un amore finito evolve in un intermezzo dal titolo programmatico “In nessun luogo, ovunque”, che indica proprio quella ricerca strenua di segnali di un amore passato che sembra essere persa in nessun luogo, ma in realtà accompagna l’individuo praticamente ovunque.
E così l’evoluzione dell’individuo continua con “Un pugnale nel cuore”, il brano più rock dell’album, probabilmente. Si apre con un’eco pavesiana e continua con una poetica complessa e poliedrica.
Si approda quindi alla traccia dal titolo “Nei panni sporchi di Venere”, il primo singolo estratto dell’album, che racconta una instancabile riflessione sul tempo e sul destino di un amore. Quindi la soluzione sembrerà quella di “Perdersi”, brano con espliciti, o quasi, riferimenti a Shakespeare, particolare perché caratterizzato da due cambi di tempo. Con un’attitudine spiccatamente alt-rock, la poetica di questo album prosegue, perdendosi in “Destini diversi”, fino ai bagliori dei brani conclusivi, che esplodono definitivamente nel brano ultimo, ovvero “Origami (Ballata dei giorni persi)”. In questo lampo finale, quasi un’oscillazione sonora, il narratore si fa onnisciente, a raccontare una storia che si rivolge alla persona amata. Si può dire che l’album si suggella come altrimenti non avrebbe potuto fare: con una catarsi di tutto il percorso eseguito per nascondersi dai demoni, una liberazione dai ricordi e dalle lacrime.
Questo album, pieno di chitare distorte e di un’inequivocabile ricerca sonora strizza l’occhio soprattutto a un panorama alt-rock internazionale. Il concept-album dei Sanlevigo potrebbe essere letto come un romanzo di formazione, ovvero un romanzo in cui il protagonista ripercorre il suo passato, non senza dolore, ma cerca di liberarsi dal peso dello stesso.
Un’evoluzione umana e sicuramente artistica fa da sfondo a tutto il tappeto narrativo e sonoro. E quindi arriva un nuovo giorno, il bagliore di una nuova mattina e finalmente “Un giorno all’alba” trova la sua completa espressione ed espressività.