– di Yna –
Venerdì 15 ottobre il cantautore romano Leo Pari ha fatto uscire un nuovo EP, tutto particolare, tutto nuovo, tutto diverso: si chiama “Live at Jedi Sound”, quattro brani estrapolati da “Stelle Forever” e rivisitati in chiave live. Le canzoni realizzate seguendo questo approccio hanno tutto un altro sapore, e ci fanno pensare a quanto la musica suonata sia una parte fondamentale della musica e complementare a quella prodotta in studio.
Abbiamo intervistato Leo Pari per sapere di più del suo nuovo itinerario di questo viaggio.
“Live at Jedi Sound Studio”. Il Jedi Sound Studio è un po’ un punto di riferimento per la musica qui a Roma. Com’è nata questa collaborazione?
Il Jedi Sound è una comunità di artisti molto figa, con vari tipi di realtà e musicisti al suo interno. È un posto dove mi sento sempre a casa, da sempre. L’EP è stato realizzato da Matteo Domenichelli al basso e al synth, Simone Guzzino alla chitarra e alle tastiere e Francesco Aprili alla batteria.
Avevo molta voglia di suonare con una band. Ho avuto l’occasione di incontrarmi con questi musicisti meravigliosi che lavorano in questa cerchia del Jedi Sound; così abbiamo fatto una session e abbiamo provato i miei brani. È stato fighissimo, io ero tornato la mattina stessa da Ibiza e il pomeriggio eravamo già in studio e li abbiamo registrati. Abbiamo fatto una serie di brani, questi quattro sono quelli che abbiamo scelto e pubblicato.
Un’uscita sicuramente particolare, che ci permette di avvicinaci maggiormente al mondo dell’artista e al senso di “Stelle Forever”, concept album di dieci tracce che ruotano attorno all’universo femminile.
“Stelle Forever” è una costellazione di brani che seguono un unico discorso. Come mai hai scelto di pubblicare questi quattro brani?
Mi andava di dare una luce diversa ad alcuni brani di “Stelle Forever”; una versione più sentita, più intima, suonata live con la band piuttosto che in studio – che ha sempre il suo senso, però era bello vederli in una chiave diversa. Tra l’altro a breve ci saranno anche dei concerti, perciò è stata la giusta occasione per riprendere un po’ la mano.
Con questo EP Leo Pari continua il discorso della sua ultima uscita seguendo alcune tracce del suo disco, senza mai distaccarsene, ma traendone nuova linfa. Lontane dal tipico sound anni Ottanta che caratterizza il disco, le tracce hanno una forma più intima, vicina, tanto che possiamo quasi toccarle e immaginarcele suonate a un concerto.
In “Piazza Bologna” dici: «Non posso ritornare ad avere vent’anni, ma mi ricordo esattamente com’era, com’è». Quanto e come si è evoluto Leo Pari, nel suo “tempo musicale”?
Ho cercato abbastanza nella musica, in tutto questo tempo ho imparato a fare delle rinunce: in una canzone non puoi sempre metterci tutto. Questa è una piccola saggezza che ho ricavato in vent’anni e passa di attività. Anche nella vita vale la stessa regola, è sempre una questione di scelte. In un brano, chiaramente, non puoi mettere pianoforti, violini e chitarre, ma è opportuno districarsi sempre tra le varie opportunità e i tipi di sound che ogni strumento può realizzare. Ogni strumento ha le sue particolarità e peculiarità.
Cantare in questa versione live queste quattro canzoni mi ha emozionato in maniera diversa e non vedo l’ora di tornare a suonare dal vivo.
La musica live deve ricominciare a essere un canone di bellezza, speriamo di tornare presto a pieno regime. Secondo te il pubblico si sta disabituando a vedere concerti? Quali sono i tuoi prossimi live?
No, seconod me il pubblico ha una gran voglia di vedere e di vivere i concerti. C’è molta voglia di musica dal vivo, di qualsiasi genere. A tal proposito le mie prossime date confermate sono l’11 novembre a Milano, all’ARCI Bellezza, e il 13 novembre a Roma, al Largo Venue, in entrambi i casi insieme alla band.