Spesso pensiamo ai musicisti come persone che nella vita fanno appunto solo quello: suonare, scrivere canzoni e girare il mondo (o l’Italia) in tour. Mentre questo è certamente vero per un ristretto numero di fortunati artisti popolari, la maggior parte dei musicisti, spesso anche di band considerate “famose”, per arrivare come si suol dire a fine mese sono costrette a fare anche un altro lavoro, quello che “paga le bollette”. In questa rubrica andiamo a curiosare in quest’aspetto spesso poco considerato, chiedendo ad alcuni artisti del panorama italiano di raccontarci la loro vita lavorativa extramusicale.
Moderno è un cantautore romano, che a inizio 2021 ha pubblicato il suo album d’esordio “Storia di un occidentale”. Il disco è una sorta di concept album che vuole ironizzare sulla cultura occidentale di cui l’artista stesso fa parte, la quale si ritiene l’unica fonte di civiltà e ha la pretesa imporre i suoi valori all’intero pianeta. Non sorprende forse, date le premesse, che nella vita di tutti i giorni Moderno faccia il professore di filosofia nei licei romani.
Ciao Federico! In cosa consiste il tuo lavoro?
Quando non suono, faccio l’insegnante di filosofia e storia nei licei, quindi cerco di dare il mio contributo per l’abbattimento dell’ignoranza nelle nuove generazioni. Ovviamente sì, anch’io interrogo, sgrido, metto note, ma soprattutto mi faccio ispirare dall’energia dei ragazzi; anzi, cerco di fomentarla. Soprattutto cerco di trasmettere loro il coraggio di cambiare le cose, visto che solo loro possono farlo.
Come sei arrivato in questa posizione e come la concili con la tua attività musicale?
Sono sette anni che aspetto il concorso per diventare docente di ruolo, ma di questo concorso-promesso e bandito da tempo immemore- non si ha ancora traccia. Per questo motivo ho iniziato a lavorare in una scuola paritaria e negli ultimi due anni ho ottenuto delle supplenze in scuole pubbliche. Questo lavoro per fortuna mi permette di avere una buona dose di tempo libero per dedicarmi alle canzoni, ai concerti e alla promozione.
Pensi che la tua professione abbia qualche influenza sul tuo modo di suonare e di fare musica?
Assolutamente sì. Spesso chi mi ascolta sente l’impronta filosofica nei testi, inoltre la magia e la sfrontatezza che sta nelle parole e nel pensiero dei ragazzi sono una fonte di ispirazione per me. Molte volte da discorsi venuti fuori a lezione possono benissimo nascere testi. Chissà, magari un giorno metterò insieme tutte le perle dei miei studenti in una canzone ad hoc.
Hai qualche aneddoto o storia curiosa da raccontarci legata al tuo lavoro extramusicale?
Al mio primo consiglio di classe, per la prima volta insieme ai miei nuovi colleghi, emerge una presunta storia d’amore clandestina tra due docenti, entrambi sposati. Uno di loro perde completamente il controllo, esprimendosi nel dialetto strettissimo delle sue parti, si alza e lancia al preside un foglio contenente una lettera dal contenuto segreto e rivelatorio. Sembrava un episodio di una nuova fiction, School in Love…
Come vedi le prospettive future nel tuo ambito?
Prevedo di aspettare ancora un po’ prima di avere una stabilità in questo campo, ma anche nella musica le cose non vanno molto diversamente, quindi non resta che pedalare e impegnarsi ogni giorno nel tirare fuori il meglio dai ragazzi, ma soprattutto da me stesso. Dal me “prof” e dal me “cantautore”.
“Storia di un occidentale” è disponibile in streaming su Spotify e su tutte le principali piattaforme di streaming.