Decisamente un progetto trasgressivo, dove a questa parola fin troppo abusata si associa l’anormalità che rompe il consueto ed il politicamente corretto. Mariana Mona Oliboni, Marzia Stano, Poppy Pellegrini. All’anagrafe discografica sono le FUCKSIA, che già dal nome cercano di prendersi gioco delle parole e del loro conformismo. Esce “Twelve” un Ep di 6 brani a cavallo tra le intenzioni punk e il glamour eccentrico di un pop futurista. Canzoni che sfidano il perbenismo e che forse osano meno di quel che avrebbero potuto, forse ricadendo ancora una volta dentro le dinamiche del lecito. Il sesso, la libertà dell’identificazione, l’emancipazione personale che passa verso lotte quotidiane contro paure, contro i rapporti umani, contro l’accettazione. C’è davvero tanto dentro questo primo lavoro delle Fucksia. Davvero tanto…
Decisamente un disco trasgressivo. Lo è molto nelle intenzioni estetiche, forse meno nel suono. Mi sarei atteso di più… secondo voi?
Nel 2021 dopo avanguardie e post avanguardie l’unica trasgressione che una band potrebbe ancora agire sarebbe quella di pubblicare un disco muto, il silenzio. Ma dopo due anni di pandemia e dopo secoli di oppressione delle donne non è certo questo il momento di restare in silenzio. Per comprendere meglio le FUCKSIA posso solo consigliarti di osservare il nostro progetto da un’altra angolazione. Il piano formale ed estetico è solo una delle nostre facce e non può essere slegato dalla sua funzione. La nostra musica è un intruglio di tribalismo meccanico, di metriche semplici, filastrocche e melodie riproducibili come mantra, la rudezza di alcuni suoni sono parte del messaggio che ci interessa comunicare, che in Twelve è l’autodeterminazione e la liberazione dei nostri corpi dalle catene del patriarcato. La centralità del tema del corpo in questo disco è fondamentale e riguarda la capacità di provare piacere e dolore, di dare voce al desiderio, di liberarsi dalle paure che ci bloccano, di porre fine alle inquisizioni morali e materiali che molte donne subiscono ancora oggi e intendiamo farlo attraverso i testi, la musica e la danza, quest’ultima potente strumento di liberazione di pulsioni che celiamo in profondità.
Ricorrono parole importanti oggi. Vi definite orgogliosamente queer… che significa per voi?
Significa che non amiamo le etichette, queer è una definizione usata da chi disdegna le definizioni fisse rigide che riguardano il genere e l’orientamento sessuale. Ma questa parola potrebbe anche essere declinata nell’ambito musicale, a noi piace la contaminazione di generi.
Ma sfoggiare un’estetica del corpo così in preda alla trasgressione e all’eros, alla fine non si finisce ugualmente a strumentalizzarlo ai fini di visibilità e attenzione pubblica? Cosa che mi pare abbiate ampiamente condannato…
Mi preme svelare che noi non siamo in preda a nulla se non all’euforia di essere noi stesse, posta così la tua frase sembra collocarci in una posizione molto passiva. Tutt’altro, noi autodeterminiamo il nostro corpo in ogni più piccolo aspetto della sua rappresentazione. “Fare scandalo è un diritto, essere scandalo è un piacere” diceva Pasolini. Noi aggiungiamo che “Il corpo è mio e me lo gestisco io” e se qualcuno nel guardare il petto villoso di un cantante rock o le gambe scoperte di una dj ci vede solo un’oggetto sessuale o uno strumento di pubblicità, quasi sicuramente è egli stesso preda del pensiero patriarcale che purtroppo domina la mentalità di molti uomini e ancora molte donne.
Parliamo del suono di questo disco: ispirazioni e origini? Dall’Italia cosa arriva? Penso assai poco o sbaglio?
Non sbagli, ci ispiriamo prevalentemente ad esperienze sonore nord europee, The Knife, Royksopp, Fever Ray, Moderat, Apparat, Peaches…
E parliamo anche di questi 12 mesi di gestazione. La pandemia come ha influito sulla produzione e sulle scelte?
La pandemia ha ucciso relazioni, persone, abitudini. Ma ha anche fatto nascere tante cose, idee, consapevolezza e nuove esperienze. Fucksia è stata la nostra terapia, ci ha aiutate in quei 12 mesi a reggere lo shock di un lutto molto doloroso, in particolare per Mari; ci ha aiutate a non sprofondare in depressione e apatia, ci ha restituito una visione comune.