– di Naomi Roccamo,
Michela Moramarco
e Giacomo Daneluzzo –
Nella cornice del MEI 2021 abbiamo incontrato molti artisti, ma anche tecnici, addetti ai lavori. Tra i protagonisti della scena indipendente che abbiamo intervistato ci sono Mèsa, Avincola, Ground’s Oranges, Leonardo Angelucci e Letizia Beate; oggi vi proponiamo tre interviste accorpate in un solo articolo, di tre artisti che si sono esibiti sul Palco Giovani e con cui abbiamo scambiato quattro chiacchiere.
Ecco che cosa ci hanno raccontato!
LE CANZONI GIUSTE
– di Naomi Roccamo –
Siamo qui con Bruno e Flavio de Le Canzoni Giuste. Una curiosità: da dove viene il vostro nome? Perché pensate di fare delle “canzoni giuste”?
Non è tanto sul fare delle canzoni giuste, è che ce lo siamo sempre detti che un momento è segnato da una canzone, quindi un momento giusto è correlato a una canzone giusta, per i musicisti ma anche per ogni persona. La versione ufficiale è che le nostre canzoni sono quelle che avrebbero dovuto scambiarsi Elisa e Calcutta per far nascere un amore.
Prima vi ho sentiti dire che venite da Pescara, ma in realtà non è vero.
Veniamo dalla provincia ma anche da altre regioni: c’è chi viene dalla Calabria, dalla Puglia…
Quindi vi siete conosciuti a Pescara, ma com’è stato conoscervi e trovarvi a suonare insieme con queste diverse provenienze?
Dipende. In realtà quando ci siamo trovati c’era già una dimensione di città abbastanza grande, non più di provincia. Sono rimasto sorpreso perché a livello di fermento artistico e musicale a Pescara abbiamo trovato una bellissima situazione, anche se ci sono molte cose che si potrebbero migliorare. Come in qualsiasi altra città, però. Ci sono pro e contro, ma l’importante è che Pescara è stato il punto d’incontro tra di noi: abbiamo iniziato a suonare insieme e abbiamo proseguito questa strada. Ci bastano due metri per due per suonare e a noi va bene
Avete annunciato che presto arriveranno delle sorprese o nient’altro.
Dobbiamo fare la presentazione ufficiale, ma abbiamo lavorato, oltre che sul nostro nuovo album “Felici e Contenti”, anche su qualche altra chicca, come il nostro gioco da tavolo. Abbiamo lavorato su qualcosa di multimediale, costruendo e realizzando un gioco da tavolo basato sulla storia del nostro album. Sul nostro sito c’è già il pre-save.
SANTAMARYA
– di Michela Moramarco –
Iniziamo parlando del vostro EP, “Nessuno ricorda niente”: questo titolo è perfetto per me.
Non ti ricordi l’EP o non ti ricordi niente in generale?
Assolutamente niente, nella vita, in generale. Ad ogni modo, com’è nato quest’EP?
L’EP è nato negli ultimi tre anni. Avremmo voluto accelerare i tempi e fare una cosa un po’ più grande, ma con quello che è successo abbiamo dovuto rivedere i nostri piani. Abbiamo anche dell’altro materiale, su cui stiamo lavorando e che dovrebbe entrare in un disco. Comunque l’EP è andato bene, è stato carino farlo e presentarlo; è stato recensito anche positivamente, quindi siamo contenti.
La vostra musica è molto sognante, onirica. Quali sono i temi di quest’EP?
Sì, proviamo a fare delle cose oniriche. Il lockdown l’abbiamo passato in provincia e la provincia per tanti aspetti è più onirica della città. Noi stiamo tra Roma e la Tuscia, quindi l’EP parla del rapporto tra la provincia e la città. Amori che vanno e vengono, storie quotidiane di provincia in rapporto alla città.
Com’è suonare di nuovo al MEI?
È stato bello! Abbiamo suonato di giorno, con gli occhiali da sole – e senza la pioggia. Dopo il premio dell’anno scorso ci tenevamo a tornare. Quindi grazie al MEI per l’ospitalità.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Abbiamo in mente di pubblicare il nostro primo disco, dopo quest’EP. Ora cercheremo di capire come muoverci: il materiale ce l’abbiamo già, nei prossimi mesi sicuramente qualcosa accadrà. Vi terremo aggiornati.
GALIL3O
– di Giacomo Daneluzzo –
Ciao Galil3o, hai appena suonato: come va?
Molto bene, grazie. Siamo appena scesi dal palco, quindi va benissimo!
Non è la prima volta che vieni al MEI, giusto?
Giusto, giusto, è la seconda.
E ci sono delle differenze rispetto a due anni fa?
Sì, ci sono delle differenze sostanziali. L’altra volta avevo presentato un singolo che era uscito, “Termini”, ed ero venuto a suonare, semplicemente, con chitarra e voce. Invece questa volta ho presentato un altro singolo, uscito lo scorso 29 settembre, che s’intitola “Quasi mai”, che suoniamo per la prima volta qui. E per l’occasione ho portato con me una chitarrista di livello, biondissima, bellissima e bravissima, Cristiana Della Vecchia, che mi ha accompagnato. Abbiamo suonato questi tre singoli, che sono il preludio del lancio del mio prossimo disco, che uscirà in autunno, verso novembre.
Prima eri più in una dimensione più da cantautore “vecchio stile”, chitarra e voce, mentre adesso c’è forse una struttura più elaborata dietro al tuo progetto. Che differenza porta come modalità di esibirsi?
Allora, intanto non abbandono il cantautorato classico, a cui sono sempre molto legato. Avevo voglia di suoni un po’ diversi che accompagnassero la mia voce. Sono cresciuto con la chitarra e la voce, anche nei miei progetti precedenti, volevo dei suoni diversi. Fortunatamente ho trovato Cristiana che era disposta ad accompagnarmi, ma il concetto dietro al mio progetto è sempre lo stesso. Però sto anche cercando di mettere su una band femminile, sto cercando di fare delle cose un po’ diverse dal solito. Adesso abbiamo fatto un mini-live per la presentazione dei singoli precedenti, è stato molto diverso da ciò a cui ero abituato, perché c’erano due tastiere e la voce.
Quindi stai recuperando la dimensione band, visto che prima suonavi in un gruppo.
Sì, io suonavo con gli FSH, ma poi abbiamo deciso di scioglierlo e di proseguire il nostro percorso da solisti. Io rimango sempre Galil3o, ci sarà però una band che mi accompagna.